La Rivoluzione Gialla di Daniele Pili

L'importanza del lavoro manuale. Capace di ricostruire nuova economia. Sotto la sua guida di Daniele Pili, Coldiretti Latina punta a valorizzare l'agricoltura con innovazione e sostenibilità, affrontando le sfide climatiche e proponendo soluzioni alle problematiche delle coltivazioni locali.

«È una delle più grandi distorsioni culturali dell’ultimo secolo e ora ne stiamo pagando il prezzo»: non ha dubbi Daniele Pili. Per decenni abbiamo venduto ai giovani — ed ai loro genitori — il sogno dell’“ascesa sociale” attraverso l’università e l’impiego da “colletto biancocome se fosse l’unica via per la realizzazione personale e il successo. Il lavoro manuale, al tempo stesso è stato relegato in un angolo, considerato roba per chi “non ce la fa”, sporco, faticoso, poco nobile.

Il paradosso? Oggi ci mancano artigiani, operai specializzati, agricoltori, tecnici: figure che non solo sono fondamentali per tenere in piedi l’economia reale, ma che in molti casi sono diventate rare e quindi preziose. Intanto però abbiamo un esercito di laureati in settori ultra inflazionati, spesso precari e sottopagati.

Pili e l’equilibrio tra testa e mani

«È come se avessimo buttato via un patrimonio culturale e tecnico che ci definiva, per inseguire un’idea di progresso che ha tagliato le radici con la realtà. E il bello è che molti mestieri manuali, oggi, sono cambiati profondamente: sono più tecnologici, più creativi, più strategici». Ma c’è voluta una crisi del sistema per accorgerci che “fare con le mani” non significa rinunciare all’intelligenza — anzi, richiede una forma di intelligenza concreta, pratica, che si era smesso di valorizzare.

In fondo, rivalutare il lavoro manuale oggi non è solo una questione economica, ma culturale: è un modo per ristabilire un equilibrio tra testa e mani, tra teoria e pratica, tra sogni e realtà. Serve un cambio di paradigma e tra i più convinti di questa necessità c’è Daniele Pili che ha mobilitato la sua Coldiretti Latina.

In un’epoca in cui l’Agricoltura spesso si trova relegata ai margini del dibattito pubblico, Coldiretti Latina ha intrapreso una trasformazione significativa sotto la guida del suo presidente. Con una visione chiara e obiettivi ben definiti, Pili ha riportato al centro dell’attenzione il comparto agricolo provinciale, promuovendolo sia all’interno che all’esterno dei confini locali.​

La concorrenza non è sul prezzo

Daniele Pili

Daniele Pili, una laurea in Scienze Politiche ed una solida esperienza nel settore agricolo, ha assunto la presidenza di Coldiretti Latina nel luglio 2023, succedendo a Denis Carnello. La sua azienda “Fattoria Pontina” viene indicata come un esempio di eccellenza nella produzione di olio e ortaggi. Quell’innovazione che ora sta tentando di proiettare anche all’esterno.

Un esempio concreto? «Se la nostra concorrenza è sul prezzo siamo perdenti, perché ci confrontiamo con colossi che producono senza dover rispettare le nostre leggi sulla qualità ed usano sostanza che da noi sono vietate». Il prezzo però è importante: come se ne esce? «Invece di confrontarci su quei mercati dobbiamo creare la possibilità di vendere i nostri prodotti, quasi tutti di alta qualità, saltando quel circuito». Come si fa?

Ecco che nasce uno dei progetti più emblematici di questa nuova fase: è l’organizzazione di un grande evento a Latina, che si preannuncia come una vera e propria “invasione gialla”. La manifestazione, prevista per tre giorni, includerà stand di Campagna Amica, aree per convegni, cookingshow, dimostrazioni e giochi didattici. «In questo modo, i nostri prodotti arrivano direttamente ai consumatori saltando tutta la catena che moltiplica il prezzo. I consumatori trovano prodotti di alta qualità pagandoli un po’ meno di quello che pagherebbero nella grande distribuzione per un prodotto che viene da fuori e di scarsa qualità. Il produttore incassa buona parte di quello che andrebbe al grossista ed al distributore».

Questione di testa

Sui campi con il tablet

C’è poi un altro punto chiave: «Oggi l’agricoltura deve essere sostenibile. Non è vero che per cercare la sostenibilità si alzano i costi di produzione ma è vero il contrario. Perché l’innovazione alza la qualità ed abbassa le spese». Un esempio su tutti: invece di irrigare ‘a scorrimento‘ facendo scorrere tradizionalmente l’acqua sui solchi di terreno seminati, o con il o con il ‘cannoncino‘ lanciandola a pioggia sulle coltivazioni, oggi c’è l’irrigazione a goccia con sonde nel terreno ed una mini stazione meteo che calcola l’umidità. «In questo modo si dà alla pianta la giusta quantità di acqua, né più né meno. E si spende molto meno perché si utilizza pochissima acqua, senza inutili sprechi. Il risparmio è tale che già il primo anno l’investimento è ripagato».

Molti lo stanno già facendo, i più anziani restano ancorati ai vecchi metodi. E questo alza i costi per tutti. «Occorre una campagna culturale». L’obiettivo è coniugare tradizione e innovazione. Non a caso Pili è stato indicato come presidente dell’ITS Academy Fondazione Bio Campus di Latina conferma la sua influenza crescente nel panorama socioeconomico locale. La Fondazione, che si occupa della formazione nei settori agroalimentare e chimico, rappresenta un ulteriore strumento per promuovere l’innovazione e la competitività dell’agricoltura pontina. ​

E questione di sale

Giancarlo Righini

C’è anche un altro nemico silenzioso. I cambiamenti climatici stanno uccidendo lentamente l’agricoltura del Lazio. L’allarme lo ha lanciato nelle settimane scorse l’assessore regionale all’Agricoltura Giancarlo Righini, avvertendo che se non si interviene adesso noi ci ritroveremo fra trent’anni senza più le coltivazioni. Colpa della salinità dell’acqua. In pratica?

L’acqua dolce sta diventando salata. Un fenomeno che Coldiretti ha iniziato a studiare confermando l’allarme dell’assessore. Le soluzioni ci sono: due su tutte. La prima: un sistema tecnologico che controlla la salinità dell’acqua e la filtra con un sistema di paratie. La seconda punta sull’utilizzo in agricoltura dell’acqua depurata dai nostri impianti: «Oggi l’acqua, una volta lavorata dai depuratori, viene buttata in mare o nei canali. Quella è acqua pulita, controllata, sottoposta a centinaia di verifiche connesse al ciclo di depurazione. Se ci autorizzassero ad usarla in agricoltura per noi sarebbe una soluzione» dice Daniele Pili.

I fatti dicono che c’è un nuovo percorso per l’Agricoltura della provincia di Latina: fatto di tecnologia, innovazione, sviluppo, dimostrando che è possibile coniugare economia, sostenibilità e valorizzazione delle tradizioni locali. Nella visione che ne sta dando il presidente di Coldiretti Latina, c’è un percorso chiaro ed un impegno concreto che possano trasformare un settore fondamentale per l’economia e la cultura di un territorio.​

Con un limite: le persone dotate di capacità di visione e di innovazione difficilmente restano sul territorio. Dopo un po’ o spiccano il balzo o gli segano le gambe.