L’iniziativa della vicepresidente dem della Commissione Europea ed il suo significato politico (non tanto) nascosto
Nella mistica della filmografia un po’ scema la chiamano tutti la “mossa uà-tà”. Che in onomatopea riecheggia i terrificanti e secchi colpi di karate che un indemoniato Bruce Lee schiaffava su nuche e plessi solari dei suoi avversari quando gli facevano salire la pressione. Un po’ come quando da bambini ammalati di western mimavamo con suoni fischianti le pallottole che idealmente sparavamo addosso all’avversario.
Per antonomasia quella “uà-tà” è diventata la mossa secca con cui metti giù un avversario proprio nel momento più topico e difficoltoso dello scontro.
La doppia mossa di Pina

Un po’ come ha fatto Pina Picierno a Ventotene, un po’ contro il sovranismo destroso Ue, molto “contro” Elly Schlein. L’intuizione della vicepresidente della Commissione Europea, nonché esponente di rango dei riformisti del Pd, è stata quella di seguire la segretaria massimalista suo suo stesso terreno.
Cioè quello (ecumenico) dei diritti umani, ma con un viraggio tutto indigeno che è la mappa precisa di una visione europeista che alla Schlein, proprio perché massimalista ed accasata con M5s ed Avs, manca da tempo. Perciò la Picierno, che si è circondata di elementi di spicco della sua galassia dem, di premi Nobel e di figure iconiche sul tema, ha lanciato un segnale forte, anzi due.

Due segnali forti
Il primo: difendere la democrazia violata o resa approssimativa in tante parti del mondo non è affatto appannaggio di pochi eletti amanti delle crociate. Secondo: esiste un solo modo per avere un appannaggio ecumenico alla risoluzione di quegli sconci, e passa per l’Unione Europea. Lo fa usando come ideale base di lancio l’isola di Ventotene, il confino usato dai fascisti fatta assurgere a simbolo della rinascita dei diritti di un continente.
Quella del Manifesto di Altiero Spinelli che via via, in questi mesi, era diventata o occasione di gargarismi sterili oppure arma di distrazione di massa per una Giorgia Meloni che sulle distrazioni mirate ci campa.

Da quel laboratorio politico Picierno ha saputo tirar fuori la formula perfetta per far capire (anche) che la sfida tutta interna al Pd italiano è lanciata. E che dopo le elezioni regionali i riformisti del Nazareno non staranno a guardare la segretaria rendere lo stesso una succursale della mistica irriducibile di Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.
Lo scopo è ovviamente molto più ampio ed alto. Rimettere l’Ue in asse con i valori che ne determinarono la genesi ed agire contro ogni minaccia autoritaria.
Chi ci è andato

Il programma di una kermesse di così ampio respiro è stato promosso dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia e dalla Rappresentanza della Commissione europea. E sul quel palco si sono arrivare personalità e persone-simbolo di questa lunga stagione di soprusi e zoppie delle libertà fondamentali. Da Julija Navalnaya, vedova di Aleksei Navalny ad Shirin Ebadi, Nobel per la Pace e donna-simbolo della battaglia delle donne iraniane. Poi Oleksandra Matviichuk e Oleksandra Romantsova, premiate con il Nobel per la Pace come testimoni della resistenza ucraina.
E ancora: Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione bielorussa e voce degli esuli di Minsk. Si è parlato di Israele e Palestina, soprattutto di donne di quei posti roventi. Ha parlato Maoz Inon, un imprenditore israeliano che ha perso i genitori nell’attacco di Hamas. E addirittura superstiti di piazza Tienanmen ed esponenti della minoranza uigura vessata in Cina.
Le “truppe” di Gentiloni

Dalle file del Pd sono arrivati Paolo Gentiloni, il senatore Filippo Sensi assieme a Giorgio Gori, Nicola Zingaretti, Salvatore De Meo a Sandro Gozi. Insomma, il fior fiore di quella parte di Pd che non vuole abdicare dalla sua natura europeista di impegno istituzionale a tutto tondo. E che non vuole cedere terreno alle sole battaglie ideologiche su scala nazionale.
Un’Europa che possa riscoprire il lavoro, la produzione ed una sua leadership attuando un programma, non proclamando una linea. Tutto questo con un occhio ai giovani e con il Democracy Camp.
Un luogo ideale e fisico composto da giovani della rete Insieme-per.eu e content creator che hanno promosso le discussioni. Perché Ventotene non è solo un luogo simbolo, è il tatami sul quale Pina Picierno ha calata la sua mossa “uà-tà”. Come Bruce Lee e non solo contro le destre.



