
Maggioranza frammentata, opposizione disorganica, gruppi consiliari non aggiornati e alleanze ballerine. Mastrangeli resiste, ma il caos politico rende incerta ogni prospettiva. Dissidenti e fedelissimi convivono in un clima di confusione istituzionale che rende il futuro amministrativo sempre più imprevedibile
A Palazzo Munari la politica è diventata un rompicapo degno di un giallo parlamentare. A due anni dalla scadenza naturale del mandato, la maggioranza che nel 2022 aveva incoronato Riccardo Mastrangeli sindaco di Frosinone somiglia ormai più a un mosaico infranto che a una solida coalizione di governo. Nel frattempo, l’opposizione si allarga, si frammenta, si ricompone… ma solo sulla carta. Anzi, nemmeno quella ci aiuta più.
Venerdì 6 giugno andrà in scena l’ennesimo atto della complicata convivenza politica frusinate: doppia seduta del consiglio comunale, con al centro l’approvazione del Rendiconto. Un test di tenuta per una maggioranza “potenziale” che arranca e che, per portare a casa i numeri, deve pescare ogni volta da un mazzo sempre più impolverato di alleati trasversali, dissidenti momentanei e consiglieri “in cerca d’autore”.
Il documento contabile sarà il banco di prova di un equilibrio sempre più precario. Servono 17 voti su 33, e Mastrangeli può teoricamente contare su una coalizione che viaggia attorno ai 16 voti, compreso il supporto a geometria variabile della Lista Marzi, che da tempo si è rifugiata nell’astensione “costruttiva”.
Dissidenti in cerca d’identità

Nel centrodestra si contano ormai nove consiglieri che hanno rotto con la maggioranza. Alcuni, come Giovambattista Martino, Teresa Petricca e Francesco Pallone, si sono reinventati in un nuovo gruppo, “FutuRa” (nome con evidenti ambizioni da rinascimento locale). Altri come Anselmo Pizzutelli, Maria Antonietta Mirabella e Giovanni Bortone— continuano a frequentare i gruppi d’origine pur disconoscendone la linea politica. Una sorta di “ghosting consiliare“, dove si resta nella chat di gruppo ma si fa finta di non leggere i messaggi.
Il centrodestra frusinate appare oggi come un grande condominio dove tutti litigano, ma nessuno vuole davvero traslocare. E la domanda sorge spontanea: se da due anni si è in aperta rotta con il sindaco, perché continuare a far parte del suo gruppo? Timore delle elezioni? Mancanza di alternative? Nostalgia?
Forza Italia: più azzurri che presenti

Anche Forza Italia non se la passa meglio. I consiglieri Maurizio Scaccia, Pasquale Cirillo e Christian Alviani hanno messo sul tavolo da tempo la richiesta di un azzeramento della giunta, ma per ora il sindaco a quell’orecchio non ci sente. Perché l’imposizione del rimpasto è un affronto politico e personale inaccettabile per Mastrangeli. Infatti, la sua reazione in questi mesi è stata quella di confermare in Giunta l’assessore Adriano Piacentini che Forza Italia volva giubilare accusandolo di essere più fedele al sindaco che al Partito. E poi ha imbarcato altri voti dall’opposizione, dimostrando a Forza Italia che i suoi nn erano indispensabili.
I tre restano in trincea, ufficialmente dentro il centrodestra, ma sempre pronti a far saltare il banco. Almeno nominalmente. Perché all’atto pratico è un po’ complesso che lo facciano: salterebbe uno schema regionale e nazionale, autorizzando un effetto domino in tutte le amministrazioni dove Forza Italia può essere mandata a casa. Intanto, i loro nomi ballano anche nei registri ufficiali del Comune, dove la realtà consiliare è ferma a una fotografia del passato.

Christian Alviani, ad esempio, risulta ancora nella Lista Ottaviani (nonostante sia ormai un forzista convinto), mentre l’assessora Alessia Turriziani è ancora iscritta al gruppo consiliare di FdI, pur avendo lasciato il posto a Paolo Fanelli. Marco Ferrara, consigliere in carica da tempo, nei documenti ufficiali è un fantasma. E Francesca Campagiorni? Segnalata ancora nel Polo Civico, ma in Aula si presenta con Fratelli d’Italia. Un puzzle mal aggiornato.
L’opposizione osserva (e spera?)
In tutto questo, l’opposizione assiste con un misto di curiosità e impotenza. I numeri per una mozione di sfiducia ci sarebbero pure ma l’opposizione uscita dalle urne non ha mai dialogato né costituito un coordinamento delle forze anti Mastrangeli, i dissidenti del centrodestra fanno opposizione a sé stante. Senza un’addizione nemmeno si può provare a staccare la spina. Operazione che in questo momento a nessuno conviene: perché nessuno è pronto per una cavalcata elettorale da compiere domani mattina.

Sul fronte del centrosinistra i Socialisti hanno già detto che il loro candidato è Vincenzo Iacovissi. Ma se esplodessero i Poli, la tentazione più forte per Riccardo Mastrangeli sarebbe quella di portarselo dentro al suo schieramento, dal momento che il Presidente della Commissione Area Vasta da lui voluto ha centrato il più grosso bersaglio politico degli ultimi anni unendo dieci Comuni e costituendo una bozza di Area Vasta da 100mila abitanti capace ora di contare quando chiederà fondi a Bruxelles.
Il Partito Democratico si appresta a sanare la frattura interna che lo ha bloccato dallo scorso dicembre con lo stop al Congresso Provinciale. Le componenti Area Dem e Rete Democratica, a fari spenti stanno dialogando affidandosi agli sherpa. A costruire la nuova coalizione intanto ci sta provando il capogruppo Angelo Pizzutelli, facendo il lavoro che il Partito non fa. Ancora una volta si è visto con il dissidente civico del sindaco, Anselmo Pizzutelli. Fa sapere che è stato un aperitivo casuale. Falso. In caso di esplosione dei poli o sua mancata candidatura a sindaco dal polo Prog, Angelo Pizzutelli vuole essere pronto a mettere in acqua una sua armata trasversale
La serenità di Mastrangeli

Per ora, Mastrangeli resta saldamente in sella. Non è mai “andato sotto” in aula consiliare e, a meno di colpi di scena clamorosi, potrà arrivare a fine mandato. Ma la domanda resta: con quale coalizione? E soprattutto: con quale opposizione?
Nel frattempo, Frosinone assiste a un consiglio comunale in continua mutazione, dove gli equilibri si spostano più in base agli umori personali che ai programmi politici. Un laboratorio di trasformismo che farebbe impallidire anche le migliori stagioni del Parlamento romano.
E chissà che in vista del 2027 non si assista a una vera rivoluzione. Ma per ora, il valzer continua. E la musica, per quanto stonata, non si ferma.