Nonostante la risposta negativa già inviata da Palazzo Chigi al sindaco Enzo Salera, otto consiglieri comunali di minoranza chiedono la convocazione urgente del Consiglio per discutere l’estensione della ZES a Frosinone e Latina. Ma il Governo ha chiarito: con Roma in Regione, i parametri non lo consentono.
Otto consiglieri comunali di minoranza hanno presentato formale richiesta di convocazione straordinaria ed urgente del Consiglio Comunale di Cassino, con l’obiettivo di aprire un confronto pubblico sul riconoscimento della Zona Economica Speciale (ZES) anche per le province di Frosinone e Latina. Un’istanza che nasce dalla volontà di “mettere al centro l’interesse collettivo del territorio, al di là delle appartenenze politiche, in un momento cruciale per il rilancio del tessuto produttivo del Lazio meridionale”.
I firmatari della richiesta sono i consiglieri Giuseppe Sebastianelli, Franco Evangelista, Arduino Incagnoli, Nora Noury, Carmine Di Mambro, Arturo Bongiovanni, Silvestro Golini Petrarcone e Alessio Ranaldi. La richiesta è stata indirizzata a Barbara Di Rollo, nella sua qualità di Presidente del Consiglio Comunale di Cassino.
Il grande caos Zes

La richiesta prende le mosse dalla trasformazione della ZES (Zona Economica Speciale) in una ZES unica per il Mezzogiorno, istituita con il Decreto-Legge n.124 del 19 settembre 2023 (cosiddetto “Decreto Sud”), e attiva dal 1° gennaio 2024. Il provvedimento ha incluso le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Più recentemente, con un disegno di legge approvato il 4 agosto 2025, il Consiglio dei Ministri ha previsto l’estensione della ZES anche a Marche e Umbria, lasciando però escluse, ancora una volta, le province di Frosinone e Latina. Fuori perché fanno parte di una Regione in cui c’è Roma Capitale: che da sola ribalta i parametri negativi delle province laziali.
Nonostante un decreto del 19 maggio 2025 abbia stanziato 100 milioni di euro al Consorzio Industriale del Lazio, con 40 milioni destinati alla provincia di Frosinone (ripartiti equamente tra l’area ex Cosilam e quella ex ASI), i consiglieri firmatari sottolineano che questo tipo di intervento, per quanto significativo, non può in alcun modo sostituire i benefici strutturali garantiti dalla ZES. (Leggi qui: Una Zes per il Lazio: 100 milioni per fermare la fuga delle imprese).
Perché la Zes

I vantaggi previsti dalla ZES sono molteplici e ad alto impatto:
- Contributi a fondo perduto fino al 60% per investimenti da 200.000 euro fino a 100 milioni;
- Esonero contributivo per nuove assunzioni, in particolare per disoccupati over 35;
- Riduzione del 50% dell’imposta sul reddito d’impresa, per sei anni a partire dall’avvio attività;
- Semplificazioni burocratiche e amministrative per velocizzare investimenti produttivi.
Tutti elementi ritenuti strategici e fondamentali dai consiglieri promotori della mozione. I quali ricordano come queste misure avrebbero potuto rappresentare un’opportunità decisiva per rispondere al processo di deindustrializzazione che ha colpito duramente il territorio.
Alla luce di queste considerazioni, i consiglieri comunali richiedono la convocazione di un Consiglio Comunale aperto (ai sensi dell’art. 49 del regolamento), invitando tutte le istituzioni, rappresentanze politiche, economiche, sindacali e sociali del territorio: dai parlamentari ai rappresentanti regionali, dai Presidenti delle Province di Frosinone e Latina fino ai sindaci dei Comuni limitrofi, ai vertici del Consorzio Industriale e dell’Università degli Studi di Cassino.
Giorgia ha già detto no al sindaco

Il mese scorso il sindaco Enzo Salera ha scritto alla premier Giorgia Meloni. Le ha illustrato il declino industriale in atto nel Cassinate, con il collasso del comparto Automotive. Ha elencato i dati economici in base ai quali il cassinate e l’intera provincia di Frosinone come tutto il Lazio Sud potrebbero entrare nelle Zes se non ci fosse Roma a ribaltare il loro dato. A fine settembre da palazzo Chigi è arrivata la risposta: i parametri europei sono chiari e per le province del Lazio non c’è possibilità. (Leggi qui: Giorgia scrive al sindaco: «La Zes non si può fare». Indagini sulla Villa Comunale).
Nonostante quel no, la minoranza chiede lo stesso un dibattito. Con un duplice obiettivo:
- Sensibilizzare il Parlamento e il Governo sull’urgenza di estendere i benefici della ZES anche alle due province laziali;
- Istituire un tavolo permanente intercomunale, volto a sostenere, in maniera coordinata e unitaria, le azioni necessarie al riconoscimento ufficiale della ZES per il Lazio Meridionale.
Resta da capire quali siano le “azioni necessarie al riconoscimento ufficiale della ZES” dal momento che l’unica possibilità sarebbe quella di dichiarare Roma una nuova Regione. Cosa che il Consiglio Comunale di Cassino non ha il minimo potere di fare.
Insieme più forti

“Non è il momento delle contrapposizioni territoriali o politiche – scrivono i consiglieri – ma quello di agire con senso di responsabilità e spirito costruttivo. Il nostro territorio ha bisogno di misure strutturali, non di interventi temporanei. La ZES rappresenta una leva fondamentale per la ripartenza economica e occupazionale, e va sostenuta in ogni sede, a partire proprio dal nostro Consiglio Comunale”.
Un appello forte alla coesione istituzionale. Un’occasione per superare divisioni e convergere su un obiettivo comune: dare al Cassinate e al Lazio meridionale le stesse opportunità già riconosciute ad altri territori del Paese. Peccato che il Presidente del Consiglio dei Ministri abbia già detto di non poterlo fare.



