
L'Autorità nazionale anticorruzione ha dichiarato Lorenzo Palmerini inconferibile per i ruoli in Abc a causa di conflitti d'interesse. La situazione potrebbe portare a nullità degli atti firmati e ad una multa per la sindaca, mentre il bilancio comunale migliora in maniera netta ma presenta ancora criticità significative.
Che fosse una nomina “scomoda”, si era capito da subito. Ma ora l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha messo il timbro ufficiale: Lorenzo Palmerini non poteva ricoprire né il ruolo di consigliere né tantomeno quello di presidente del Cda di Abc, l’azienda partecipata del Comune di Latina che si occupa di rifiuti e verde pubblico. Il verdetto, arrivato mesi dopo le dimissioni di Palmerini a inizio gennaio, rischia di avere conseguenze ben più estese di un semplice cartellino rosso burocratico.
Conflitto d’interesse

A far partire tutto è stato un esposto presentato da Nazareno Ranaldi, capogruppo della lista “Per Latina 2032”. Il nodo? I precedenti incarichi di Palmerini: curatore fallimentare della Latina Ambiente (la società precedente ad Abc, in lite col Comune) e consulente di Rida Ambiente, dove lo stesso Comune conferisce i rifiuti indifferenziati. Troppi cappelli in testa e troppi conflitti (potenziali e reali) incrociati sul tavolo. L’Anac ha detto chiaramente: incarichi del genere non sono compatibili.
Ma – e qui sta il colpo di scena degno di una puntata di “Report” – la normativa nel frattempo è cambiata. Quindi, il giudizio dell’Authority si muove su una linea sottile, quasi acrobatica: l’incarico è stato conferito in un periodo di incertezza normativa, e il ruolo presso Rida non è “esecutivo né di controllo”. Tradotto: il divieto c’era, ma non era scolpito nella pietra. Eppure sufficiente per dichiarare la nomina “inconferibile”.
Rischio valanga

Le conseguenze? Intanto una multa e una sospensione di tre mesi dal potere di nomina per la sindaca di Latina, Matilde Celentano. Ma c’è un rischio molto più grosso: quello della nullità degli atti firmati dal Cda sotto la presidenza Palmerini. A lanciare l’allarme è stato ieri in Consiglio comunale Damiano Coletta, ex sindaco e oggi consigliere Lbc, parlando apertamente di una “voragine amministrativa” che potrebbe paralizzare ulteriormente l’attività di Abc.
Perché non si parla solo di firme formali: se quegli atti venissero dichiarati nulli, bisognerebbe rifare tutto da capo. Con implicazioni potenzialmente pesanti anche per le gare, i contratti, e – naturalmente – per le tasche dei cittadini.
Tari, quel disavanzo che pesa

Nel frattempo, mentre il caso Palmerini tiene banco, l’Aula ha approvato il rendiconto 2024. Il bilancio presenta segnali di miglioramento, con un disavanzo storico che scende a ritmo di 1,2 milioni l’anno. Ma la lista delle criticità resta lunga: 164 milioni di euro in crediti difficili da riscuotere, 46 milioni per i contenziosi, e solo il 33% di capacità di riscossione, ben sotto la soglia accettabile.
E poi c’è la questione dei famosi 6 milioni accantonati in attesa del verdetto Arera sull’aumento della Tari nel 2022: secondo Lbc – Latina Bene Comune (la lista che espresse il sindaco Damiano Coletta, né di destra, né di sinistra, né grillino) l’aumento fu ingiustificato e i soldi potrebbero – o meglio, dovrebbero – tornare ai cittadini.
Ex zuccherificio, la politica del “vorrei ma non posso”

La giornata si è chiusa con l’approvazione (a maggioranza) di una mozione sull’ex zuccherificio Slm: il Comune dovrebbe vincolarlo come bene storico e culturale. Mauro Anzalone spinge per l’acquisto (“Dobbiamo comprarlo”), ma l’assessora al Bilancio Ada Nasti frena: “Non bastano 1,9 milioni. Prima il progetto, poi vediamo se possiamo permettercelo”.
E mentre si cerca il bandolo della matassa tra bilanci, nomine e immobili abbandonati, c’è anche l’isola ecologica di Latina Scalo, pronta da mesi ma ancora chiusa. Manca qualche documento, dicono. Dettagli. Ma intanto i cittadini aspettano.
L’affaire Palmerini è solo il sintomo di un sistema amministrativo che sembra inciampare nei suoi stessi incastri. Tra conflitti d’interesse evitabili, responsabilità distribuite con leggerezza e una macchina burocratica sempre al limite, Latina si ritrova di nuovo a fare i conti con i suoi fantasmi. E a pagarne il prezzo, spesso, sono proprio quei cittadini a cui – in teoria – dovrebbe essere restituito qualcosa. In pratica, ancora no.