Il Consorzio e la Saf: due uomini ed una strategia

Due successi in una settimana: la stangata da 14 milioni evitata ai cittadini sui costi di smaltimento dei rifiuti, l'approvazione di un Bilancio di prospettiva per il Consorzio Industriale. La capacità di puntare su visioni non convenzionali ha riportato la Ciociaria al centro del villaggio regionale

Ci sono settimane che sembrano scritte a quattro mani: dalla politica e dall’amministrazione. E poi ci sono quelle in cui la penna è una sola, ma l’inchiostro è misto. È quello che è accaduto nei giorni scorsi nella provincia di Frosinone, dove due vicende – il conguaglio a carico dei Comuni per lo smaltimento dei rifiuti ed il Bilancio del Consorzio Industriale – hanno preso forma sotto la regia della stessa idea: quella dello sviluppo del territorio. E per una volta, non è solo uno slogan da convegno.

La visione dell’assessore

Giancarlo Righini

Dietro c’è ben altro. Intanto una visione. Quella dell’assessore regionale al Bilancio Giancarlo Righini, per affrontare con tempestività una situazione che avrebbe potuto mettere a rischio la sopravvivenza della Saf, cioè la società di cui sono proprietari i 91 Comuni ciociari e dove le strategie le decidono i sindaci, non un privato. Non è poco: la gestione dei rifiuti urbani – grazie a quell’intervento – resterà nelle mani pubbliche. E qualsiasi assemblea dei sindaci, per quanto rissosa, è sempre più favorevole ai cittadini che qualunque privato. (Leggi qui: Rifiuti, salvataggio da 14 milioni: la Regione ci mette la faccia (e i soldi)).

La capacità di visione dell’assessore sta proprio qui: o si interveniva subito o si lasciava campo libero al default e quindi alla vendita della Saf ai privati. È accaduto invece il contrario: si è scelto di salvaguardare la natura pubblica della Saf, di blindare i servizi ai cittadini e di ridurre l’esposizione a costi futuri maggiorati. (Leggi qui: Rifiuti e conguagli dal 2007: una bomba da 14 milioni pronta a scoppiare).

E non solo. Per fare fronte a quei 14 milioni di conguaglio, i Comuni si sarebbero dovuti far prestare i soldi. Esponendo i cittadini ad ulteriori spese per gli interessi. Che in questo modo vengono evitati.

La visione del professore

Raffaele Trequattrini

A fianco del dossier rifiuti si è aperta, quasi in parallelo, la partita del nuovo assetto del Consorzio Industriale del Lazio. Il commissario Raffaele Trequattrini ha presentato il Piano industriale 2025–2029. Lo ha fatto con piglio manageriale, ma soprattutto politico: non più un semplice ente di gestione delle aree industriali ma un attore dello sviluppo, integrato nella rete produttiva e connesso agli strumenti europei. In estrema sintesi: un Consorzio 5.0. Una definizione che colloca il Consorzio fuori dalle vecchie logiche parastatali e lo proietta nel futuro. Lì dove si parla la lingua dei bandi, delle sinergie con il PNRR, dell’efficienza come leva attrattiva.

C’è un filo che lega i due fronti, ed è quello della scelta: sia nel caso Saf che in quello del Consorzio si è deciso di non galleggiare. Di non temporeggiare. Di non politicizzare a ogni costo. E di questo bisogna dare atto a chi si è mosso dietro le quinte: il presidente della Saf Fabio De Angelis che ha individuato la soluzione sul piano amministrativo, il consigliere regionale Daniele Maura che l’ha sostenuta sul piano politico. Tanto quanto, sul fronte del Consorzio Industriale, non può essere dimenticato che all’individuazione del professor Raffaele Trequattrini si giunse attraverso una felice intuizione dell’onorevole Massimo Ruspandini, che si ricordò del periodo in cui rimise in ordine i conti del Cosilam ed andò in uggia a buona parte della proprietà.

Percorso condiviso

Fabio De Angelis (Foto © Massimo Scaccia)

Sarebbe stato facile buttare la croce delle difficoltà per Saf – Comuni – Consorzio su un centrosinistra che non c’è più. La scelta è stata quella di non inseguire la polemica ma di costruire un percorso condiviso. Cosa rara, oggi, nel Lazio.

È questa capacità di fare squadra, di non presentarsi a Roma con il cappello dei postulanti in mano ma con idee solide ed attuabili, non sentirsi periferia dell’impero che ha proiettato la Ciociaria al centro di due modelli scritti con inchiostro misto. nel dibattito romano, si è ritrovata al centro.

La lezione, semmai, è che serve metodo. Non basta avere i numeri, serve l’indirizzo. E se le forze che oggi governano – nel centrodestra – sapranno tenere questo ritmo, allora anche le partite più ostiche potranno essere giocate fino in fondo. L’importante è capire che non sono stati raggiunti due punti di approdo. Ma che la sfida è appena cominciata.