“Il Tesseramento Pd non è valido per il Congresso”

Una giornata ad alta tensione per il Pd. Il Regionale accoglie i ricorsi ed invalida il tesseramento ai fini del Congresso. Ora la palla passa al nazionale. Il comitato Migliorelli: "Decisione scandalosa”. Le dimissioni a Frosinone: via anche vice Segretario e Presidente. Il Segretario Tallini resiste: azzera tutto e convoca il Direttivo. In sintonia con Pizzutelli

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

La decisione arriva poco prima delle 20, al termine di un confronto breve ma serrato. A Frosinone è quasi tutto da rifare: la Commissione di Garanzia Pd del Lazio ha deciso che “il tesseramento 2025 è valido ai fini dell’iscrizione al Partito Democratico, non è valido ai fini Congressuali”. Cioè chi ha pagato la tessera è iscritto al Pd ma non può usarla per andare a votare il nuovo Segretario provinciale. Il Congresso in queste condizioni non si può tenere: mancano gli elettori.

Un verdetto ampio, non unanime: in 5 hanno votato a favore di questa risoluzione, solo 1 contrario, in 2 al momento del voto si sono alzati e sono andati via; sono i due commissari che rappresentano Area Dem.

Terremoto politico

(Foto © Salvatore Contino)

Quel voto è un terremoto politico. Che ora mette in discussione gli assetti provinciali e crea imbarazzo anche al Regionale. Non ha avuto esitazioni il presidente della Commissione di Garanzia del Lazio Alberto Tanzilli, non si è fatto condizionare: né dalle accuse di essere incompatibile con il caso né dalle richieste bonarie di farsi da parte, tantomeno dal ricorso formale con il quale ne è stata chiesta la destituzione al Nazionale. Statuto alla mano ha esaminato la situazione creatasi in Ciociaria ed ha applicato le regole.

Non una parola sul Congresso. La Commissione di Garanzia non ne ha competenza: il suo perimetro è il rispetto delle regole interne. Mentre il Congresso attiene ad un perimetro politico. Proprio per questo il presidente Alberto Tanzilli una volta chiuso il verbale ha disposto l’invio di tutto il fascicolo al Nazionale. Lì c’è l’organo di seconda istanza che potrà riesaminare il tutto e rivedere eventualmente la decisione.

Soprattutto, al Nazionale c’è il livello che deve decidere come uscire da questa situazione. Che crea imbarazzi anche nel livello Regionale. Perché quello che è accaduto a Frosinone non è stata una gazzarra di periferia, non è stata una scaramuccia di retrovia. Ma ci sono anche altre impronte digitali.

L’antefatto

Francesco De Angelis e Sara Battisti

Tutto nasce a ridosso delle scorse elezioni Europee. La narrazione è diversa a seconda del fronte dal quale la si ascolta ma la sostanza è certa: si rompe dopo anni l’asse politico che ha visto insieme lo storico leader Francesco De Angelis e l’esponente orfiniana Sara Battisti a lungo sua avversaria prima di convergere in Pensare Democratico. Un’alleanza che assicura una solida maggioranza alla loro componente: centrano la doppietta alle Regionali (Mauro Buschini – Sara Battisti) ed il bis alle successive (Battisti).

Con la rottura, Francesco De Angelis aderisce ad Area Dem di Dario Franceschini e Daniele Leodori mentre Sara Battisti rimane in Rete Democratica di Claudio Mancini. Non è una separazione indolore. Viene messa in discussione la vicepresidenza della Provincia ad Enrico Pittiglio (Battisti) e quella nel Cda della partecipata Saf a Mauro Buschini (De Angelis), la guida provinciale del Partito a Luca Fantini (Battisti) e quella dell’Agenzia di Formazione ad Adriano Lampazzi (De Angelis).

La contrapposizione diventa scontro nel momento in cui scade il mandato di Luca Fantini. A fatica si compone la Commissione Provinciale Congresso che deve traghettare il partito fino alla votazione dei suoi nuovi quadri dirigenti. La situazione precipita il 23 dicembre 2024: quel giorno vengono riconsegnate in Federazione le tessere con gli iscritti al Pd per il 2025. Devono essere date le altre tessere in bianco a chi ha altre persone da iscrivere. Succede il caos.

I ricorsi

Antonio Pompeo con Sara Battisti

Si dimettono i 5 componenti dell’asse tra Sara Battisti e l’ex presidente della provincia Antonio Pompeo (Base Riformista) protagonista con lei di un testa a testa alle Regionali. Denunciano la presenza in Federazione del Responsabile Regionale Tesseramento Andrea Ferro (Area Dem): lo accusano di avere distribuito le nuove tessere senza rispettare le regole che assicurano la correttezza delle iscrizioni. È presente anche Alberto Tanzilli ma nella vesta di presidente di garanzia della Commissione Congresso. Quando vede che si stanno distribuendo le tessere va in fondo alla stanza: vuole sia evidente che non sta né partecipando ne avallando quanto accade ma che sta solo osservando.

Su quella distribuzione si scatenano una trentina di ricorsi. Nei giorni successivi partono le controdeduzioni. Nel frattempo Tanzilli riunisce la Commissione di Garanzia per esaminare quelle contestazioni. Ascolta chi c’era, convoca Ferro e gli chiede perché abbia agito in quel modo, gli domanda chi gli abbia conferito quel mandato: non tutte le risposte sono lineari. Da Frosinone parte prima un invito poi un ricorso formale: Area Dem ed i suoi alleati dell’area Schlein chiedono la rimozione di Tanzilli sostenendo che sia stato protagonista dei fatti che sta giudicando.

Lui invece ritiene di essere stato solo testimone. E tira dritto. Fino alla votazione di questa sera: 5 a favore, 1 contro, 2 assenti, il tesseramento non è valido ai fini del Congresso. E ora la palla passa al nazionale.

Decisione scandalosa

Achille Migliorelli

In serata, poco prima delle 22, il comitato che sostiene la candidatura di Achille Migliorelli a Segretario Provinciale prende posizione. È l’asse tra Area Dem e l’area Schlein. Parla di “scandaloso il deliberato della Commissione Regionale di Garanzia. Gli oltre cinquemila iscritti alla Federazione di Frosinone sono ufficialmente e regolarmente iscritti ma non possono votare, ritenendo attendibili i ricorsi di una sola parte. Una decisione assurda ed incomprensibile”. 

Il comitato accusa di parzialità il Regionale: “È chiaro che non potendo obiettare nulla sulla regolarità del tesseramento hanno dovuto trovare questa motivazione che non ha alcun fondamento politico e regolamentare”

Per Area Dem ed il collettivo che fa riferimento a Schlein “È evidente che la sola finalità sia quella di non far tenere il Congresso, perché hanno paura di perderlo. Domani stesso presenteremo ricorso alla Commissione nazionale, che di certo con occhio più lucido e sereno saprà ristabilire le giuste regole e le giuste modalità”.

Il comitato ritiene che si stia tentando disperatamente di impedire l’elezione del Segretario e di un nuovo Gruppo dirigente. Ribadisce la sua certezza nella vittoria di Migliorelli. Punta il dito sugli avversari “Sono così sicuri di vincere il Congresso che stanno facendo di tutto per impedirne il democratico svolgimento”. 

L’assedio a Frosinone

Angelo Pizzutelli (Foto © Massimo Scaccia)

Ma la decisione della Commissione Regionale di Garanzia è solo l’ultima puntata di una giornata ad alta tensione nel Partito Democratico. È alle prese con le conseguenze della decisione clamorosa presa sabato dal suo capogruppo in Consiglio Comunale Angelo Pizzutelli, uno che sposta ottocento voti alla volta ed è stato il più votato nel centrosinistra alle scorse Comunali, il secondo in assoluto. Si è dimesso da Capogruppo, rimanendo comunque al suo posto nel Pd ed in opposizione.

Nei fatti punta il dito contro Area Dem e l’area Schlein. Il giorno precedente hanno accompagnato l’ex sindaco di Firenze Dario Nardella in un tour della provincia che ha contribuito ad eleggerlo al Parlamento Ue. Ma non hanno toccato Frosinone nonostante le 700 preferenze portate dal Capoluogo. Angelo Pizzutelli sospetta che Frosinone sia stata sacrificata sull’altare dell’accordo tra Area Dem e Schlein. Ne ha conferma quando l’indomani viene eletta la Segreteria cittadina: individua gli indizi con i quali stroncare le sue aspirazioni di candidarsi come sindaco per affidare quella candidatura ad un esponente Schlein.

I cinque esponenti dell’area che fa riferimento al Segretario nazionale a quel punto si dimettono. Avanzando riserve sul comportamento del Segretario di Circolo Marco Tallini (Battisti).

Giornata di dimissioni

Il Segretario Pd di Frosinone Marco Tallini e la vice Elsa De Angelis

 E oggi sono arrivate altre due dimissioni: quelle della vice Segretaria Elsa De Angelis e quella del Presidente Luigi Sacchetti. Entrambi di Area Dem. Per loro l’ondata di dimissioni solo “ulteriore segno che più di qualcosa non ha mai funzionato. Diversi dissapori hanno bisogno di chiarezza”. Quali? Anche loro mettono nel mirino il Segretario Marco Tallini.

Gli contestano che “Nonostante le sollecitazione fatte al Segretario per affrontare la problematica, ad oggi non c’è stata nessuna risposta. Siamo solamente al corrente (perché scritto in chat ieri) del lavoro sulla creazione di una chat di circolo, cosa di cui parliamo da 3 settimane e che avremmo potuto creare anche noi in 4 minuti. La verità è che tra noi non si parla, probabilmente anche per una mancanza di fiducia ci viene oramai da pensare”.

Per essere ancora più chiari “non riconoscendoci nei metodi portati avanti di gestione del Circolo, è giusto da parte nostra rimettere al segretario le deleghe di presidente e vice segretaria. Non ha senso rimanere in un gruppo che non ha mai realmente unito le proprie forze e viaggiato in sintonia. I silenzi sono diventati assordanti, e le questioni irrisolte iniziano a pesare come macigni”.

Tallini azzera tutto

Se l’obiettivo era quello di spingere Marco Tallini alle dimissioni, l’effetto ottenuto è il contrario. Sul suo fronte il sospetto è che Area Dem e Schlein puntino ad eleggere un nuovo Segretario. Così, Tallini prende carta e penna e dopo le ulteriori due dimissioni scrive una nota.

Alla luce delle dimissioni di alcuni membri della Segreteria cittadina ritengo sia necessario azzerare l’organismo e riunire il direttivo alla presenza dei consiglieri comunali per rilanciare in maniera unitaria la nostra azione politica”. In un altro passaggio evidenzia che le dimissioni sono “un atto legittimo ma francamente incomprensibile, data la condivisione di ogni scelta fin qui adottata. I messaggi sono due. Il primo: parliamo un po’ con il Gruppo e vediamo cosa dice, se il problema sono io o eventualmente siamo noi. Il secondo: va bene le dimissioni, ma guardate che fino a ieri abbiamo condiviso tutto”.

È chiaro che prima di scrivere abbia avuto un confronto con Angelo Pizzutelli. E che abbia individuato una sintonia con il Capogruppo dimissionario. Non a caso scrive “Sono convinto che, alla fine di questa verifica politica, Angelo Pizzutelli continuerà ad esercitare la sua funzione di capogruppo come ha sempre fatto con grande generosità e competenza”.

La guerra è solo all’inizio.