Il lupacchiotto Gualtieri vuole uno stadio, ed un cantiere per il Giubileo

Il sindaco di Roma e le grane giudiziarie che bloccano ma non troppo l'iter per il nuovo impianto, e per il rilancio del Campidoglio

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Dybala resta, ricordando che il fascino della Città Eterna vale più dei miliardi arabi. Certo, l’esordio con pareggio e reti inviolate col Cagliari non aiuta, ma il sogno resta, ed è sogno urbanistico e pallonaro al contempo. Il sogno di Roberto Gualtieri e di quelli che si sgolano in Curva Sud. C’è una simbologia tutta particolare nel momento in cui la Roma di oggi si era recentemente goduta il video rendering del futuro stadio della “Maggica” a Pietralata. E’ una simbologia tutto sommato banale ed ovviamente non voluta, perché a spulciare nei calendari qualcosa ce la trovi sempre, se hai un format in mente. Tuttavia il dato resta, dato agostano e mellifuo ma oggettivo. Roma si gode il video del nuovo stadio a Pietralata che dovrà sorgere e sempre Roma, pochi mesi prima, aveva appreso delle condanne per il nuovo stadio a Tor di Valle, che non è sorto mai.

Nel mese di aprile, infatti, da Piazzale Clodio erano arrivate le condanne per quell’operazione del 2018 denominata “Risorgimento”. Secondo Procura, carabinieri e, in parte, secondo i giudici di primo grado, qualcuno allora brigò sull’opera, a vario titolo per corruzione al traffico di influenze illecite, fino al finanziamento illecito.

Sentenza su uno stadio, progetto su un altro

Virginia Raggi (Foto: Andrea Giannetti © Imagoeconomica)

Tra i nove condannati in primo grado su 22 indagati originari figurano politici come il parlamentare leghista Giulio Cementero e l’ex sindaco di Marino Adriano Palozzi, che all’epoca dei fatti, con Nicola Zingaretti alla guida bis della Pisana, era vicepresidente del Consiglio Regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia. Sindaca di Roma era Virginia Raggi, che a fine 2021 avrebbe lasciato il timone del Capidoglio a Roberto Gualtieri. Che in questa coda post-ferragostana ha mezzo coronato il suo sogno di dare a Roma ed alla Roma un altro stadio a cui non faccia ombra alcun faldone giudiziario.

Almeno non di tipo penale, visto che in tema di espropri Gualtieri di faldoni ne aveva dovuti vedere e come. Tuttavia il primo cittadino, che è tra l’altro un tifoso abbestia della “Maggica”, aveva tenuto duro. E pochi mesi fa, giusto dopo che l’VIII Sezione Penale aveva sentenziato su quell’altro stadio, aveva deciso che sul “suo” l’iter sarebbe andato comunque avanti.

Lo aveva fatto a maggio, dopo che il Tar del Lazio ebbe a dichiarare “inammissibile il ricorso presentato da alcuni cittadini che asserivano di essere titolari di alcuni terreni da espropriare e chiedevano pertanto l’annullamento di tutti gli atti”. Lo spiegò Roma Today. Nel merito i ricorrenti non fornirono “prova alcuna della titolarità del diritto di proprietà affermato sugli immobili ubicati nella zona di interesse”.

Tre Gualtieri in uno: tutti convinti

Roberto Gualtieri (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Gualtieri gongolò e rilanciò: “Eravamo naturalmente fiduciosi che il procedimento fosse assolutamente solido dal punto di vista amministrativo. E quindi ci aspettavamo questo risultato positivo. Si va avanti”. Sì, si va avanti dunque, anche al netto di una linea dei ricorrenti per nulla doma, e secondo una linea che vede Il sindaco Gualtieri, il politico Gualtieri ed il “lupacchiotto” Gualtieri tirare dritti tutti e tre per un progetto che porterà lustro a tutta la trimurti.

Al Gualtieri che sta in Campidoglio perché con il Giubileo alle porte quel cantierone illustrato a fine luglio in presenza di Ryan Friedkin e dell’ad Lina Souloukou farà curriculum. Al Gualtieri politico dem perché, con Ignazio Marino che da Bruxelles scalpita per tornare a consumare la sua personale vendetta capitolina, uno stadio in approntamento appare come lo scudo di Svallin. Ed infine al Gualtieri tifoso, che potrà andare a vedersi le partita della Roma in un impianto che è stato definito, sia pur in pectore, “un bellissimo progetto. Si è scelto di lavorare su un livello di qualità più alto e si propone come uno stadio di categoria top. Sarà uno degli stadi più belli del mondo”.

Sarà per questo che il primo cittadino vuole accelerare sul progetto e sulla cantierizzazione. Quello dei Friedkin, che erano voluti salire in Campidoglio, è stato un endorsement non da poco. Il timing è sui tre anni, tuttavia ci sono dei “ma”. E quando i “ma” sono romani si tratta sempre di potenziali grane grosse.

Le grane e le deadline di novembre

La statua di Paolo di Tarso realizzata da Pierre-Étienne Monnot / Basilica di San Giovanni in Laterano / Roma.

Grane ataviche come gli scavi archeologici in un città dove un busto Giulio-Claudio o una domus li trovi sotto ogni tombino. Grane seconde e geognostiche per verificare l’idoneità complessiva dei terreni. Poi grane terze e già “sgamate” come i ricorsi, che saranno stati pure bocciati in prima battuta ma che portano le firme di comitati indomiti assai. Sono in piedi ancora alcuni singoli ricorsi e la deadline è quella di novembre, quando i giudici amministrativi saranno chiamati a nuovi e specifici pronunciamenti.

A quel punto si partirà con una seconda conferenza di servizi dopo quella su mobilità, insonorizzazione e verde.

Ci sarà un voto consiliare e poi scatterà la fase esecutiva del progetto. Quella che darà adito alle cianografie di farsi cemento e prova tridimensionale di un’opera che sa anche un po’ di “riscatto”

Correre, correre, correre…

La fretta di Gualtieri sta tutta nelle sue parole pronunciate già un mese fa, a fine luglio: parlando di “occasione per entrare nel merito della procedura per renderla la più rapida possibile. Ci saranno dei tavoli tecnici che approfondiranno tutte le questioni legate alle prescrizioni e alla mobilità. Abbiamo fissato anche un metodo e un calendario di lavoro per fare questo salto di qualità ed entrare nella fase operativa di questa bellissima opportunità per la città”.

Un’opportunità bellissima che deve essere colta entro fine 2027, perché non tutti i romani sono romanisti, ma ogni romano vuole una Roma migliore. Magari quasi via, ma questo non è il caso di Gualtieri. Lui è un “lupacchiotto” di razza…