
Il prossimo sindaco di Frosinone sarà, come il nuovo Papa, il risultato di un lungo lavoro di diplomazia, compromessi e visione strategica
“Extra omnes” fuori tutti. La storica formula in latino, che segna l’inizio della chiusura a chiave della Cappella Sistina, sarà pronunciata dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie il prossimo mercoledì 7 maggio. È questo il giorno di inizio del Conclave.
La data è stata stabilita questa mattina dalle Congregazioni Generali dei cardinali al termine della riunione convocata oggi. Sarà il cardinale Pietro Parolin a presiedere il conclave, in quanto cardinale più anziano. Sia il Decano del collegio cardinalizio Giovanni Battista Re sia il vice Decano Leonardo Sandri hanno infatti più di ottant’anni e non entreranno nella Sistina al momento del “Fuori tutti”: via tutti coloro che non sono ammessi alla riunione dei cardinali chiamati a eleggere il prossimo Pontefice della Chiesa.
Porporati ed elettori

I porporati elettori, sotto l’ottantesimo anno di età, saranno isolati dal resto del mondo all’interno dello scrigno di arte e storia che è la Sistina, fino alla fumata bianca e all’“Habemus Papam”, l’altra famosissima formula latina pronunciata dalla Loggia delle Benedizioni dal cardinale protodiacono per annunciare al mondo la scelta del nuovo Papa.
Sarà un conclave breve, secondo le previsioni del cardinale Gualtiero Bassetti, ex presidente della Conferenza che riunisce i vescovi italiani. Perché? “Sabato, in piazza San Pietro, ho visto una bella unità intorno alla figura del Papa che ha consegnato la sua anima a Dio. Non abbiamo ancora iniziato le riunioni ma intanto ho avuto anch’io questa impressione”.
Non un Papa, ma un Sindaco

Come in un conclave, dove i cardinali si dividono tra visioni diverse della Chiesa dei prossimi anni, anche al Comune di Frosinone le forze politiche locali stanno studiando le strategie per le prossime elezioni comunali. Ma per loro non c’è quella “bella unità intorno alla figura del Papa” notata dal cardinale Bassetti. Anzi: a Frosinone manifestano evidenti divisioni interne. Tanto nel centrodestra, quanto nel centro sinistra.
Non c’è ovviamente nessun Papa da eleggere nel Capoluogo ma un Sindaco e riconquistare il Comune. E per vincere servirebbe l’unità delle coalizioni. Le divisioni hanno sempre determinato sonore sconfitte. Collante che oggi oggettivamente non esiste. Paradossalmente, non c’è né in chi governa la città, quindi nella maggioranza del Sindaco Riccardo Mastrangeli né in chi sta all’opposizione. E questo la dice lunga sulla fluidità della politica a Frosinone. Che evidentemente non riesce a trovare pace.
I “cardinali” laici

Le posizioni “cardinalizie” al Comune Capoluogo sono abbastanza chiare in entrambi gli schieramenti. Il centrodestra, che nel 2022 ha vinto le elezioni, ha perso lungo il percorso sia Forza Italia che diversi Consiglieri delle liste civiche. Su tutte quella del Sindaco.
Nel centrosinistra, Pd e Psi che si erano presentati con candidati sindaci diversi 3 anni fa, non sono riusciti a trovare un briciolo di intesa o di strategia comune. Anzi, le distanze tra i due Partiti sono paradossalmente aumentate nel corso della consiliatura. E probabilmente lo saranno anche nel 2027.
Ad adiuvandum: tre Consiglieri che si erano candidati “contro” Mastrangeli nel 2022 sono da poco entrati organicamente nella sua maggioranza. Sono fondamentali ai fini del numero legale. Senza contare il formale appoggio esterno del Gruppo dell’ex Sindaco Domenico Marzi all’amministrazione Mastrangeli per condurla, senza scossoni, fino al termine della consiliatura.
La “vigile attesa” dei Fratelli

Nel lungo Conclave del Capoluogo, bisogna anche registrare la posizione di “vigile attesa” che ha assunto FdI dal giorno dell’approvazione del bilancio. E’ il gruppo consiliare più numeroso, nonché primo Partito a Frosinone.
Ha chiesto discontinuità al sindaco sulle politiche ambientali e sulla mobilità sostenibile. Nonché condivisione delle scelte amministrative. Per rendere il Conclave laico del Capoluogo, ancora più incerto e intrigante di quello che si volgerà nella Cappella Sistina, alla “missiva meloniana” non c’è stata alcuna risposta da parte di Mastrangeli. Nell’immediato probabilmente non accadrà nulla, ma i Fratelli hanno la memoria lunga. Non dimenticheranno nel 2027.
Prima però dovranno risolvere un problema al loro interno: il silenzio dirompente. Quello che sta caratterizzando il Circolo cittadino del Partito. Poco dopo la metà dello scorso mese di marzo, in via Della Scrofa a Roma hanno convocato separatamente Fabio Tagliaferri (Segretario uscente, già vicesindaco di Frosinone, ora presidente ed amministratore delegato della partecipata ALeS SpA braccio operativo del Ministero della Cultura). Ed Aldo Mattia (tra i più esperti amministratori regionali di Coldiretti che ha guidato in Sardegna, Sicilia, Basilicata, Lazio e Roma, ora deputato alla Camera). Rappresentano le due sensibilità del Partito a Frosinone. Ed in quell’incontro a Roma il Partito gli ha detto: “Dovete mettervi d’accordo”.
Il silenzio dirompente

Così, per disciplina di Partito, Fabio Tagliaferri ha ritirato il nome del suo candidato, Corrado Falcidia. Lo ha sostituito con quello di Alessia Turriziani. Al tempo stesso, Aldo Mattia ha ritirato il suo candidato Armando Simoni e spiana la strada alla Turriziani. (Leggi qui: Si all’intesa anche a Frosinone: Turriziani Coordinatrice, Simoni assessore).
Ma una volta stabilita la guida e la Segreteria… più nulla. Silenzio assordante. Non più una riunione per tracciare la rotta politica, decidere come affrontare le prossime elezioni. Se preparare il terreno ad un candidato interno oppure lasciare il diritto di prelazione alla Lega. Come se le due sensibilità fossero evaporate e non ci fosse più bisogno di un confronto per fare la sintesi. Forse quel Congresso ha portato un equilibrio tale per cui non c’è più bisogno di vedersi e riunirsi.
La diplomazia del risultato

Anche perché nel cuore della politica cittadina si sta preparando, per i prossimi mesi, un vero e proprio “conclave” laico: quello per scegliere il successore di Riccardo Mastrangeli, che ovviamente lavora per succedere a se stesso.
Come nell’elezione del Papa, anche qui si agiteranno, – tanto a destra che a sinistra, passando inevitabilmente per un centro, molto civico e poco politico, – strategie, trappole, alleanze (vere o farlocche), candidature e manovre dietro le quinte.
La similitudine non è forzata: sia nel conclave vaticano, che nella politica locale, conta la capacità di costruire consenso, mediare interessi e arrivare a una “fumata bianca” che metta d’accordo una maggioranza di persone.

Il prossimo sindaco di Frosinone sarà, come il nuovo Papa, il risultato di un lungo lavoro di diplomazia, compromessi e visione strategica. Non basterà essere bravi o addirittura “noti” alla gente. Bisognerà essere accettabili a più mondi diversi, cucire alleanze e offrire una proposta politica che sia, nella sua essenza, una promessa di stabilità, e di migliorabilità della situazione attuale del Capoluogo.
Nella politica locale come in un conclave, il vero talento è uno solo: saper trasformare il proprio nome da possibilità, a inevitabilità.
“Habemus Papam”.