
Il Partito Socialista Italiano del Lazio conferma la sua rotta al Congresso regionale di Frosinone, rieleggendo Gian Franco Schietroma. E affermando una chiara identità politica. Con mozioni contro il trasversalismo e proposte per riformare le province e Roma Capitale. Il PSI rivendica un ruolo prominente nel centrosinistra.
Nel tempo della politica liquida, il Partito Socialista Italiano del Lazio sceglie la rotta solida. E al Congresso regionale di sabato celebrato a Frosinone — tra mozioni, applausi e una sorprendente (visto quello che accade a poca distanza, nel Pd) unità d’intenti — ha riconfermato Gian Franco Schietroma al timone. Rieletto per acclamazione, senza ombre né mugugni, in un clima che più che Congresso è sembrato una chiamata collettiva all’orgoglio socialista.
Una mossa che ha il sapore della coerenza. E forse anche della rivincita di chi ha sempre creduto che si può restare a sinistra senza sbiadirsi nel mimetismo delle alleanze o farsi risucchiare dal vortice di “liste civiche” dai contorni confusi.
Autonomi sì, isolati no

Il Congresso ha approvato la mozione del segretario Schietroma con una chiarezza politica che oggi suona quasi rivoluzionaria: no a ogni forma di trasversalismo, sì a un centrosinistra vero, in cui il PSI non fa tappezzeria ma mette sul tavolo la propria identità. Nessuna rincorsa al centro indistinto, ma nemmeno l’illusione del minoritarismo. Il messaggio è netto: essere socialisti non è nostalgia, è progetto.
È una risposta doppia al Partito Democratico. Che nelle recenti Comunali in provincia di Frosinone ha dato vita ad alleanze civiche con Fratelli d’Italia e Lega (a Ferentino, Sora e Veroli). E che nei giorni scorsi ha mandato un segnale chiarissimo al Psi (prima con il capogruppo Angelo Pizzutelli, poi con il Presidente regionale Francesco De Angelis) in vista delle Comunali 2027 di Frosinone.
La posizione Socialista nel Lazio è chiara. Un progetto che si riaggancia ai pilastri classici della sinistra riformista: lavoro, sanità, scuola pubblica, con una cornice aggiornata all’emergenza del nostro tempo. Cioè quell’ecosocialismo che tenta di conciliare giustizia sociale e ambientale senza trasformarsi in un hashtag da convegno.
Roma Capitale, Lazio Regione dei territori

Sul piano istituzionale, il Congresso alza il livello del dibattito e lancia due proposte che faranno discutere. La prima: riformare la legge Delrio e restituire ai cittadini il potere di eleggere i vertici delle Province. Proprio quelle Province che sembravano scomparse nella nebbia burocratica e che invece – nella visione Socialista – devono tornare a essere presidio democratico e motore territoriale. Soprattutto, con una classe dirigente eletta nuovamente dai cittadini con le loro preferenze e non più da sindaci e consiglieri comunali attraverso un voto che vale in proporzione al numero di abitanti che amministrano.
La seconda, dirompente: Roma Capitale con poteri speciali di rango regionale. E contestualmente un Lazio ripensato come “Regione dei territori”, fatta di Province che si autodeterminano, con la Capitale finalmente autonoma, in linea con le grandi città europee. L’idea, proposta dal vice segretario nazionale Vincenzo Iacovissi e approvata con favore, rompe vecchi equilibri e rilancia una visione istituzionale su cui altri partiti da tempo nicchiano.
Una sinistra che pensa e propone

Il PSI del Lazio, insomma, torna a prendersi spazio non solo sul piano simbolico ma anche nei dossier concreti. E lo fa con un linguaggio che non chiede il permesso di esistere. In un centrosinistra spesso indeciso tra inseguire il movimentismo o flirtare col centro, i socialisti laziali scelgono l’autorevolezza del pensiero. Riformista, ma non remissivo.
Il Congresso ha avuto il sapore di una sinistra che non vuole più essere marginale né omologata. Che riscopre i propri strumenti: identità, proposta, organizzazione. La conferma di Schietroma alla guida non è solo una conferma personale ma un segnale politico: i socialisti ci sono e non per fare numero.
Il PSI del Lazio ha deciso di tornare a farsi sentire. Chi vorrà fare coalizione, d’ora in avanti, dovrà fare i conti con loro. Non con un “cespuglio”, ma con un Partito che ha memoria lunga e idee chiare. E che non è disposto ad accordi evanescenti: “Non si costruisce in dieci giorni quello che non si è fatto in dieci anni” ha ribadito Schietroma
Il messaggio al Pd è lanciato.