I risultati in Umbria ed Emilia Romagna non raffreddano le tensioni nel centrodestra del Lazio. Ma espandono il teatro della crisi. FdI ora potrebbe pretendere un riequilibrio sulle prossime candidature. Ecco perché
Segnali per Francesco Rocca. Arrivano dall’Umbria e dall’Emilia Romagna, dove le urne hanno appena pronunciato il loro verdetto. Segnali chiari per il Governatore del Lazio alle prese da luglio con una crisi del centrodestra che sta logorando l’Aula. Ancora più nitidi quei segnali sono per Giorgia Meloni ed Antonio Tajani: i leader nazionali ai quali Francesco Rocca ha passato la patata bollente di una Forza Italia che reclama una riassetto della Giunta perché in un anno è passata dai 3 Consiglieri eletti agli 8 sui quali oggi può contare (grazie all’arrivo di 2 M5S e 2 della Lega, più il patto d’Aula con Noi Moderati). Ma nonostante questo resta con 2 assessori come il Carroccio che in Aula è sceso ad 1 solo Consigliere.
I segnali dalle urne
Le urne hanno parlato e dato le loro indicazioni. Francesco Rocca non vuole cambiare gli equilibri di Giunta nel Lazio: teme di finire in un continuo valzer tra i Gruppi e dover continuamente riassettare. Forza Italia reclama il riequilibrio puntando sui voti che ha in Aula, Fratelli d’Italia dice che contano i voti alle urne e pertanto non intende cedere alcunché. La Lega è pronta a pagare: rinunciando all’Urbanistica ma senza toccare i 2 assessori: altrimenti passerà alla rappresaglia in Lombardia e Calabria.
Non aiuta il vento che arriva dall’Umbria e dall’Emilia Romagna? Se possibile complica ancora di più il quadro nel Lazio. Perché Forza Italia sorpassa un Carroccio con sempre meno olio sui mozzi e procede a rilento perdendo terreno: sta dietro anni luce rispetto alle scorse Regionali ed anche sulle scorse Europee i numeri sono diversi. Invece Fratelli d’Italia consolida lo scarto sugli alleati, anche se perde voti rispetto alla conta europea di cinque mesi fa.
Non è il migliore dei quadri che il centrodestra potesse sperare di trovarsi di fronte al termine dello spoglio. La versione ufficiale è “Nessuno scontro nel governo“. Non è così. Le tensioni che Francesco Rocca sta schivando da quattro mesi si espandono ora a Palazzo Chigi.
I conti da rimodulare
Tra i marmi del Transatlantico di Montecitorio in molti parlano già di una nuova stagione che è alle porte. Una stagione in cui si andranno a ridefinire gli equilibri: le bandiere dei candidati da schierare nella prossima tornata terranno conto di altri valori e non di quelli utilizzati fino a questa mattina. Ci sarà un aggiornamento della pesatura dei singoli partiti del Centrodestra.
Alla Lega viene rimproverata la testardaggine di Matteo Salvini: all’indomani della sconfitta in Sardegna ha forzato sulla candidatura della uscente Donatella Tesei in Umbria. Detta con crudezza: la Lega è in calo verticale, la spinta di Matteo Salvini si è esaurita e confermare come candidati i leghisti uscenti rischia di non essere un buon affare. O almeno tale si sta rivelando. A via della Scrofa pare che le sorelle Meloni siano pronte a rompere gli indugi e mettere sul piatto le nuove evidenze, reclamando una diversa ripartizione tra alleati sulle prossime Regionali.
La mappa del teatro di scontro parla chiaro. Governatori leghisti sono in carica in Friuli Venezia Giulia, in Lombardia ed in Veneto. Gli eredi di Silvio Berlusconi governano in Piemonte, in Calabria, in Sicilia ed in Basilicata. La bandiera di Fratelli d’Italia invece sventola su Abruzzo e Marche; da qualche mese anche nel Lazio dopo che il governatore civico Francesco Rocca ha fatto la sua scelta di campo. Nel 2025 si scelgono vari Governatori e Fratelli d’Italia dpo i numeri di queste ore può far valere il suo peso specifico.
Non solo nel Lazio
È in Veneto che rischia di aprirsi un nuovo fronte di tensione tra Fratelli d’Italia e Lega. Non nelle altre due Regioni chiamate alle urne tra poco più di sei mesi: Campania e Puglia. Il Veneto è un feudo leghista, il Carroccio ha lì molte delle sue radici: ma non potrà ricandidare Luca Zaia.
Ma non è l’unico elemento di tensione che arriva da Umbria ed Emilia Romagna. La gente va sempre meno a votare, ci sono sempre più disillusi. Ma il loro numero non è spalmato in maniera equa tra desta e sinistra: Fratelli d’Italia perde voti mentre il Pd no. Forza Italia lo sottolinea ricordando di essere la seconda forza del centrodestra, non solo al Sud ma anche al Centro-Nord.
Rischiano di essere giorni faticosi per il centrodestra che governa il Lazio.