Il sociale che in Ciociaria mette un certo Pd ed il M5s “contro” il renzismo

Come potrebbe essere letto il "campo larghissimo" cercato da Italia Viva in una Provincia che dopo la mannaia sul Rdc è cambiata in tutto

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Il presupposto è quello che tiene banco in queste settimane e che ha fatto focus in quel di Cernobbio al Forum Ambrosetti. C’è un format “impossibile ma non troppo” che sta ammaliando una parte del Partito Democratico ed una fetta di Italia Viva. Ed è quello per cui adesso il “campo largo ma proprio largo” è un po’ meno utopia ed un po’ più materia di studio. Studio pignolo ed a volte riottoso, ma comunque in atto. Ed il campo largo su cui ci si potrebbe calibrare è quello che include, affianco ai dem, Italia Viva di Matteo Renzi.

C’è però una pregiudiziale che nel Lazio ed in provincia di Frosinone sembra più marcata, e sotto due aspetti. Quella pregiudiziale si chiama Movimento Cinquestelle. Perché due? Perché Giuseppe Conte fu di fatto il killer del campo largo alla Pisana con Nicola Zingaretti a guidarla. E con Daniele Leodori (la mente) e Mauro Buschini (il braccio) che, per lungo e proficuo tempo, fece dell’anatra zoppa un format di governo funzionale.

L’anatra zoppa che non zoppicava

Mauro Buschini (Foto © Gianluca Franconetti)

Poi Conte prese la sua strada solipsista e saltò tutto. Onestà intellettuale impone di dirla tutta: che Giuseppe Conte fu solo un pezzo del racconto: anche il Pd ci mise molto del suo per arrivare all’autodistruzione di quel modello. Riuscendoci senza troppi sforzi.

Il che ci dice che il leader del M5s che si appresta a resistere ad una Costituente che sa di reset non gradisce il funzionalismo con i dem a trainarlo. La pregiudiziale due è socioeconomica, e rimanda ad alcuni step e legiferati che del M5s portavano le impronte e che al Pd sono piaciute solo dopo e solo in salsa anti meloniana.

Tra di esse spicca il “fu” Reddito di Cittadinanza. Sì, ma perché questo sarebbe un fattore ad alta incisività potenziale nostrana? Perché la Provincia di Frosinone, fin quando il Rdc c’era stato, ce lo aveva per tanti e con uno degli importi più ragguardevoli. Nei mesi tra novembre 2023 e gennaio 2024 tra Ciociaria e Cassinate erano oltre 15mila le persone che percepivano la controversa misura. Soprattutto si parla di una misura molto più incisiva nei meccanismi decisionali della base. Quanti, tra i non addetti ai lavori, si rammaricarono per la “morte” dell’anatra zoppa?

La Provincia di Frosinone ed il “podio sul Rdc”

Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

E quanti invece hanno passato settimane e mesi ad imprecare e maturare fiele con la cessazione del Rdc? Tra l’altro l’importo frusinate era tra i più alti. Superava infatti quelli di Roma e Latina con 592,69 euro. Mettiamo un attimo da parte i numeri e ragioniamo sulla loro coda politica. I partiti che si federano lo fanno per ottenere consenso, nella fattispecie quello che li dovrebbe condurre ad una vittoria contro il destracentro.

E le famiglie della provincia di Frosinone che, deprivate dal Reddito di cittadinanza, hanno fatto i conti con la povertà o con difficoltà di nuove rotte attive, sono state quasi 8mila. Il che fa circa, a lume di naso e contando tre elementi maggiorenni a famiglia di cui almeno uno abbia trovato alternative, almeno 18/20mila cittadini ancora moderatamente incazzati come bisce contro chi i Rdc non lo volle più.

Le impronte digitali di Renzi

Matteo Renzi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

E tra chi volle che la misura contiana scomparisse non ci sono solo i partiti della trimurti centro destrorsa. No, ci sono nell’ordine: quasi tutto il Pd prima che venisse folgorato sulla via di Damasco del funzionalismo anti meloniano e… Italia Viva. Cioè il partito che oggi si offre come un dannato di essere sparring del Nazareno a guida Elly Schein. Una segretaria che sui temi sociali è mastina assai, e che anche sul salario minimo sta facendo tuoni e fulmini.

Capito il problema che è nazionale ed ancor più nostrano? In questo schema già complicato poi si inserisce tutta una serie di variabili nazionali, la prima delle quali è proprio dem certificata. Non c’è solo Conte a non voler neanche sentir parlare di Renzi, ma anche una robusta fetta di dem. La roccaforte dei quali è costituita dal gruppo di Articolo 1, che lasciò il Pd proprio per polemica contro il renzismo.

La tesi di Scotto: “Più vicini al M5s”

Arturo Scotto (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Ma si tratta di una roccaforte che potrebbe non essere espugnata facilmente, almeno a sentire Arturo Scotto, deputato e già coordinatore dei bersaniani oggi rientrati al Nazareno. Al Foglio Scotto ha spiegato cose che stanno tra l’interessante ed il problematico. Cose come questa: “Conte e Renzi si battibeccano intorno al Pd, anche perché sanno che il Pd è il perno della coalizione che va costruita per offrire al paese un’alternativa alla Meloni. L’interlocutore principale per farlo per noi pero è e resta il M5s”.

Di questi tempi la moda più imperante ne dem è quella di ricondurre le battaglie di settore alle “guerra” della segretaria. Elly Schlein è diventata all’improvviso totem di riferimento e la sua verve sociale e sui diritti ha preso toni e modi di un virus. Non è un caso che oggi anche in Ciociaria le varie componenti invochino la figura della leader come “brand” di ogni pensiero o iniziativa.

Totem unico per De Angelis e Battisti

Francesco De Angelis, Sara Battisti, Claudio Mancini, Enrico Pittiglio

Anche quando sono componenti divaricate dalle inevitabili dinamiche di un partito pluralista, come AreaDem di Francesco De Angelis e Rete Democratica di Sara Battisti. Perciò se Scotto dice che “è evidente che c’è un’affinità maggiore con i 5 stelle” bisogna settarsi benebene sul mood sociale di battaglie da riesumare rispetto a vecchie perplessità. E non sarà facile in una provincia dove la grande logistica non ha ancora attecchito e l’industria tradizionale langue su strade minimal e retrò.

E dove se non arrivassero le Zes regionali in agenda della combo dei due Enrico, Coppotelli e Tiero, la produzione spiccherà il volo come le cicogne. Scotto ha rincarato la dose sulla maggior affinità con il M5s. “Stiamo facendo battaglie comuni volute con forza dal la segreteria Elly Schlein”. Anche il cuscino che Schlein ha lanciato sotto il didietro delle trattative non sembra dribblare Scotto. E il mantra del “no veti” della segretaria non rappresenta una contraddizione.

Polemiche di ieri e contraddizioni di oggi

Giuseppe Conte (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

“Guardi, io le polemiche con Renzi le ho già fatte e non voglio farne di nuove, ma la contraddizione mi sembra più la sua che quella del Pd. Italia viva è è l’unico partito di opposizione che non ha firmato la proposta per il salario minimo, la battaglia fino a oggi più riconosci bile fatta da noi con M5s, Avs e anche Azione”.

E poi: “Il Pd è andato bene alle europee, recuperando mezzo milione di voti e l’elettorato giovanile. Perché più di tutti ha parlato di salario minimo, precariato, ricucitura nei rapporti tra l’Italia metropolitana e quella delle aree interne. Renzi l’ha capito?”.

Redditi contratti, parola di Eurostat

Sì, ma il Reddito di Cittadinanza, cioè una cosa morta come causa ma ancora viva come effetto, davvero può costituire un discrimine o comunque una rotta? “E’ del tutto evidente che con i 5 stelle in questo anno e mezzo ci siamo confrontati con costanza, sugli argomenti, ancor prima che tra gruppi dirigenti”.

Foto: Darko Djurin © Pixabay

“Il reddito di cittadinanza era una loro bandiera, nel Pd c’è stato un dibattito duro, ma oggi nessuno mette in discussione che sia una misura giusta e indispensabile. Basta guardare alla contrazione dei redditi reali fotografata da Eurostat”.
La chiosa è da amarcord venefico: “Renzi raccoglieva le firme per cancellarlo o ricordo male?”.

E la domanda a questo punto è una sola con merito bifido. Quanti, in Provincia di Frosinone, si stanno ponendo lo stesso quesito? E quanti se lo porranno quando avranno una scheda in mano con disegnato su il format del campo largo che guarda a Rignano?