Il compagno D’Alema che appare solo quando serve una “forma politica”

L'ex premier e ministro dell'era Ds si è fatto vedere alla manifestazione con Schlein ed ha fatto aperte fusa al campo largo

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

In principio fu Il Migliore, poi i comunisti buonanime loro dovettero sciropparsi il “meno peggio”. O “baffino di ferro”, come lo chiamava Pansa oppure Leader Maximo, come lo appellava qualcuno in vena di mettere a crasi castrismo e nome di Massimo D’Alema. Nomignoli a parte – tutti azzeccatissimi – la presenza dell’ex premier e leader “post” comunista al corteo della Cgil di Roma ed al fianco di Elly Schlein ha assunto da subito i toni didattici di un’uscita con l’evidenziatore.

Per sottolineare che sì, il Pd oggi va bene (o non malissimo come in passato) ma se non usa questa sua skill per cementare altre forze allora resterà solo bello, ma non ballerà. Un po’ come il Pd frusinate che si appresta ad eleggere il suo nuovo Segretario (o rinnovare quello uscente), dando il via all’era post Luca Fantini.

Il testamento politico di Fantini

Che nel lasciare la carica tra l’altro ha detto: “Ho sempre guidato il Partito con l’impegno di onorare quel mandato unitario che mi era stato conferito quattro anni fa. Non è stato sempre facile, ma non abbiamo mai perso di vista l’importanza del valore dell’unità, che ci rende forti e credibili”.

E neanche oggi è facile, con un Pd provinciale che per arrivare ad una sessione nel 2025 con tutto il crisma completo di una pluralità che è più croce che delizia in questi giorni sta mettendo in piedi un soave scannatoio inside. Anche nel varare la Commissione che dovrà regimentare l’elezione del nuovo rappresentante di vertice frusinate si è usato l’evidenziatore.

Quello di divisioni che, al netto dei numeri, ancora “ammalano benevolmente” le correnti (guai a chiamarle così, ma quelle sono) di Area Dem, di Rete Democratica, di Base Riformista e della zona Schlein in purezza. Quattro punti senza ancora un poker, in pratica.

Fighi sì, ma anche aggreganti

Maurizio Landini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Qual è il sunto? Semplice e terribile, e “Baffino” è venuto a ricordarlo ad Elly “a casa” di Maurizio Landini: non basta essere fighi, bisogna essere aggreganti, fuori e dentro dal Partito. Ora, se il dentro è un problema che si può mascherare con l’onnipresente “dialettica”, totem di democrazia in purezza che non lo tocchi neanche quando è farlocco e dice solo che ci sono gruppi che si stanno azzannando alla gola, l’inside è diverso.

E’ più stringente perché lì puoi invocare solo il funzionalismo cinico che D’Alema ebbe già in tempi non sospetti. E lì, sul fronte esterno, il funzionalismo porta dritto a Giuseppe Conte ed al suo “new” M5s, mondato dalle fronde grilline, più poverello in percentili ma determinante per battere le destre.

Dalla Direzione provinciale ciociara a quella nazionale il passo non è brevissimo, ma c’è una liaison, quella dei ritardi. Nel trovare la quadra per i frusinati e dei treni per la Segretaria, che la sua di Direzione l’aveva chiusa in ritardo a causa dello sciopero dei trasporti. E che in piazza a Roma si è ritrovata Massimo D’Alema in corteo perché la Legge di Murphy in certi casi è Bibbia. Il Foglio ne ha fatto un cameo, dell’epifania di “Baffino”.

Meno Landini e più Schlein-Conte

Elly Schlein e Giuseppe Conte a Firenze (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Così: “Coperto in un cappotto grigio, Hogan nere ai piedi e mani in tasca, nascosto in mezzo alla folla sindacale c’è proprio lui, Massimo D’Alema. Che si è schernito in ordine alla sua presenza tra le truppe landiniane, ma non troppo. “Macché, sono solo un vecchio militante che ogni tanto viene preso dalla nostalgia, ma non me ne sono mica mai andato. Io ho già dato, ora tocca a quei ragazzi lì davanti.

Due indicazioni sotto il cappotto: guai a farsi usurpare troppo il ruolo politico da un sindacalista che è più della sua mission, e guai a non far capire alla segretaria che tra i “ragazzi lì davanti” c’è anche “Giuseppe Conte”. Attenzione, a Roma Schlein ci è arrivata con l’aura della leader unica, quasi “Maxima”. Questo perché “i segretari di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, sono (erano – ndr) al corteo principale a Bologna”.

“Annusare l’aria ed ascoltare gente”

Natale Di Cola (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Con lei Francesca Re David, della segreteria nazionale della Cgil, più i due segretari regionali di Cgil e Uil, Natale Di Cola e Alberto Civica. Dal canto suo, D’Alema, come spiega De Rosa sul quotidiano di Claudio Cerasa, è arrivato “un po’ per annusare l’aria e ascoltare la gente. Non mi sbagliavo, il clima nel paese sta cambiando. La destra non è la maggioranza, i dati economici sono in peggioramento e Meloni e i suoi non stanno dando le risposte che servono al disagio sociale, e però…”.

Posto che servisse annusare l’aria per una diagnosi che farebbe anche uno senza narici, altro che “trinariciuti”, il dato è un altro. Ed è quello per cui D’Alema non ha torto nel dire che “occorre dare una forma politica a tutto questo fermento, Schlein fa bene a essere qui oggi, ha lo spirito giusto, ma non basta. (…) Per costruire un’alternativa non basta. Serve dare una mano per costruire, diciamo, anche il resto del campo”.

Il format: come con i Ds nel ‘96

Massimo D’Alema (Foto Andrea Giannetti © Imagoeconomica)

E cavalcando l’imbeccata sui Ds nel ‘96 con l’Ulivo l’ex primo premier rosso della storia repubblicana ha detto. “Esatto. Noi all’epoca ci riuscimmo. E il risultati sono stati, dati alla mano, i cinque anni di miglior governo della storia repubblicana. Ora sta a loro”. Anche a Conte, che “sta facendo – bisogna dirlo – davvero un lavoro utile per tutti, anche per il Pd che dovrebbe dargli certamente una mano”.

Una mano tesa per contare più delle apparenze, perché Baffino è così: un compagno ancora altero ma non al punto da non capire il valore di una buona compagnia. E vuole passare la dritta ad Elly. Che non ne ha bisogno, ma tant’è, nel dubbio…