Il giorno dopo il giorno: Liburdi e FdI mettono il cartello “Mai più” 

Il 24 ottobre 2024 nella memoria di Ceccano è un momento critico: il giorno dell'arresto del sindaco Caligiore. Rino Liburdi di Fratelli d'Italia guarda lo scenario a distanza di un anno. E dice "mai più”.

Ceccano ha una data che non si toglie con l’acqua e sapone: 24 ottobre 2024. La Procura europea  Entra nei fascicoli del PNRR, scattano le misure, viene arrestato il sindaco in carica Roberto Caligiore. Non è un dettaglio: quando cade un sindaco non vibra solo la politica, trema l’architettura civica. Da lì parte la scivolata verso il voto di maggio 2025 e la pagina si gira, sì, ma il segnalibro resta piegato.

Così Rino Liburdi, presidente del Circolo di Fratelli d’Italia a Ceccano (già coordinatore del centrodestra in campagna elettotrale), rompe il silenzio con una nota dal passo doppio: condanna e ripartenza. «FdI guarda al futuro. Il Circolo è in crescita. Partito aperto e plurale, mai più gli errori del passato», scrive. Traduzione simultanea: la responsabilità è personale, non collettiva.

Comportamenti che – al di là della loro rilevanza penale – non appartengono al patrimonio storico della destra. La riga è tracciata. E nella stessa riga c’è l’ammissione che conta: “nonostante quella ferita, c’è chi crede ancora in noi”. Non una fanfara: un promemoria a chi non ha mollato.

La questione morale (con i padri sulla spalla)

Roberto Caligiore (Foto © Stefano Strani)

Il registro è quello della questione morale che non ha Partito. Almirante per storia, Berlinguer per analogia: uomini di stagione alta, quando al sospetto ci si faceva da parte. Non per sostituire i tribunali ma per non abbassare il soffitto del decoro pubblico. Qui Liburdi incardina il messaggio dentro un perimetro netto: garantismo pieno. Sarà la giustizia a decidere come e dove proseguirà il fascicolo: se resterà in capo alla Procura Europea per i profili europei oppure se, per ciò che esula dalla competenza europea, si muoverà anche la Procura ordinaria.

Niente corto circuiti tra diritto e politica: ognuno nel suo ruolo. E con una postilla che in città capiscono tutti: l’arresto di un sindaco non è una cosa da poco; la ferita c’è, non si fascia con un comunicato.

Palazzo Antonelli

La politica è un mestiere di tempi. E Liburdi gioca d’anticipo. Sa che quel 24 ottobre “in città viene ricordato eccome” e decide di fissare il perimetro prima che lo fissino gli altri. Separare il prima dal dopo, mettere il cartello “mai più” all’ingresso, abbassare il volume dei personalismi e alzare quello della comunità. Il sottotesto è chiaro: non si cancella, si ricomincia.

I numeri (il termometro freddo)

Il voto delle scorse Comunali ha parlato senza didascalie. Alle amministrative 2025 la coalizione di centrodestra guidata da Ugo Di Pofi si è fermata al 20,58%; Fratelli d’Italia ha totalizzato 765 voti, circa il 6%. Lontano dalle medie nazionali che tengono il Partito intorno al 30%. Tradotto: qui la memoria pesa e il lavoro da fare è di territorio. Porta a porta, quartiere per quartiere. Niente scorciatoie.

Massimo Ruspandini, Alessia Macciomei, Rino Liburdi e Riccardo Del Brocco

Dentro la nota c’è un cantiere: Partito aperto e plurale, ascolto della base, decisioni condivise, opposizione attenta e ferma, ma costruttiva quando i presupposti ci sono. L’autocritica non manca: in passato troppa amministrazione, poca politica, poca struttura. Adesso si cambia metodo. Arrivano i ringraziamenti ai tre consiglieri — Ugo Di Pofi, Ginevra Bianchini, Alessia Macciomei — e a tutti i collaboratori «seri, specchiati, preparati». E arriva anche la riga sulle adesioni importanti e qualificate”. La frecciatina vola, il bersaglio non è nominato: chi deve capire, capisce.

Il laboratorio Ceccano (dove si misura la verità)

Rino Liburdi e Ginevra Bianchini

La vera prova non sta nelle parole, sta nelle piccole cose che fanno una città. Ricucire significa tornare dove Ceccano respira: associazioni, scuole, impianti sportivi, quartieri, i crocevia dove la politica è relazione prima che proclama. Significa far parlare i fatti: decoro, servizi, trasporti, sicurezza urbana. E ripeterlo senza giri di parole: quello del 24 ottobre è un prima/poi. Il garantismo resta la regola — saranno i magistrati a stabilire se tutto resterà in capo alla Procura Europea o se entrerà in campo anche la Procura ordinaria — ma la politica deve mostrare spina dorsale e metodo.

La nota di Liburdi e di Fratelli d’Italia è un atto di condanna e calcolo, memoria e metodo. Fissa una cornice — mai più — e ne indica la via: ricostruire fiducia con struttura, ascolto, opposizione sul merito. A Ceccano la memoria non scade: chi vuole tornare a governare deve imparare a starci dentro senza farsi travolgere. La Giustizia farà il suo; il resto è lavoro quotidiano. E, ogni mattina, la stessa frase sul comodino: mai più.