La questione penale e la questione di dignità

La maggioranza di centrodestra ha deciso di staccare la spina. Va dal notaio nelle prossime ore. Fine per il Caligiore 2. Per una questione di dignità politica.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La decisione presa questa sera dall’amministrazione comunale di Ceccano di dimettersi in massa e dichiarare conclusa la stagione del Caligiore 2 è un atto dovuto: non intimato da alcuna legge o regolamento ma imposto dal senso della dignità che devono avere coloro che esercitano una carica elettiva.

I senatori dell’antica Roma indossavano una tunica bianca. Quel candore indicava il rispetto che l’uomo eletto da altri uomini deve avere e sentire nei confronti di sé stesso. Traducendolo in un conseguente contegno adeguato. 

Roberto Caligiore (Foto © Stefano Strani)

Non a caso nel vocabolario, con la parola ‘dignità’ viene indicato un alto ufficio e non importa se civile o ecclesiastico, si indica un grado gerarchico elevato.

A prescindere da torti e ragioni, responsabilità individuali e collettive: le parole scritte dal giudice Ida Logoluso nel provvedimento che la scorsa settimana ha portato ai domiciliarsi il sindaco Roberto Caligiore gettano un’ombra su tutta l’amministrazione: a) per avere quantomeno intuito cosa accadeva e non essersi opposta o non aver saputo opporsi; b) perché tutti gli appalti – non solo quelli gestiti da Caligiore – erano corrotti, dice il magistrato.

Basta questo per mettere in discussione la dignità. Sulla moglie di Cesare non deve gravare nemmeno il sospetto. Qui invece ci sono oltre 150 pagine che parlano.

E spostano la questione: dal piano penale a quello morale.

È esattamente il piano sul quale il Centrodestra che ha caratterizzato l’amministrazione Caligiore aveva costruito tutta la sua scalata verso il successo elettorale. È questo il vero fallimento: la delusione di quegli uomini che con il loro voto avevano consegnato la toga della dignità.

Senza Ricevuta di Ritorno.