Il ritorno dei binari che a Colleferro fabbricano sogni

A Colleferro, l'industria ferroviaria rinasce grazie a MA S.T., che riqualifica gli ex capannoni Alstom per produrre treni e recuperare carrozze di lusso. Non solo riporta lavoro e artigianato ma rende il viaggio un'esperienza unica.

Senza carbone, senza colonne di vapore: a Colleferro i treni sono come quelli che cantava Celentano “Il treno dei desideri / nei miei pensieri / all’incontrario va“: attraversano il tempo, superano la crisi industriale più nera, tornano indietro fino ai tempi d’oro di Fiat Ferroviaria e Alstom. Perché a Colleferro ora i treni non passano soltanto: tornano a nascere.

Gli ex capannoni Alstom si preparano a sentire di nuovo il rumore di metallo vivo, di mani che battono, saldano, cuciono, lucidano. Dopo quattordici anni di silenzio, torna il suono dell’officina. Il suono della produzione. Grazie a MA S.T. (Special Train).

Il ritorno al futuro

Le officine con le carrozze in fase di ammodernamento

È come se il tempo avesse fatto inversione a U, ritrovando la sua fermata. MA S.T. non fa treni qualsiasi. Fa treni che raccontano. Convogli di lusso che non servono solo a viaggiare ma a trasformare il viaggio in un’esperienza. Restaurano carrozze d’epoca, disegnano interni su misura, riportano in vita pezzi di storia con la grazia di un ebanista e la visione di un ingegnere aerospaziale. Lo chiamano “turismo su rotaia”, ma è quasi teatro. Mobile, elegante, silenzioso.

È anche un ritorno industriale pesante, concreto. Con MA S.T. e altre aziende in arrivo nel perimetro ferroviario vicino alla stazione, Colleferro torna ad avere una vocazione: quella di costruire, non solo di smistare. “Un’economia fatta di mani, officine e artigiani“, spiega con orgoglio il sindaco Pierluigi Sanna. Almeno 100 nuovi posti di lavoro previsti già in fase di partenza. E non sono numeri da catena logistica: servono falegnami, tappezzieri, tornitori, meccanici, elettricisti, carpentieri. Persone che sanno fare. Che imparano facendo.

Dove un tempo nascevano carrozze per Ferrovie dello Stato e treni leggendari come il Pendolino, oggi si costruiranno carrozze di lusso che attraverseranno l’Europa.

Guardare avanti

Il glorioso treno Settebello con la sua carrozza panoramica

MA S.T. guida il progetto con una visione indipendente ma alle spalle ha una rete di partner in grado di coprire tutto il processo: ingegneria, project management, omologazione. La sfida? Fondere innovazione e artigianalitàestetica e funzionalitàcomfort e velocità.

E tutto accade qui, in un posto dove fino al 2011 si faceva industria senza fumi e senza clamori. Industria “verde”, compatibile, ecosostenibile, come la chiamerebbero oggi. Ma allora non bastava. Poi, il vuoto. La chiusura. I cancelli serrati. Le promesse mancate.

Pierluigi Sanna. Foto © Stefano Carofei / Imagoeconomica

Oggi, invece, si torna a guardare avanti. Le servitù ferroviarie sono ancora attive. I binari arrivano dentro i capannoni.È stata scelta Colleferro anche per questo — spiega ancora Sanna — perché qui il treno entra nel cuore della fabbrica. Come fosse a casa sua“. Ha pagato la visione del futuro di un sindaco che non ha voluto far sbullonare quei binari e non li ha voluti mettere in vendita un tanto a tonnellata. E che nel ritorno delle officine ferroviarie a Colleferro ci ha creduto dal primo minuto: alla riapertura di quei cantieri ci ha lavorato personalmente, seguendo l’iter passo per passo, timbro dopo timbro. Chissà se ascoltava Celentano, chissà se ha mai pensato che i treni dei desideri potessero marciare al contrario.

Centinaia di storie

E forse è proprio così. Perché Colleferro, in fondo, è una città ferroviaria travestita da città industriale. Un posto dove il treno non è solo un mezzo ma una memoria condivisa. Dove si può ancora costruire bellezza a passo d’uomo, su ruote d’acciaio.

Foto: Sprea Fotografia

Il ritorno dell’industria ferroviaria qui non è una notizia da taglio basso. È una restituzione. È un futuro con le mani sporche di lavoro e la testa piena di design.

Non saranno milioni di tonnellate ma saranno centinaia di storie. Di famiglie. Di vite che tornano a incastrarsi nei ritmi di una sirena di inizio turno. Con la consapevolezza che non tutti i viaggi iniziano con un biglietto in tasca. Alcuni cominciano da una saldatura ben fatta, da una cucitura precisa, da un tornio che gira. E da una città che ha deciso di non farsi scartare.