Il Pd paga ancora oggi il prezzo di un suicidio politico che ha minato i rapporti tra Gruppo e Circolo. E le conseguenze sono evidenti
Il dubbio è legittimo. Quando lo vedi in televisione “manganellare” dialetticamente sia i suoi avversari politici di destra ma più ancora i suoi “compagni” del Pd, ti chiedi se a parlare sia il governatore della Campania Vincenzo De Luca oppure quello imitato in maniera straordinariamente esilarante da Maurizio Crozza.
Eloquio classicheggiante ma comprensibile a tutti, ricercato ma efficace, tagliente ma mai salace, ironico ed affilato: don Vincenzo è l’esatto opposto della sua Segretaria nazionale Elly Schlein. Perché è maledettamente concreto. Soprattutto nella scelta dei temi da cavalcare: quelli pratici che sono di immediato impatto sulla gente.
Sul piano comunicativo è un modello che a Frosinone manca da oltre dieci anni. Cioè da quando è sparita dalla prima linea una figura come Michele Marini. Che ogni pomeriggio ritornava da Roma e dopo il lavoro in ufficio andava in giro casa per casa, con l’apparecchietto ed il quaderno, misurando la pressione agli anziani; uno dei pochi che poteva andare in giro liberamente di notte al Casermone. Inevitabile che uno così lo eleggessero sindaco. Per boicottargli il secondo mandato il Pd si è reso protagonista di un suicidio politico del quale ancora oggi paga le conseguenze.
Il Pd evanescente
Sul piano del masochismo politico, il Pd a Frosinone fa il Pd: discute in eterno approdando a nulla. Eppure alle Comunali del 2022 il Partito Democratico nel Capoluogo prese 2903 voti di lista con il 12.49% dei consensi. Numeri che he fanno di fatto il primo Partito a Frosinone.
Alle ultime elezioni Regionali con 2808 voti di lista ed il 18,95% di consensi il Pd è stato il secondo Partito. Dopo Fratelli d’Italia e prima della Lega. Qualcuno dovrebbe ricordarlo. Ogni tanto. Invece l’impressione è che il Partito Democratico abbia inspiegabilmente abdicato nel Capoluogo al proprio ruolo di guida della coalizione di centrosinistra e dell’opposizione.
Il capogruppo Angelo Pizzutelli con le sue battaglie e le sue interrogazioni in solitaria, non possono impensierire più di tanto né il sindaco né gli assessori. Proprio perché sono sortite solitarie. Servirebbe ben altro, orchestrato coralmente: sia all’interno del Gruppo consiliare Pd che con gli altri Consiglieri di opposizione. Ma questo non avviene. Mai.
Lontani anni luce
Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi, gli altri Consiglieri del Partito Democratico nell’Aula consiliare, pur essendo due mostri sacri della politica cittadina appaiono lontani dalle attività del Comune. Eppure sono titolari entrambi di un importante consenso personale ad ogni elezione, merito del loro contatto quotidiano con il Capoluogo reale. Non si capisce bene se per stanchezza o per mancanza di entusiasmo, la loro appare più una battaglia di retrovia che un mordace assalto alla prima linea.
Il Circolo cittadino del Partito Democratico dall’inizio della consiliatura non è intervenuto efficacemente sulle dinamiche comunali del capoluogo. L’unica volta nella quale lo ha fatto, documenti alla mano, è stato per presentare una mozione per condannare il conflitto israelo-palestinese. Un tema certamente importante e meritevole di attenzione: ma con distanze siderali dalla quotidianità di Frosinone.
Di fatto, il Pd vive per e con iniziative solitarie, senza una strategia precisa e coordinata: Segreteria cittadina versus Gruppo consiliare. E per questo la sua azione politica nel capoluogo risulta pressoché impalpabile.
Il Pd che serve
Invece, ci sarebbe bisogno di un Pd unito e determinato: dentro e fuori dall’Aula consiliare, con il Circolo che elabora la linea ed il Gruppo che ne è la falange in Consiglio. Un blocco unito che intervenga nel dibattito politico cittadino con l’autorevolezza che gli deriva dai numeri, anche con proposte alternative a quelle dell’amministrazione. Non necessariamente per criticare.
Ne gioverebbe la qualità del confronto. Servirebbe anche al sindaco Riccardo Mastrangeli: avere un interlocutore forte e di spessore dai banchi dell’opposizione diventa uno stimolo a fare sempre meglio.
Sulla lotta all’inquinamento e sul pacchetto di iniziative prese e da prendere da parte dell’amministrazione Mastrangeli il silenzio del Pd fino ad ora è stato assordante. O va tutto bene madama la marchesa, o il Pd non ha una propria visione delle politiche ambientali. Tertium non datur. E questo sicuramente non depone a favore di una forza politica che legittimamente può aspirare a governare il Capoluogo tra qualche anno.
Ed è altrettanto vera la regola non scritta che se si lasciano liberi alcuni spazi, questi, prima o poi, verranno occupati da altri. Vale soprattutto per la politica. E almeno per questo, non servono nè Vincenzo De Luca né Maurizio Crozza che lo imita.