Il Giubileo sfratta Atreju, che al Circo Massimo emulerà “l’antichi romani”

L'appuntamento più identitario di tutti della "Galassia Giorgia" e i problemi di location, con Fenix che salterà per il caso GN-Fanpage

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Una Storia Infinita che però potrebbe finire in cortiletto, almeno per quest’anno ed almeno nella sua versione “castellana”. E’ quella di Atreju, evento-creatura dominante della mistica di Fratelli d’Italia che ha un pregio ed un difetto. Il pregio: è in assoluto la kermesse a cui Giorgia Meloni tiene di più per sentire in mano le redini del suo Partito. Il difetto: è la kermesse politica più “ingombrante” in quanto a logistica per Roma, e questa sua natura gigantessa le procura qualche grana occasionale.

Grana ad esempio come quella del Giubileo 2025, per il quale dal Campidoglio è arrivato un netto “non possumus” sulla possibilità di (ri)ospitare l’edizione 2025 di Atreju nell’area afferente Castel Sant’Angelo. E qui sono scattati gli scenari cupi, perché è proprio in Atreju che va a condensarsi tutta la mistica nevrile di un partito che, per quest’anno, pare non potrà contare neanche su Fenix.

Ciao Fenix, in attesa dei Probi Viri

Giorgia Meloni

Cioè sulla festa di Gioventù nazionale. Gli “allievi” (in senso ornitologico) di Meloni messi a vivaio per quest’anno non potranno andare a conclave laico, perché buona parte di loro è finita nella bufera degli atteggiamenti nostalgici e razzisti messa sotto la lente da Fanpage. E siccome FdI è veloce in alcune cose ma non velocissimo in altre, il Collegio dei Probi Viri non si è ancora espresso su quel tema. Tema sul quale, inutile rimarcarlo, sono in agguato le opposizioni.

Talmente in agguato che, per non far danno o fomentare Casamicciole, si sta pensando di rinviare Fenix all’anno prossimo. Con quale effetto? Quello decuplicato di puntare tutto su Atreju, che così è rimasto il solo appuntamento identitario e massivo di una galassia destrorsa quando già prima era il più importante. Tradotto: Atreju 2025 sarà importante non al quadrato, ma al cubo. Per Fdi, per compensare l’assenza di Fenix e per Giorgia Meloni, e non necessariamente in quest’ordine.

Donzelli il pianificatore

Giovanni Donzelli (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Tutto gravita e grava sulle spalle di Giovanni Donzelli dunque, cioè di quello che Simone Canettieri de Il Foglio definisce “il Renzo Piano delle iniziative della Fiamma”. Lo stesso che si era dovuto sbracciare per ospitare la kermesse di Pescara del 26/28 aprile scorsi. Quelle erano le settimane scattiste che preludevano al voto europeo ed amministrativo, e Meloni aveva chiamato a raccolta pop i suoi in una Regione dove il suo fedelissimo Marco Marsilio puntava ad un bis strategico.

Proprio in quell’occasione erano emersi anche alcuni nodi irrisolti locali del Partito di maggioranza. Erano nodi che avevano fatto massa anche a Cassino, con la città Martire che si apprestava al voto per provare a scalzare Enzo Salera da Piazza De Gasperi.

Massimo Ruspandini

Erano le settimane concitate della coalizione di destra centro affidata all’avvocato Arturo Buongiovanni e dei mal di pancia di alcuni esponenti di Fdi. Non tutti avevano gradito la strategia di seconda fila di Massimo Ruspandini ed una esponente locale, intercettata a Pescara da Luca Ronconi de Il Foglio, aveva detto fuori dai denti: “Io sono di Cassino, rampelliana. Puoi capire quanto sia ostracizzata”.

Quella stessa crepa mai sanata del tutto, specie dopo la sconfitta di Buongiovanni, ha spinto lo stesso Ruspandini ad annunciare che il rebus cassinate verrà sciolto presto. Così: “A Cassino ci sarà il congresso. Alle Comunali siamo andati oltre ogni mia aspettativa. Erano gli altri partiti del centro destra che avrebbero dovuto fare la differenza essendo un loro storico presidio come hanno sempre voluto sottolineare”.

La location di David Gilmour

Roberto Gualtieri (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Insomma, dalla Pescara primaverile a questo Atreju invernale sono passati molti mesi e gravidi di cose molto importanti. Tanto importanti che, per la location 2025 e stante il “maddeché” di Roberto Gualtieri su Castel Sant’Angelo, si sta pensando alla grande. Quanto grande? Tanto da essere Massima, come solo il Circo Massimo può significare. Insomma, neanche ha fatto in tempo a sloggiare, dopo un concerto sontuoso, David Gimlour, che a prenotare l’immensa e storica area capitolina ci stanno pensando i Fratelli. Certo, dai Pynk Floyd a Limahl ci passano ventimila leghe orizzontali, ma tant’è.

Il Foglio la butta giù con la magniloquenza sorniona del caso: “E allora ecco la suggestione ancora da mettere a punto: il Circo Massimo, lo stadio più grande della storia romana. Una spianata enorme, non semplicissima da riempire, nonostante palchi giganti e mille gazebo da piazzare”. E attenzione: si tratta di “un test per qualsiasi partito, quasi sempre perso: come ricordano bene nel M5s, i pochi rimasti di quella stagione, che nel 2018 vi organizzarono la kermesse ‘Italia a cinque stelle’. (…) Il colpo d’occhio risultò comunque deludente rispetto allo spirito del tempo”.

L’obbligo della grandeur

Il problema è che oggi Fratelli d’Italia non può scendere di mezzo grado sotto la grandeur a cui la sua leader lo sprona, perciò se folle oceaniche serviranno folle oceaniche dovranno arrivare. Che facciamo: ci facciamo premiare da Elon Musk all’Onu e poi a casa nostra non ci prendiamo una fetta di Roma che ci appartiene anche un po’ per mistica? Non emuliamo per qualche giorno “l’antichi romani?”. Perciò tutti al lavoro per mostrare ancora una volta quanto si vale.

E in attesa degli Stati generali dell’Economia di Fdi in programma a Milano l’11 ottobre sotto la guida di Marco Osnato nessuno pensi in piccolo. Perché il Circo Massimo è quello che “se’ meritamo”. Il massimo per dimostrare che per Fdi non ci sarà una Teutoburgo, al limite una mezza Farsalo, se Fabio Rampelli cogliesse l’occasione.