
Il tormentato viaggio di Ceccano verso le elezioni. Il Pd vuole le Primarie, gli altri no. Ma una mossa di Querqui potrebbe renderle inutili. I desideri di Piroli. E gli ingaggi di Maliziola. Il dinamismo di Giovannone. L'indignazione di Liburdi
La decisione è presa: il Partito Democratico proporrà le primarie per individuare il candidato sindaco di Ceccano intorno al quale aggregare tutto il Centrosinistra. Ma nessuno o quasi è d’accordo.
Nel quasi c’è anche Emanuela Piroli, ex Segretaria renziana del Pd che venne rottamata da coloro che aveva intenzione di rottamare e candidata sindaco cinque anni fa aggregando ampi settori della sinistra. Componente dell’Assemblea Nazionale Pd, gioca ancora con le carte coperte: nessuno sa se sia d’accordo o meno sulle primarie. Ma con certezza ci sono stati alcuni movimenti di retrovia: se n’è interessato Danilo Grossi, dirigente nazionale dell’area Schlein.
Movimenti a sinistra

Grossi lo ha fatto a fari spenti, scottato dalla recente esperienza che lo ha bruciato sulla via per la candidatura a Segretario Provinciale del Partito Democratico. Un Congresso Provinciale che sta influendo parecchio sulle dinamiche del centrosinistra nella scelta del candidato sindaco: nessuna delle due aree Dem (quella che sta con Sara Battisti e quella che si riconosce in Francesco De Angelis) vuole pestarsi i piedi.
Nelle prossime ore è atteso un comunicato di Andrea Querqui, sul quale è pronto a scommettere fino all’ultimo centesimo il Segretario Pd Giulio Conti (uno di quelli che rottamò Piroli). È pronto a rompere gli indugi e lanciare la propria candidatura, lo farà con un documento che ha già messo a punto e vorrebbe lanciare la prossima settimana: le Primarie gli darebbero ogni legittimazione, politica e popolare. Allora perché nessuno le vuole fare?
Prima di tutto per una questione di tempo: una votazione di quel genere non si organizza in cinque giorni. E poi perché intorno a Querqui c’è già un nutrito gruppo di sostegno, potenzialmente capace di sviluppare 5 liste: anche loro ufficializzeranno la propria posizione subito dopo l’uscita del documento. A quel punto le primarie non avrebbero più senso.
Polpette avvelenate e genuine

Non trovano conferma le voci secondo le quali ci sarebbe stato un confronto diretto tra l’ex sindaco Ds Maurizio Cerroni, l’ex sindaca appena uscita da Demos Manuela Maliziola, le Consigliere di opposizione uscenti Emanuela Piroli e Mariangela De Santis. Nessuna conferma, solo smentite: il che autorizza a classificarle come voci che hanno come obiettivo quello di destabilizzare.
Più attendibili invece le indiscrezioni sui desideri di Emanuela Piroli: avrebbe chiesto un progetto di ampio respiro analogo a quello messo in atto dal centrodestra caduto insieme al sindaco Roberto Caligiore. In pratica? Di manovrare per fare in modo che Ceccano possa confermare il suo seggio in Provincia nelle prossime votazioni, prendendo quello che Fratelli d’Italia era stata capace di assegnare proprio a Caligiore. Ma in questo momento nessuno nel Pd può firmare quella cambiale politica: non c’è un organismo provinciale in carica, il Segretario Luca Fantini ha esaurito il mandato e la Commissione Congresso che doveva occuparsi di questa fase transitoria si è dimessa.
Parere negativo invece per l’altro desiderio: quello di fare il Presidente del Consiglio Comunale. Tranne Progresso Fabraterno, tutti gli altri hanno ribadito ad Emanuela Piroli un concetto base: primi ci si conta e poi si decide.
Cercasi Unità disperatamente

Il problema di fondo sta nell’assenza di un livello Pd superiore a quello Comunale. Cioè di un livello legittimato a prendere accordi più ampi ed impegnativi. A volerla dire con una certa crudezza: quelli tra Piroli e l’appoggio a Querqui sono problemi che il Pd deve risolversi in casa. Se vuole recitare un ruolo credibile a Ceccano. E se vuole arrivare ad un accordo unitario tra i due che al momento ancora non può essere dato per scontato.
Ad oggi, con certezza non intende allinearsi l’ex sindaco Manuela Maliziola. La confusione in casa Pd tra Area Dem (Andrea Querqui) ed Area Schlein (Emanuela Piroli) favorisce l’ex sindaca socialista Manuela Maliziola. Che proprio per sottrarsi ad eventuali ordini di scuderia si è dimessa nelle settimane scorse da Demos.

Ha avviato un proficuo dialogo con l’ex assessore delle giunte Caligiore 1 e 2 Mario Sodani. Nei fatti, sta nascendo un cartello di centro moderato che guarda al mondo cattolico: pare stia facendo breccia tra tante personalità e professionisti che vedono ancora nell’ex sindaca l’unica che rottamó realmente il vecchio centrosinistra, dal quale la storia dice che fu prima usata e poi scaricata. Chi lo fece aprì le porte di Palazzo Antonelli alla destra di Caligiore.
“Il nemico del mio nemico è mio amico”
Destra che vedeva nelle sue espressioni più dure, forti, di rottura, al limite dell’estremismo l’assessore Stefano Gizzi. L’uomo messo alla porta dal sindaco Caligiore per aperto sostengo a Putin ed all’invasione dell’Ucraina, per sette anni è stato assessore alla Cultura e Bilancio.

In questi giorni il caffè (il nome della video rubrica social che porta avanti da alcune settimane) è passato da bollente a corretto a giudicare dai toni e dalle argomentazioni utilizzate. Ha lanciato, per il tramite del suo fedelissimo Alessio Patriarca (ex delegato alla Cultura, a sua volta defenestrato per essere stato più fedele a Gizzi che all’amministrazione) la proposta di riaprire il Castello. In questo periodo Stefano Gizzi si sta rivelando indigesto per il centrodestra: sostengono che sia entrato nella più classica delle ottiche del beduino: “il nemico del mio nemico è mio amico”, favorendo di fatto il Pd.
Gizzi non è una voce solitaria nel deserto. In queste ore gli sono politicamente vicini il farmacista Fabrizio Tambucci e l’avvocato Filippo Misserville. Il primo è urtato per l’avvio delle procedure di assegnazione della farmacia comunale, che hanno visto la partecipazione di un concorrente; il secondo è da sempre critico verso il centrodestra locale.
Le foibe sono mie

In questi giorni ha tenuto banco in città la polemica sulle foibe, anche questa è stata fonte di distinguo tra le varie anime del centrosinistra. Da un lato il Collettivo 2030 che parla di “solita carnevalata” citando le iniziative di FdI. Scatenando così le ire dell’avvocato Rino Liburdi (segretario in pectore del circolo cittadino FdI, uno che cita Mattarella e nulla ha da spartire con il vetero fascismo) che li accusa di revisionismo meritando la ribalta nazionale su le pagine de “Il Giornale”. Anche in questo caso si distinguono Mariangela De Santis ed i ragazzi di Progresso Fabraterno. Hanno avuto un atteggiamento del tutto differente.
Da Giovannone a Ruspandini
Le cronache mostrano un Fabio Giovannone particolarmente attivo in queste ore. Ex Presidente del Consiglio comunale ed ex delegato al Commercio ed ai Grandi Eventi, a lui va riconosciuto di aver rilanciato la festa patronale indovinando l’ingaggio dei The Kolors ed Arisa. Sta aggregando forze importanti nella sua lista, che faceva parte dell’ex maggioranza, con colpi (e nomi) che potrebbero essere clamorosi.

Sta sondando il terreno ed è pronto a scendere in campo per essere determinante. È stato attore protagonista in questi giorni di diversi incontri politici.
Il coordinatore provinciale di FdI Massimo Ruspandini ha fatto pubblica ammissione di imbarazzo per quanto accaduto in città: lo ha fatto ieri sera su Teleuniverso durante la trasmissione A Porte Aperte dove nessun messaggio è stato scartato, anche i più urticanti per il deputato ceccanese. Che ha evidenziato come finora il silenzio sia stato rigoroso per rispettare il lavoro degli inquirenti: che non ha coinvolto – ha ricordato – né il Partito né altri soggetti della scorsa amministrazione.
La forza tranquilla di Ruspandini impone di non cedere a polemiche e di continuare ad aggregare intorno ad Ugo di Pofi come candidato sindaco. La possibile data dell’11 maggio per le elezioni non può certo lasciare il passo a perdite di tempo.