La maggioranza delle mille fibrillazioni e della solita commedia

La riunione shakespeariana di Fratelli d'Italia e le mille liti nel teatro del municipio di Frosinone. Con poche inossidabili certezze

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Un tempo era la prestigiosa sede della Banca d’Italia, in pochi anni si è trasformato in un teatro di serie B: Palazzo Munari a Frosinone non è più il luogo del confronto, né sulle politiche valutarie né su quelle cittadine. È il palcoscenico di una tragicommedia dove le tensioni si moltiplicano, tanto nella maggioranza nata di centrodestra quanto nell’opposizione nata di centrosinistra. Il risultato è che metà di quelli eletti per governare sta all’opposizione e metà di quelli che le elezioni le avevano perse ora stanno al governo. Avversari ed ex nemici, tutti insieme appassionatamente come in un musical.

Ogni riunione di maggioranza si trasforma in un feroce scontro verbale tra i protagonisti (quasi sempre gli stessi): appena uno apre bocca, nasce una nuova e ulteriore difficoltà da risolvere. E superare. Ma chi frequenta il Palazzo si lascia sfuggire che ogni volta è come assistere ad una stagione teatrale: urla (tante), accuse reciproche, richieste al sindaco, dichiarazioni velenose e poi nulla di fatto.

Dramma shakespeariano

Il capogruppo FdI Franco Carfagna (Foto: Erica Del Vecchio © Teleuniverso)

L’ultima riunione, andata in scena con toni da dramma shakespeariano, ha visto protagonisti il Capogruppo di Fratelli d’Italia Franco Carfagna, il Consigliere della Lista Marini Andrea Turriziani ed il Presidente del Consiglio Comunale Massimiliano Tagliaferri. Quest’ultimo, protagonista anche di un acceso (per usare un eufemismo) scontro verbale con il Consigliere della lista per Frosinone Corrado Renzi.

Tutti hanno chiesto al sindaco di dotarsi di rilevatore professionale per metalli, per trovare in Aula qualcosa in questo momento più prezioso dell’oro:  il “diciassettesimo” consigliere per blindare la maggioranza. Infatti, attualmente la coalizione è ferma a 16 Consiglieri: una maggioranza aritmetica ma che certamente non è politica. Con tutto quello che ne deriva.

L’obiettivo dichiarato è chiaro: essere autosufficienti sempre. Non dover dipendere continuamente da astensioni, sostegni esterni o correnti volatili interne. Anche quando il Consiglio viene convocato solo in Prima chiamata, cioè quando servono 17 Consiglieri per iniziare i lavori.

Diciassette porta bene

Fabrizio Cristofari con Alessandra Mandarelli e Domenico Marzi

Dove trovare dunque il Consigliere Manny Aggiustatutto? Non certamente tra i banchi dell’opposizione. Men che meno nel Gruppo di Forza Italia che, ormai, è distante dal Sindaco e dalla maggioranza quanto il Pianeta Nettuno dalla Terra. E non sarà facile per nessuno colmare questa distanza siderale tra gli azzurri e Mastrangeli, anche alle prossime elezioni comunali del 2027. 

Il terreno fertile potrebbe rappresentarlo la Lista Marzi, o quantomeno i suoi Consiglieri Alessandra Mandarelli e Carlo Gagliardi che hanno già avuto un importante vissuto politico nel centrodestra. Anche se Domenico Marzi, ex sindaco Pd e capogruppo della sua lista civica, è in fase di riflessione dopo il tête-à-tête avuto con il dominus del PD locale Francesco De Angelis.

Antonio Scaccia e Corrado Renzi

A tale scopo è singolare come l’intesa (non politica ma programmatica) con Marzi, per avere sempre il numero legale in Aula, anche quando il Consiglio veniva fissato solo in Prima convocazione, è stata cercata attraverso una qualificata delegazione della maggioranza: con il sindaco ovviamente ma anche con Fratelli d’Italia e con la Lista per Frosinone del Vice Sindaco Antonio Scaccia

Oggi il diciassettesimo Consigliere deve cercarselo Mastrangeli: da solo. Ovidio scriveva “Finché sarai fortunato, conterai molti amici: se ci saranno nubi, sarai solo”.

Perché poi torna tutto a posto

In ogni caso, il dato oggettivo è che dopo le urla, le accuse e le tensioni, tutti tornano al loro posto: molto rumore per nulla. Perché? La ragione è semplice, brutalmente pragmatica: chiunque avviasse una crisi aperta rischierebbe l’autosabotaggio politico, in attesa di tempi più sicuri. Nessuno vuole e ha la forza per staccare davvero la spina al sindaco: né i colleghi, né gli ex alleati, né i sostenitori con riserva.

Fabrizio Cristofari Norberto Venturi ed Angelo Pizzutelli (Foto © Massimo Scaccia)

Non lo vuole certamente l’opposizione che non ha né i numeri, né una strategia pronta: PD-PSI e i 9 Consiglieri eletti con il centrodestra fino ad ora hanno trovato unità di intenti solo sulla Mozione (non discussa) per Gaza. Sulle dinamiche locali, zero carbonella. (Leggi qui: Opposizione compatta su Gaza ma per la vera unità manca una strategia).

Non Fratelli d’Italia, che sebbene da un po’ di tempo molto critica verso Mastrangeli (vedasi le continue interrogazioni durante il question time e la clamorosa contrarietà al BRT) non può certamente permettersi di far “saltare” un sindaco (indicato dalla Lega) espressione quindi di uno dei Partiti alleati: al Governo e alla Regione. Nel 2027 poi si vedrà. Non il gruppo Marzi, che  pur riflettendo al proprio interno, gli si potrà chiedere tutto ma non di fare un piacere al Partito Democratico firmando una mozione di sfiducia al sindaco o dimissioni di massa.

Fino alla fine

Riccardo Mastrangeli

Tutte ipotesi solo accademiche comunque. Il motivo è semplice: tutti, nessuno escluso, temono la fine anticipata della consiliatura. A casa prima del tempo non ci vuole andare nessuno, per una serie infinita di motivi. Innanzitutto perché le colazioni non sono ancora chiare e definite, né nel centrodestra, né nel centrosinistra. Tantomeno nelle coalizioni ibride, o bipartisan, o multicolor che certamente ci saranno nel 2027: perché nessuno ha la certezza della rielezione, o addirittura di essere ricandidato. 

Uno scenario così incerto sconsiglia a chiunque di intraprendere qualsiasi iniziativa. Nessuno sega il ramo dell’albero sul quale è seduto. Senza nemmeno sapere cosa c’è sotto.

E poi  sullo sfondo ci sono le elezioni Provinciali di inizio 2026, dove ogni Partito, ed in senso assolutamente trasversale, per mantenere la pax interna, ha più di qualche aspirazione da soddisfare, un equilibrio da salvaguardare, una cambiale “politica” da onorare. I voti ponderati del Comune Capoluogo servono come il pane. A tutti. 

Dove si decide e dove si fa teatro

Il Municipio di Frosinone

Le candidature vere invece, quelle per la Regione e il Parlamento, si decidono a Roma. A Frosinone si fa teatro. L’immobilismo a volte rappresenta la forma più sofisticata della politica.

Non a caso le continue fibrillazioni nella maggioranza del Sindaco Mastrangeli servono a segnalare che “si discute”, che c’è attenzione, che nessuno è contento; ma non a cambiare lo status quo. La maggior parte degli scontri verbali (alcuni veramente al vetriolo riferiscono i presenti alle riunioni) restano poi solo atti formali. 

Forse la tattica è proprio questa: dare l’impressione della lotta, senza mai dare lo spettacolo della resa. Per la strategia c’è ancora un po’ di tempo.