
I 17 No al bilancio di Frosinone non ci saranno. La responsabilità di mettere la parola fine alla consiliatura non la vuole nessuno. Tutti gli scenari ora che la Giunta ha dato il via libera al conto
Nella seduta del 18 dicembre scorso la Conferenza Stato-città ha sancito l’atteso rinvio dei Bilanci di previsione 2025-2027 per gli Enti Locali. Pertanto, anche per i Comuni. Il termine per l’approvazione da parte dei Consigli Comunali è stato posticipato al prossimo 28 febbraio 2025. Ed è entro questa data che l’organo consiliare del Comune di Frosinone dovrà approvarlo.
Ieri il documento, che prevede una manovra da 50 milioni di euro, è stato varato dalla Giunta. Adesso, entro la fine di febbraio, tocca al Consiglio.
I conti saranno approvati

Le agenzie di scommesse quotano l’approvazione del Bilancio ai minimi storici, mentre la mancata approvazione è data a quote da primato. Fuor di metafora, il Consiglio Comunale di Frosinone in un modo o nell’altro approverà il Bilancio di previsione. È quel “in un modo o in un altro” che però stona. Visti i numeri che sono usciti a giugno del 2022 quando Mastrangeli è stato eletto sindaco, a larga maggioranza.
Se non lo approva, che succede? Lo stabilisce L’art. 141, comma 2, del Tuel, (Testo Unico degli Enti Locali, cioè la raccolta di tutte le norme che disciplinano la vita dei Comuni). “La mancata approvazione del bilancio preventivo nei termini di legge da parte del Consiglio dell’Ente comporta lo scioglimento degli organi dell’Ente e l’avvio dell’iter di nuove elezioni”. Chiaro per tutti. Si va a casa.
Ecco perché verrà approvato. Perché a casa prima del tempo nessuno ci vuole andare. Né in maggioranza, tantomeno all’opposizione. Nessuno sega il ramo dell’albero sul quale è seduto. Perché – come già ribadito più volte – nessuna coalizione è pronta per affrontare una campagna elettorale, così piena di incognite e di insidie. Perché non c’è ancora alcuna chiarezza su quali squadre scenderanno in campo. Fatte da chi?
L’eccezione Mastrangeli

A Frosinone sono saltati tutti gli schemi e tutte le regole tradizionali della politica. Sarà difficile rimettere insieme i cocci. Per chiunque. Perché molti Consiglieri avrebbero enormi difficoltà, non solo ad essere rieletti, ma addirittura a trovare qualcuno che li ricandidi. Perché, non c’è nessun candidato sindaco già individuato e pronto a scendere in campo.
E soprattutto ad essere sostenuto. Fa ovviamente eccezione l’attuale sindaco Riccardo Mastrangeli il quale, in caso di interruzione anzitempo della consiliatura, logicamente si ricandiderebbe a guidare il Capoluogo. Ma questa volta, probabilmente, non con la coalizione tradizionale del centrodestra che lo ha “portato” nel 2022: FdI-Lega-FI.
Ma piuttosto con una aggregazione caratterizzata dal civismo spinto. Ovviamente orientata a destra. Diciasette Consiglieri Comunali che votano compattamente No e quindi che decretano la fine anticipata della consiliatura è, al momento, una ipotesi assolutamente lunare. Tutte queste cose Mastrangeli le sa perfettamente. Non è certo un novellino della politica e sa leggere anche tra le righe. E tra i detto e non detto. Sa di poter contare su 16 voti certi: quelli della sua maggioranza certificata. Il 17mo si troverà: in un modo o nell’altro.
Cosa ha chiesto Tagliaferri

Poi c’è la posizione del Presidente del Consiglio Massimiliano Tagliaferri. Da tempo in rotta di collisione con il sindaco. Ma anche con alcuni Assessori e consiglieri di maggioranza. Ha chiesto riscontri al sindaco su determinate sue richieste: azzeramento della Giunta, recupero degli 8 “malpancisti” o “dissidenti“. (i Consiglieri Pizzutelli, Mirabella, Bortone, Scaccia, Cirillo, Martino, Petricca e Pallone). Anche per riportare la coalizione nel perimetro naturale del centro destra.
Risposte da parte di Mastrangeli non sono arrivate. Anzi si, ma entrambe negative. Nessun azzeramento della Giunta. Nessuna operazione di recupero degli 8 Consiglieri. Il ragionamento sindacale potrebbe essere sintetizzato così.
L’azzeramento della Giunta significherebbe rinnegare tutto quello che è stato fatto (tanto di buono) in questa oltre metà consiliatura. I malpancisti non li ho estromessi io. Ma sono andati via loro.
Azzerare equivale a rinnegare

Certo Tagliaferri potrebbe anche astenersi sul voto del Bilancio, è legittimo. Ma politicamente insostenibile. A memoria d’uomo non si ricorda un Presidente d’aula che vota il principale e più importante documento programmatico dell’amministrazione, in maniera diversa dalla maggioranza che lo ha eletto.
Non potrebbe essere una decisione priva di effetti. Come potrebbero astenersi anche gli 8 Consiglieri dissidenti, ci sta tutto. E sarebbe anche coerente con la posizione politica assunta in tutti questi mesi, verso il sindaco.
Ma gli 8 non sono affatto degli ingenui. Tutt’altro. Lo hanno ampiamente dimostrato: dentro e fuori l’aula consiliare. Il giorno del Consiglio sul bilancio saranno in “vigile attesa”. Nel senso che osserveranno molto attentamente quello che faranno gli altri 8 Consiglieri in opposizione: Pizzutelli- Cristofari-Venturi (PD); Marzi-Gagliardi-Mandarelli-Papetti (Lista Marzi), Iacovissi (PSI). E si regoleranno di conseguenza.
Adotteranno una precisa strategia politica, che si modificherà, se necessario, in corso d’opera, in funzione delle dinamiche d’aula. Come ai tempi della Democrazia Cristiana, che ha fatto scuola, nel mondo.
Le assenze tattiche

Una sorta di marcamento a uomo (o a donna), come nel gioco del calcio. Solo che da qualche anno va di moda la costruzione dal basso.
In una situazione normale la minoranza dovrebbe votare compattamente No al bilancio. Almeno così sta scritto sul manuale (immaginario) del Consigliere di opposizione. All’articolo 1, al comma 1 “al bilancio si vota No, sempre”. Ma non c’è alcuna certezza che sarà affettivamente così. Anzi.
E’ invece lecito ipotizzare assenze per impegni improrogabili. Uscite strategiche (e concordate) prima del voto del bilancio. Oppure benevole astensioni. O forse anche qualche Si. In ogni caso una cosa è certa: 17 No al Bilancio non ci saranno.
La responsabilità di mettere la parola fine alla consiliatura Mastrangeli non la vuole nessuno. Almeno in questo momento.
Perché vale come come rispose un fantastico Jack Nicholson, nel leggendario film “Codice d’onore”, a Tom Cruise che, nella parte di un giovane e brillante avvocato, provava ad accusarlo di “gravi atti nonnismo” come colonnello dell’esercito americano. “Io ho responsabilità più grandi di quello che voi possiate mai intuire; nei vostri desideri più profondi, che in verità non si nominano, voi mi volete su quel muro! Io vi servo in cima a quel muro!“.
Proprio come Mastrangeli “serve” sul muro di Palazzo Munari. A tutti.