La rottura degli schemi che porta i Colucci a diventare sindaci

Il cambio di generazione. E la rottura degli schemi. Quella che ha portato destra e sinistra a lasciarsi i simboli alle spalle per scommettere insieme su un progetto amministrativo: è successo a Veroli ed a Ferentino. Invece a Ceprano la risposta è stata l'elezione a sindaco di Marco Colucci

Camilla de Tourtrissac

Tagliacucitrice con gusto

Marco, permetti na parola?” “Dimmi signò“. Un ritornello che per le strade di Ceprano – centro o campagna è indifferente – si sente da vent’anni. E che da due mesi è cambiato: al posto di “Marco” o “Colù” lo chiamano “Sindaco“. Perché Marco Colucci, quello al quale tutti chiedevano di tutto, è diventato sindaco di Ceprano vincendo a mani basse le elezioni dello scorso giugno.

Non basta questo per capire la nuova generazione dei sindaci che amministra in provincia di Frosinone. Bisogna tornare indietro nel tempo e rompere molti schemi.

Eternamente ragazzo

Marco Colucci

Colù” è il ragazzino cresciuto in fretta ed entrato in politica mentre i suoi coetanei giocavano ancora a calcetto in strada. È l’uomo di quarant’anni rimasto ancora con la disponibilità del ragazzino che costruiva il consenso rispondendo alle domande di tutti. Ha speso metà della sua vita all’interno delle istituzioni: è stato assessore, vicesindaco, recordman di preferenze ed oppositore rompiscatole, addetto alla Segreteria del presidente della Provincia dopo un’esperienza in Regione.

Aveva già indossato la fascia da sindaco: quando aveva tolto da poco i calzoni corti ed una tempesta giudiziaria aveva portato ai domiciliari il Primo Cittadino. Toccò a Marco Colucci fare il sindaco con la postilla F.F. facente funzioni. Resse Ceprano facendogli affrontare tutti gli adempimenti di legge e poi si fece da parte lasciando la parola alle urne. Vinsero i suoi avversari. Lui si prese una pausa. Ma continuò a rispondere: perché Marco era ormai un punto di riferimento per qualsiasi informazione legata alla burocrazia dovesse servire alla gente.

Non è il prodotto di un vivaio politico. Ma amministrativo. Non l’hanno forgiato nelle sezioni né nelle scuole di Partito: le ossa se l’è fatte in Comune ed in Provincia. Il facente Funzioni l’ha fatto alla testa di un’amministrazione di centrodestra, in Provincia è stato in Segreteria con un presidente Dem. La realtà è che la Politica pensava di sfruttarlo: puntando alla sua capacità di costruire consenso ed al suo enorme bacino di preferenze. Invece è stato Colucci a sfruttare la politica: in un costante apprenderne i segreti guardando dalla terza fila come se fosse il figlio d’un Dio minore. Risultato? Conosce ogni meccanismo della macchina amministrativa, conosce tutte le trappole della politica.

La capacità di aspettare

Marco Colucci il giorno dell’elezione

Per questo la sua scalata al municipio non è stata un’ossessione. Per essere protagonisti, a volte, bisogna saper aspettare. Colù lo ha fatto, con pazienza, talvolta mandando giù bocconi complicati da digerire, prima di fare il salto. Un salto ponderato, ma difficile da rimandare, compiuto con coscienza, elemento che a volte è più pericoloso della sua negazione, dell’incoscienza. “Se non vinciamo stavolta, non vinciamo più” ha sempre detto ai suoi Marco Colucci durante la campagna elettorale. In un comitato che sembrava lo spogliatoio della serie TV Ted Lasso, l’allenatore di calcio statunitense che arriva in una squadra inglese piena di giovani, neopromossa in Premier League.

Il fatto di non essere figlio della politica ha consentito a Marco Colucci di tenere fuori i Partiti e mettere su una squadra fatta perlopiù di esordienti, con qualche elemento di esperienza qua e là, perché tra delibere e determine se non hai dimestichezza amministrativa scoppi, anche se hai la volontà tipica dei venti e dei trent’anni. Se perdeva era una sconfitta sua: ha vinto e c’è stata la fila per festeggiare. Non ha nascosto mai la sua estrazione di centrodestra, in una città governata per dieci anni dal centrosinistra, ma senza mai cedere al ricatto dei partiti, anche nella formazione della lista, che doveva essere civica e civica è rimasta. 

Underdog

Marco Colucci alle urne

E che mo faciam fà gli sindac a Colucci?” Tradotto dal cepranese: può mai fare il sindaco uno che ha origini così umili? Origini umili direttamente proporzionali alla dignità della sua famiglia ed alla sensibilità di Marco Colucci, che più che una sconfitta elettorale soffre i giudizi negativi legati a cose che con politica ed amministrazione poco c’azzeccano, citando Antonio Di Pietro. Perché oltre a non venire dai quadri della politica, Colucci non viene nemmeno dai quartieri alti ma dalle case Popolari.

A capirne la potenzialità è stato un altro underdog: il Governatore del lazio Francesco Rocca gli ha fatto subito il suo l’endorsement ed è andato a Ceprano durante la campagna elettorale. Alla fine i cepranesi lo hanno premiato: Marco Colucci è diventato sindaco con 2154 voti, una giunta con poco più di 35 anni di età media ed il volante della macchina amministrativa stretto tra le mani. 

Fino a mo abbiamo giocato eh“. Queste le parole ripetute come un mantra ai suoi compagni d’avventura. Insediarsi a giugno, con l’estate alle porte non è il massimo. Tanti i dossier aperti a Ceprano e tanta però anche la voglia dei cittadini di vivere eventi e serate all’insegna della spensieratezza. Così mentre il sindaco studiava il bilancio con gli uffici, la squadra ha pensato al resto: dai lavori pubblici, alle politiche sociali e giovanili, dagli eventi ai fondi da intercettare, fino alla manutenzione. Tutti, anche i “non eletti” hanno fatto la loro parte, insieme a quella “cabina di regia” che altro non è che un gruppo di amici.

Ora si fa sul serio 

Dopo l’estate saranno molte le cose da fare: il Comune ha un piano di riequilibrio sub judice, aspetta le bonifiche e la casa di comunità hub sulle ceneri del vecchio ospedale “Ferrari”. È una realtà che le mette in sintonia con buona parte dei 91 sindaci della provincia di Frosinone.

Si parte dalle piccole cose, per alcuni insignificanti. Le luminarie per la festa del patrono, ombrelli appesi nelle due strade principali della città, il cimitero aperto fino alle 20 e lo sforzo per tenere aperta la biblioteca. Ha detto, spiazzando tutti, “Dobbiamo portare a termine quanto iniziato dalla vecchia amministrazione“, provando a tenere in piedi la linea del dialogo con l’opposizione, che è opposizione e giustamente da oggi farà quello che lui ha fatto negli ultimi dieci anni, senza sconti.

Non sarà tutto rose e fiori, Colucci sa anche questo e per tale motivo ha chiesto ai suoi di prepararsi e di studiare, così come lui continua a fare, restando in comune e provando ad ascoltare tutti. Perché non avrà un eloquio ciceroniano, perché lo si vede più spesso in bermuda che in completo gessato, ma di certo non negherà mai un sorriso ed un momento di ascolto a chi lo ferma e gli dice: “Sindaco, permetti una parola?