La nuova metro che collega il niente a un ospedale che non c’è

A cosa serve il via libera al progetto per la MetroLeggera. La manovra per ottenere i capitali che ora non ci sono. Se passasse: ancora una volta si porterebbe il traffico lontano dal centro storico ma non si pensa ad una rivoluzione della mobilità urbana nel suo complesso

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

E’ nato prima l’ uovo o la gallina? Facciamo prima la metro e poi l’ospedale o capoculo? La città dei paradossi e dell’ eterno inutile. Si discute a Latina di una nuova linea metro che collegherebbe Borgo Piave alla stazione ferroviaria passando per la Chiesuola. Che sarebbe a dire collegare nel traffico internazionale Aosta a Filettino.

Ma dicono, in Comune, a Borgo Piave faremo un grande ospedale. Credo che quando sarà di sicuro, se sarà, io sarò bello che dipartito.

Un progetto e 70 milioni che non ci sono

Un rendering della Metropolitana teorizzata a Latina ai tempi di Zaccheo

L’antefatto è questo. Il Comune di Latina ha predisposto la delibera che dà il via alla realizzazione di un collegamento veloce tra Latina Centro e Latina Scalo. Se ne parla più o meno da quando è stata tracciata la prima linea di matita sul tecnigrafo sul quale è stata progettata la città. La delibera andrà in approvazione a breve e con quel documento il Comune potrà partecipare al bando del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per ottenere i fondi necessari. Il bando scade il 31 ottobre.

La particella distruttiva di tutto il discorso è che non ci sono i 150 milioni di euro necessari per la completa realizzazione dell’opera e delle infrastrutture accessorie. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Il Ministero mette a disposizione quei fondi e se non si partecipa al bando non si può nemmeno sperare di vincerlo. E per partecipare occorre la delibera con cui il Comune dice che la linea di collegamento si deve fare.

Il BRT ipotizzato a Frosinone e poi sostituito con mini bus

Per questo lunedì scorso si è tenuta una riunione di maggioranza nella quale assessori, dirigenti e progettisti hanno presentato ai Consiglieri la versione definitiva del progetto. In cosa consiste? C’è molto del progetto che sta a Frosinone impantanando il centrodestra del sindaco Riccardo Mastrangeli: bus elettrici che viaggeranno su una corsia protetta e dedicata, ottimizzando i tempi di percorrenza e favorendo una mobilità sostenibile. Cosa sono le strutture accessorie? Il progetto prevede la costruzione di un deposito per i pullman con stazioni di ricarica elettrica.

Idee antiche mai realizzate

Damiano Coletta e Vincenzo Zaccheo

In maniera evocativa, l’hanno chiamata ‘ex MetroLeggera‘. Perché la metropolitana leggera di superficie era un’idea che era stata tentata già un quarto di secolo fa. Il sindaco era Vincenzo Zaccheo che però dovette arrendersi all’evidenza: bella, funzionale, utilissima ma servono i soldi per farla. Anni dopo ci ha provato il sindaco né di destra né di sinistra né grillino Damiano Coletta cercando di recuperare i fondi che già c’erano (sulla carta) e ridisegnando un progetto più realistico e sostenibile.

Proprio la sostenibilità fa la differenza e rende realistico il nuovo progetto. Perché su un sistema di collegamento green ed alternativo alle auto ora ci sono i fondi del Pnrr. Il nuovo percorso, definito durante la riunione di lunedì scorso, si collocherà vicino ma non sullo stesso tracciato della ex Mare-Monti. Garantisce così una maggiore efficacia senza sovrapporsi a infrastrutture già esistenti.

È emerso che il progetto di collegamento tra Latina e lo Scalo ridurrà l’inquinamento, migliorerà l’efficienza dei trasporti pubblici, rafforzerà il legame tra il centro e periferie inclusa la Marina.

Dove stanno i soldi

Il finanziamento necessario per la realizzazione completa dell’infrastruttura di collegamento è stimato in 150 milioni di euro. Ottanta milioni di euro provengono dal Cipe ed erano assegnati alla Metro Leggera di superficie dell’epoca Zaccheo. Per coprire i 70 milioni che mancano si punta al bando del MiT destinato alla costruzione del percorso, all’acquisto dei pullman elettrici e alla realizzazione delle infrastrutture accessorie come il deposito e le stazioni di ricarica.

Grazie a un finanziamento di oltre 700mila euro per la fase di progettazione, il Comune ha affidato lo sviluppo del progetto a un team di tre società specializzate nel settore dell’ingegneria trasportistica. Ora, dopo anni di pianificazione e revisione, si è giunti alla fase finale. Se il bando del Mit sarà vinto, la realizzazione dell’opera potrebbe concretizzarsi entro la fine dell’attuale consiliatura, rispondendo finalmente alle esigenze di mobilità del territorio.

Le risposte pontine alle eccezioni

Il nodo del progetto, hub dei trasporti, sarà via Vespucci: da sempre deserto assoluto. Il fatto è che quel progetto può funzionare se oltre alla MetroLeggera parte anche un sistema di razionalizzazione dei collegamenti per arrivare in centro. Altrimenti il rischio è di dover fare un viaggio per arrivare in centro e da qui prendere la nuova metro. Tanto per fare un esempio: chi vive a Piazza Moro prende l’auto o un bus per raggiungere Borgo Piave, poi fa per Chiesuola, per andare a Latina scalo in attesa di una visita in un ospedale che non c’è. Il tutto in 20 minuti a fronte dei 10 da piazza Moro a Latina scalo.

Dalla Q4 o Q5 si impiegano 15 minuti per arrivare a Borgo Piave. Da lì in metro altri 30 minuti se continuo con l’auto che ho già preso in altri 10 minuti sto sul treno, ma ho la speranza di essere curato da un ospedale che non c’è.

La Polizia Locale in azione

Ancora una volta poi si porta il traffico accuratamente lontano dal centro storico nella logica che vengo a Latina non per i servizi del centro ma per le bellezze di Borgo Piave. Che sarebbe come andare a Roma per vedere Spinaceto. Le persone viaggiano tenendo conto dei tempi di trasporto, di dove andare: non girano a vanvera da periferia a periferia in utopici ospedali.

L’obiezione è… ma perdiamo il finanziamento! Bene, ma per renderlo utile e produttivo occorre allora non pensare solo al collegamento Centro – Scalo. Ma pensare ad una rivoluzione del trasporto urbano che abbia come fulcro la nuova opera ma cambi il modo di spostarsi in tutta la città. Così rischia di essere una rivoluzione a metà. Che sarebbe ancora peggio. Perché i soldi non sono mai di un fantomatico “finanziamento” ma del concreto contribuente. E per rincorrere i finanziamenti facciamo incompiute come la cittadella giudiziaria.