Nelle prossime ore il sindaco Daniele Natalia definirà la questione legata all'inchiesta sul suo assessore Pace. Dalla soluzione individuata dipenderà il futuro peso politico. Non solo nello scenario amministrativo. Ma anche in quello politico.
Il tempo che il sindaco di Anagni Daniele Natalia si era concesso nei giorni scorsi sta per scadere. Oggi o al massimo domani risolverà la situazione di imbarazzo che si è creata nella sua amministrazione a causa del decreto penale di condanna emesso a carico del suo assessore Simone Pace. (leggi qui Il decreto che non è una condanna: le vie di Natalia per salvare (la) Pace in giunta).
Gli ha concesso il tempo per dire urbi et orbi che non è stato condannato, chiarire che ha impugnato il provvedimento della magistratura, ribadire che ha chiesto il giudizio di fronte ad un Tribunale.
Ora dovrà metterlo da parte. Al massimo concedendogli di farlo da solo. Ed è già questa un’enorme concessione politica.
Perché se è vero che le accuse ipotizzate a carico dell’assessore non sono legate alla pubblica amministrazione (non lo sospettano di avere rubato, pilotato appalti, indirizzato lavori), è altrettanto vero che riguardano fatti che hanno determinato l’elezione di questa amministrazione (l’ipotesi è che abbia tentato di forzare la mano ad una cittadina per imporle la candidatura).
Non ci sono margini politici per una soluzione diversa. Se Daniele Natalia tiene in giunta Simone Pace accetta che l’ombra sulla (eventuale) condotta personale dell’assessore sia di tutta l’amministrazione.
Se gli concede di sospendersi, gli regala la possibilità di bussare tra qualche mese alla sua porta, con le stigmate del martire politico in caso di assoluzione.
Più complessa sarà la gestione della sostituzione. Che segnale vuole dare alla città il sindaco Daniele Natalia: una netta presa di distanze dall’assessore e dalla sua forza politica? Oppure di prudente attesa degli eventi giudiziari?
La scelta non è secondaria, non è come calciare il pallone in tribuna ed allontanare il problema. Perché il rischio rimane sempre lo stesso: un martire da riaccogliere e santificare in caso di assoluzione; una netta integrità morale della giunta che deve essere tutelata nel malaugurato caso di una condanna.
Assegnare l’assessorato ad una figura di riferimento politico chiaramente riconducibile a Simone Pace rappresenta un segnale preciso. Tanto quanto lo rappresenterebbe lasciare quell’assessorato come ‘sede vacante’ politicamente, affidandone le competenze a sé stesso oppure ad un tecnico esterno del tutto estraneo ai giochi di potere.
Il dilemma di Daniele Natalia sta tutto qui. E le ore stanno per scadere.