Nel capoluogo pontino il problema è il tempo. E' come One More Time dove la protagonista è costretta a rivivere sempre lo stesso giorno. Il centenario sarà un'occasione. Ma non per le opere che farà. Ma per la mentalità che costruirà. Se ne sarà capace
Qui, qui da noi il problema è il tempo. E’ come One More Time dove la protagonista è costretta a rivivere sempre lo stesso giorno. Oppure l’iconico Ricomincio da capo (Groundhog Day) dove il protagonista si sveglia sempre all’alba del Giorno della Marmotta ed ogni mattina è così qualunque cosa lui faccia. Il tema del Consiglio comunale di Latina? Riprendere l’ex Zuccherificio dello scalo che già era del Comune sotto la guida di Ajmone Finestra.
Divenne polo logistico con poca fortuna. Nonostante questo e dopo che di sindaci ne sono passanti altri quattro (Vincenzo Zaccheo, Giovanni Di Giorgi, Damiano Coletta e ora Matilde Celentano) si torna a mettere quel progetto al centro. Polo logistico fallito ed ora si torna a ripetere il giorno.
Poi, in Comune, decidono di dare un incarico ai tecnici per un piano di recupero della marina, o lido. Su questo lungomare, uno dei più anarchici del mondo per cemento , abbiamo fatto di tutto: piani a iosa, concorsi di idee, lavori a lato mare ma il lato monte resta brutto, sciatto.
Così nel 2024 si parla di riprogettare e rimettere mano anche lì: come negli anni del secolo scorso, lo stesso giorno per sempre.
Cambiare gioco e trovare nuove idee
Qui non creiamo mai. Servirebbe cambiare gioco, trovare nuove idee. Tra poco in autunno ci riparleranno di aeroporto (quando gli aeroporti chiudono), di autostrade quando non si fanno più le auto, di aree fieristiche quando le fiere annaspano.
L’occasione è il progetto per il Centenario della città di Latina. Che può diventare un altro loop come nel Giorno della Marmotta e le sue mattine sempre tutte uguali. Oppure può essere il pretesto per fare qualcosa di nuovo e finalmente diverso. Che non significa trasformare Latina in una specie di Rio de Janeiro con i carri che sfilano un giorno si e l’altro pure accompagnati dal majorette che sculettano. Significa prendere il passato e proiettarlo nel futuro dando a questa città finalmente un’identità tutta sua.
È lo stesso male che gli analisti assegnano alla vicina Frosinone. Perché Roma ha il Colosseo, Pisa ha la Torre, Torino ha la Mole, la Fiat e due squadre di pallone, mentre questo fazzoletto di terra con un milione di abitanti adagiato a Sud di Roma cosa ha? Per cosa si caratterizza? Perché ci si dovrebbe venire? Il problema (e la soluzione) prima che gli ex Zuccherifici sta nella mancanza di un’identità di territorio: è quello il punto di partenza dal quale scardinare il loop eterno del Giorno della Marmotta. Sta nel fatto di diventare diversi riscoprendo chi eravamo e perché siamo.
La lotta alla marmotta
Il vero traguardo della Fondazione voluta ed ottenuta dal senatore Nicola Calandrini non sarà quello di festeggiare degnamente ed in pompa magna il Centenario. Ma sarà quello di avere gettato un seme affinché anche questo territorio riesca a guardare verso il domani, riconoscendosi in maniera corale in un passato che necessariamente deve avere tanti colori perché sono tanti cento anni.
Solo così, a prescindere dalle opere ma riaccendendo il sentimento, la Fondazione ed il centenario saranno sviluppo e non solo celebrazione.
Altrimenti resteremo intrappolati nello stesso giorno per sempre, in un territorio in cui vogliamo rifare il premio del libro tascabile quando i libri tascabili non esistono più. Perché è città che dimentica e non finisce un lavoro a pagarlo oro. (Leggi qui: Latina dove si riciclano le idee e fanno resuscitare Andreotti).