Fratelli d'Italia riunisce il Direttivo Provinciale di Latina. E decide di non escludere il consigliere regionale Enrico Tiero fino ad una sentenza sul suo arresto. Fosse pure quella del Riesame. Il Partito ribadisce la propria unità e maturità politica. La sfida delle Comunali a Fondi. E delle Provinciali. Segnali per il ritorno all'unità. Anche con Forza Italia
Fratelli d’Italia non scaricherà il consigliere regionale Enrico Tiero. Non per adesso. E non fino a quando non si sarà pronunciato il Tribunale del Riesame sui suoi arresti domiciliari per una storia di favori e di raccomandazioni con cui collocare i suoi elettori. Fino a quel momento vale la solidarietà di facciata espressa ieri dal Coordinamento Provinciale di Latina del Partito. Una riunione ha fatto cenno anche al voto di Fondi per le prossime Comunali ed a quello ponderato di dicembre alla Provincia.
Uniti si vince

Certe volte il luogo comune serve a inquadrare perfettamente il momento: il centrodestra vince quando è unito. A ribadirlo durante la riunione è stato l’intero stato maggiore del Partito, con il coordinatore regionale Paolo Trancassini in prima linea ed il senatore Nicola Calandrini nel ruolo di anfitrione politico. Ma dietro ai sorrisi, ai dati sul tesseramento e ai programmi per le imminenti elezioni amministrative, aleggiava – silenziosa ma presente – la questione più scivolosa: l’arresto del consigliere regionale Enrico Tiero. (Leggi qui: Il margine sottile per Enrico Tiero tra aiuto e reato. Ed anche qui: Arrestato Enrico Tiero, il Consigliere regionale va ai domiciliari).
Sul punto, Fratelli d’Italia ha tracciato una linea netta, rivendicando il proprio dna garantista. Nessuna impennata, nessuna fuga in avanti. Nicola Calandrini ha voluto spegnere sul nascere ogni tentazione forcaiola: a più di qualcuno sarebbe piaciuto rinnegare Tiero, ad altri sarebbe bastato abbandonarlo al suo destino. Dopotutto non viene dalla sezioni del Movimento, tutt’altro: nei tempi di Almirante lui stava nelle sezioni della Dc e dentro, fondamentalmente, è rimasto un democristiano.

Calandrini ha sgomberato il campo da ogni tentazione: ha ricordato come la presunzione d’innocenza sia un pilastro, anche – o soprattutto – quando in discussione ci sono i propri. Un messaggio chiaro, con una doppia regia: quella della maturità politica e quella del senso del tempo. Il coordinatore regionale Paolo Trancassini lo ha rafforzato con un’osservazione tagliente quanto efficace: «Noi non facciamo i magistrati. Tifiamo per la verità».
Un Partito in trasformazione
Un partito in trasformazione, dunque. Che si riconosce in un progetto di lungo periodo, che si rafforza sul territorio – a detta dei vertici – non con pacchetti di tessere (il riferimento non detto è sempre a Tiero) ma con presenza costante, circoli attivi e rapporti strutturati con enti locali e corpi intermedi. È così che si spiegano i riferimenti alla crescita del tesseramento per il 2025, che – al netto della retorica (e delle tessere raccolte in maniera esasperata dal Consigliere regionale ora ai domiciliari)– testimoniano un Partito che punta a non essere solo Partito della nazione, ma Partito della prossimità.
Il test in casa di Fazzone

Si è parlato molto di Fondi, il primo banco di prova amministrativo. Non è un’elezione qualsiasi perché Fondi è la capitale del sistema politico del potentissimo senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale di Forza Italia nel Lazio, l’uomo che assomiglia politicamente di più a Vittorio Sbardella da quando lo squalo di Giulio Andreotti e finito nel buco nero della storia che ha inghiottito la Prima Repubblica.
Il 6 novembre al Complesso San Domenico verrà alzato ufficialmente il sipario sulla campagna elettorale. Ma quella sarà anche – si intuisce – una prova di compattezza, con Nicola Procaccini, Paolo Trancassini e Nicola Calandrini a fare da collante tra livelli diversi del Partito. E con il messaggio, neppure troppo velato, che le diverse sensibilità (guai a chiamarle correnti) sono il vero valore ma solo se la classe dirigente di Fratelli d’Italia sarà capace di restare unita, nonostante tutto.
Il nodo Provincia

E poi c’è la Provincia. Altro nodo delicato, altro terreno dove Fratelli d’Italia prova a spezzare l’egemonia di Fazzone. Lì il centrodestra è una teoria: governa un presidente che è uno dei rari presidenti di Provincia sotto la bandiera renziana in Italia. Ma può farlo solo perché ad appoggiarlo c’è Forza Italia. Mentre tutto il resto del centrodestra sta all’opposizione.
Calandrini lo dice con chiarezza: il candidato presidente del centrodestra dev’essere uno che unisce, non spezza. Il messaggio è rivolto in primo luogo agli alleati. E prima ancora a Forza Italia. Un modo per dire: mettiamo una pietra sul passato ed avviamo una stagione nuova, unitaria.
E se il messaggio non fosse chiaro, lo evidenzia ancora di più Paolo Trancassini. Ha concluso con un appello alla responsabilità: “Dove gli altri strappano, noi ricuciamo”. Parole che suonano come la prova del nove di un Partito che si vuole adulto. Ma che, al tempo stesso, sa di essere sotto osservazione. Perché la maturità politica non si misura solo in campagna elettorale: si misura nei momenti in cui la coerenza pesa più del consenso.
E in quel silenzio giudiziario che circonda il caso Tiero, Fratelli d’Italia ha scelto di fare politica con la schiena dritta. Ora dovrà dimostrare di saperlo fare anche con il calendario elettorale alla mano.



