La guerra dell’asfalto: Santucci contro Conti (e i conti del Comune)

Il Comune di Ceccano ha ottenuto un finanziamento regionale di 400.000 euro per la viabilità cittadina. Ma quella che sembra una buona notizia è diventata un terreno di scontro.

A Ceccano, le guerre non finiscono mai. Cambiano i fronti ma le trincee restano sempre le stesse. Questa volta non si combatte per le preferenze o per la sedia in Consiglio ma per l’asfalto. E per quei 400mila euro che il Comune è riuscito a portare a casa grazie a un bando regionale per la manutenzione stradale.

Un risultato importante – secondo su 350 Comuni, roba da copertina istituzionale – ma che ha riaperto un vecchio fronte: quello tra Giulio Conti e Giancarlo Santucci. Una rivalità che a Ceccano conoscono bene e che molti definiscono “di contrada”: come se fosse genetica, tramandata da una stagione politica all’altra.

In questo caso la Regione Lazio ha emesso un bel bando, ampio e competitivo, che ha finanziato parecchi Comuni della provincia: un’occasione colta al volo anche da Ceccano, che sì, ha vinto ma per vincerlo bisogna presentare un bel progetto — e su questo, piaccia o no, l’amministrazione Querqui ha saputo farsi trovare pronta.

Il bando, i soldi e l’attacco

Giancarlo Santucci

Il Comune di Ceccano, con un progetto da 400mila euro, ha ottenuto un finanziamento regionale per rimettere mano alla viabilità. Soldi veri, che si tradurranno in asfalto e manutenzione. Ma, come in ogni storia ceccanese, dietro la buona notizia è arrivata subito la polemica.

Santucci non ha perso tempo. In un post su Facebook ha puntato il dito – nemmeno troppo velatamente – contro l’assessore Giulio Conti, scrivendo che “la Regione è targata Rocca” e quindi di centrodestra. Tradotto: quei soldi arrivano grazie alla Regione di Francesco Rocca, non certo all’amministrazione Querqui.
Poi la stoccata: “I Conti sono a posto”. Un gioco di parole tanto facile quanto velenoso, che nella Ceccano social ha acceso i commenti più delle buche sulla Provinciale.

Francesco Rocca

E non si è fermato lì. Nel suo post, Santucci ha voluto aggiungere un chiarimento tutt’altro che neutro: “Vorrei sottolineare che, grazie alla vecchia amministrazione, che ha lasciato un bilancio in ordine, oggi è ancora possibile usare quei fondi per asfaltare le strade“.

Parole che, tradotte in linguaggio politico, suonano come un avvertimento: basta dire che i conti non sono in ordine, perché se oggi si può spendere — dice Santucci — è grazie a chi ha governato prima.  Ed infine ha invitato a non trasformare l’ordinario in straordinario e a non confondere la politica con il consenso facile.

I conti (quelli veri)

L’asfalto saltato a Ceccano il mese scorso

Per essere precisi ed entrare nel dettaglio, il Comune di Ceccano si trova ancora in Piano di Riequilibrio Finanziario. Cioè in quella procedura che i Comuni possono chiedere per risanare le proprie finanze e prevenire il dissesto; un piano a lungo termine che prevede la revisione dei residui, la ricognizione dei debiti fuori bilancio e l’adozione di correzioni per coprire gli squilibri. Un percorso severo, quasi da “commissariamento controllato”, in cui ogni spesa viene vagliata dalla Corte dei Conti con la precisione di un revisore in una ditta fallita. Significa che ogni euro deve essere motivato, tracciato, giustificato. E che non ci si può permettere mutui importanti o colpi di testa finanziari.

Ogni anno, fino al 2035, il Comune dovrà versare allo Stato 500mila euro, restituendo poco alla volta le somme anticipate per azzerare lo scoperto. Una cifra pesante: per un ente come Ceccano è una zavorra che limita ogni margine di manovra. In altre parole, non è roba da poco ma c’è anche un vantaggio: essere costantemente controllati, passo dopo passo, riduce il rischio di scelte azzardate e obbliga l’amministrazione a mantenere la barra dritta.

Non sono bruscolini

Andrea Querqui

Per questo, quei 100 mila euro messi di tasca propria dal Comune per cofinanziare il bando non sono affatto bruscolini. Sono un impegno serio, quasi coraggioso, per un’amministrazione che naviga tra vincoli e pagamenti pluriennali.

Santucci non ha torto quando dice che i conti sono “in ordine”, ma non si possono certo negare le difficoltà: Ceccano vive in equilibrio precario, dove ogni decisione pesa come un mutuo. E già si immagina la scena, in Giunta: il sindaco Querqui e la sua squadra con la calcolatrice in mano, davanti alla delibera, consapevoli che quei 100 mila euro erano una scelta politica forte. Un rischio, sì. Ma anche un segnale: i conti si tengono, la città deve camminare.

Insomma, i Conti sono sì “a posto” ma solo fino a un certo punto. Per la precisione: sono in fase di risanamento. L’amministrazione può spendere ma solo quando il quadro lo consente e tutto è sotto la lente della Corte dei Conti. E se oggi ha deciso di investire 100mila euro propri per migliorare le strade, non è un segno di opulenza ma di scelta politica: priorità data alla viabilità, in attesa di tempi migliori per il resto.

La guerra di contrada

L’assessore Giulio Conti

Ma a Ceccano, si sa, la politica è sempre personale. E così la vicenda del bando è diventata l’ennesimo capitolo di una storia antica: la guerra di contrada. Quella tra Conti e Santucci, che non è solo un confronto politico ma un rito collettivo, una tradizione di rivalità che passa di generazione in generazione.

A Colle Leo, la loro è una sfida che si misura in sguardi e in sussurri, nei voti contati come perline, nei “buongiorno” detti a mezza voce per non sembrare schierati.
Due mondi paralleli che si incrociano solo per contendersi la stessa sezione, la stessa famiglia, la stessa stretta di mano. Ogni elezione è una battaglia, ogni bando un pretesto, ogni post su Facebook un colpo di fionda.

C’è chi dice che i due, in fondo, si somiglino più di quanto vogliano ammettere: la stessa determinazione, lo stesso bisogno di avere l’ultima parola, la stessa convinzione di essere nel giusto. Solo che a Ceccano, quando due si affrontano così, non serve un ring. Basta una strada, una contrada, e una platea che conosce già le regole del gioco.