
L'approdo di Francesco De Angelis alla corrente del doppio Dario: Franceschini e Nardella. Nel nome del segretario regionale Astorre. Nel ricordo di Daniela, compagna di una vita. L’avviso agli alleati: «Errare è umano, ma perseverare è diabolico». Pensare Democratico su scala nazionale: «Per un Pd più grande, forte e soprattutto unito». Franceschini: «Conservare il consenso come lui è radicamento»
Si fa prima a dire chi non c’era alla “Svolta di Patrica”: l’abbraccio del presidente Pd del Lazio Francesco De Angelis alla corrente nazionale AreaDem. A Villa Ecetra non si sono visti la Consigliera regionale Sara Battisti, il Segretario provinciale Luca Fantini ed il leader di Base Riformista Antonio Pompeo. Eccetto loro, c’era tutto il Partito democratico all’appuntamento con De Angelis e il doppio Dario: Franceschini, massimo esponente di AreaDem, e Nardella, fino a pochi giorni fa sindaco di Firenze ed ora neo europarlamentare eletto nel Centro Italia. Anche con i voti della Ciociaria.
Messaggi al cuore

Passione e strategia, le parole pronunciate nella sala convegni di Villa Ecetra parlano al cuore degli elettori ed alla testa dei potenziali alleati. Francesco De Angelis ribadisce il concetto anticipato nelle settimane scorse in un’intervista su Alessioporcu.it: «un messaggio ai nostri possibili alleati – dice -. Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. Uniamo le opposizioni e torniamo a vincere in Regione e in Italia». Dietro c’è un disegno politico: lo ha intuito una vecchia volpe come il Segretario Socialista del Lazio, Gian Franco Schietroma, che dopo anni di gelo ha rilanciato: una sintonia verrà cercata.
AreaDem è la componente che per anni è stata guidata da un gigante che si chiamava Bruno Astorre: con lui Francesco De Angelis si è a lungo confrontato, scontrato, affrontato, alleato. Da marzo dello scorso anno non c’è più: guardare la sala dell’Ecetra piena, con Dario Franceschini e De Angelis insieme, gli sarebbe piaciuto tantissimo. «Ci pensavo mentre venivo qui: pensavo al mio amico Bruno, che portiamo tutti nel nostro cuore – così De Angelis -. Con lui ho condiviso non solo un pezzo di strada in Regione, ma tanti momenti, emozioni, passioni e vittorie».
Ha poi aggiunto: «Ora lui non c’è più, ma resta in noi. A lui voglio dire: “Caro Bruno, eccoci, finalmente si è realizzato il tuo sogno, Francesco De Angelis in AreaDem”. Teneva molto a unire queste due storie e culture, Sinistra democratica e Cattolici democratici. Ci ricorda di non perdere mai di vista il rapporto stretto con i cittadini e il territorio». Infine, una parentesi tutta personale: «È il terzo anniversario della scomparsa di mia moglie. Ciao Daniela, ti voglio bene». Chi è vicino vede l’occhio che si fa lucido ed il labbro inferiore che comincia a tremare (Leggi qui Daniela, l’ombra silenziosa che illuminava Francesco e poi qui: L’ultimo arcobaleno per l’addio a Bruno Astorre).
«Lavoro per unire, non dividere»

Riguardo all’assenza di Sara Battisti e della sua area, è come vedere la nipote che non va al compleanno dello zio. Lei stava nell’area di Orfini ed era uno dei contraltari di De Angelis: la più affilata. Dall’unione dei loro percorsi è nata una lunga stagione di successi. Ora le strade si dividono: i tifosi parlano di rottura, scontro, spaccatura; Francesco De Angelis riporta le cose nella loro dimensione politica.
Il segnale è di dialogo. Diventa chiaro nel momento in cui si tocca il tema dell’imminente Congresso provinciale. «È stato scritto e ho letto tanto in queste settimane – risponde il presidente Pd del Lazio -. Non ci sarà la conta di cui si parla. Ringrazio quelli, qui in mezzo, con cui ho lavorato tanto in questi giorni e continueremo a lavorare. Ma chi mi conosce, lo sa. Io lavoro per unire, non per dividere».
L’avversario non sta dentro al Pd, ma al suo esterno: è un concetto che non tutti hanno compreso in questi anni. A Villa Ecetra viene ribadito: «L’unica conta che mi piace è quella alle elezioni, quando dobbiamo battere la Destra. Tutti, non solo AreaDem, dobbiamo lavorare al prossimo Congresso. Partiamo dai progetti e poi ci mettiamo i nomi, perché non dobbiamo dividerci su questo, per offrire a questo territorio una classe dirigente forte, autorevole, rappresentativa, fortemente radicata sul territorio e, soprattutto, unita».
La forza dei territori

C’è un elemento chiave per comprendere la svolta: Francesco De Angelis ha una potenza elettorale che condiziona gli equilibri nel Lazio. Ma, nonostante questo, è stato sempre confinato come componente locale. Vuole una finestra nazionale, una possibilità di portare il territorio della provincia di Frosinone su uno scenario politico e una tribuna che siano adeguati a quella capacità di consenso. Dario Franceschini lo sottolinea: «Conservare il consenso come ha fatto De Angelis, pur avendo qualche ostacolo nel riconoscimento dal Partito nazionale, è radicamento. Raccogliere voti è un valore, frutto del contatto diretto con le persone. Rinnovamento sì, ma basato sull’esperienza di quelli venuti prima».
L’esempio concreto è quello di un sindaco che viene chiamato a portare la sua esperienza su uno scenario più ampio. È il caso di Dario Nardella, che oggi non è più sindaco di Firenze ma parlamentare a Bruxelles. Anche con i voti della provincia di Frosinone, assicurati da Francesco De Angelis a costo di entrare in rotta di collisione con Sara Battisti. (Leggi qui Il cerino De Angelis si frega solo tre volte).
Nardella riconosce il valore del suo grande elettore. Alla platea dice che chiederà consigli a Francesco De Angelis. «Questo territorio – ha sottolineato – ha avuto un bravissimo parlamentare europeo come lui. Alcune cose per me sono molto nuove. Penso che avere nella nostra delegazione italiana, dei Socialisti e Democratici, persone che hanno governato città complesse e sono stati sul territorio, sia molto utile». La dimensione è già nazionale: «Dobbiamo evitare che in Europa ci sia un dibattito vuoto, autoreferenziale e chiuso su sé stesso – ha proseguito -. Il Governo italiano sta facendo una figuraccia, perché la premier Meloni continua a comportarsi e parlare come il capo di un Partito, non come la massima autorità istituzionale e politica del Paese».
L’astro nascente di Salera

Proprio perché nel nuovo Pd ci sarebbe spazio per i territori, non è un caso che ad aprire la serata della svolta venga chiamato il sindaco di Cassino Enzo Salera. Nella provincia di Frosinone è il sindaco della città più importante nelle mani del centrosinistra, riconfermato al primo turno con oltre il 60% dei voti: mai accaduto nella città martire.
Non parla solo da sindaco, ma da leader di Partito: «Porto i saluti di tanti sindaci della provincia di Frosinone. Ci siamo fatti onore alle ultime elezioni, vincendo in una città importante come Cassino, ma anche in tanti piccoli Comuni. Cassino era stata sempre una roccaforte del Centrodestra e l’abbiamo espugnata per la seconda volta, dopo cinque anni di buona amministrazione».
Ha messo sul piatto anche i numeri elettorali. «Il successo dei sindaci del Pd è stato trasportato a livello nazionale con le Elezioni europee – così Salera -. Si torna a risalire la china, dimostrando che noi siamo Amministratori seri e competenti, e non abbiamo approfittato del populismo per soffiare sul fuoco del disagio sociale. Ossia quanto fatto il Centrodestra in questi anni per vincere le elezioni».
«A livello nazionale dobbiamo tornare a essere forza di governo, convintamente, con un’azione costante in mezzo alla gente – è andato avanti il sindaco di Cassino -. Questo deve essere il ruolo propulsore del Partito democratico, un contraltare alle Destre che non sanno risolvere i problemi della gente. Un segnale importante per il Partito è arrivato proprio da Cassino».
Pd nazionale, il “Modello Lazio”

Nel Pd si discute, ma in quello di Cassino si trova poi la sintesi. La prima Amministrazione Salera è stata contraddistinta anche da accesi confronti, ma alle votazioni non è mai mancato un solo voto di maggioranza. Ha fatto tanto discutere la pedonalizzazione del centro, ma il risultato elettorale ha parlato da sé.
«Abbiamo dimostrato, insieme a una grande squadra – ha concluso Salera – che c’è la vivacità di un Partito progressista come il Pd, al cui interno c’è stata sempre discussione aperta. Noi, però, abbiamo avuto la capacità di fare sintesi, la forza di un gruppo, per un unico obiettivo. Come per la pedonalizzazione, tra forti avversioni ed esposti dell’opposizione, l’importante è portare avanti il progetto in cui si crede con determinazione e competenza. Poi i risultati, la gente la riconosce».
È una scia sulla quale si infila subito il Segretario Pd del Lazio, Daniele Leodori: ha appena incassato sei vittorie nelle grandi città laziali, passando anche per i tempi supplementari. «Credo che alle Amministrative sia stato premiato il buon governo – ha affermato Leodori -. Vinciamo dove governiamo in maniera importante, come a Cassino. Sono state premiate proposte non demagogiche, ma concrete». (Leggi qui La Giunta Salera II è solo un pezzo del nuovo accordo).
Propone un “Modello Lazio” ad esempio per il Nazionale. Il Pd ha raggiunto un equilibrio: basato su una conta vera ma senza il coltello tra i denti, senza pugnalate alla schiena. E poi si è aperto a mondi con i quali prima non dialogava proprio perché era impegnato in una continua conta. Il tutto, sul solco di un Segretario nazionale come Elly Schlein che ha saputo aprire il Partito. «In questo anno di Segreteria è stata data un’identità ben precisa al Partito – così Leodori -. Probabilmente l’aveva persa, tant’è che la gente non ci riconosceva più. È un’identità fondata sui temi e diritti, ma si è tornati a parlare di equilibrio sociale, con un Partito democratico vicino ai bisogni dei cittadini e delle persone più in difficoltà. Questo ci ha fatto riacquistare credibilità».
Pd ciociaro, il “Modello Cassino”

Secondo De Angelis, bisogna avere soprattutto la forza di cambiare per restare sintonizzati sulle grandi masse che ci si candida a guidare. «Noi siamo convinti che il mondo può essere cambiato, rinnovato, trasformato e messo al servizio di benessere e felicità dell’uomo. Conservo la tessera da ragazzo nella federazione giovanile. Diceva Berlinguer che “la lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”».
Poi il riconoscimento dei risultati ottenuti dalla segretaria Elly Schlein: «Il voto ci dice che in Italia cambiare si può – esorta De Angelis -. Il risultato elettorale è stato straordinario, merito soprattuto della segretaria Schlein. Ha restituito, come diceva Leodori, un’identità che si era un po’ persa nel Partito democratico. Più netta, chiara, visibile. Adesso siamo più forti e penso che ce la possiamo fare, soprattutto per la forza delle nostre idee».
Ha poi ripreso la parola Franceschini: «Ci siamo convinti, sbagliando, che far politica oggi non richieda più un incontro diretto ma basti una chat. A internet bisogna affiancare l’incontro di questo enorme patrimonio di donne e uomini, che condividono un progetto temporaneo e si trasformano in una comunità di idee e di valori. Era questa la forza dei Partiti in cui siamo cresciuti».
«Elly? Lavoro straordinario, tra scetticismo»

Poi il pensiero di Franceschini sulla Segretaria nazionale: «Elly Schlein ha fatto un lavoro straordinario, nello scetticismo generale, vincendo prima le Primarie e andando poi bene alle Europee. Nel nostro Partito c’è chi era convinto che sarebbero andate male, seduti sull’affollata riva del fiume. Invece, c’è stata capacità di recupero dell’astensionismo e tenuta sull’elettorale a Sinistra, con il ritorno di tanti giovani. Una ventata di novità e freschezza, una donna, una giovane, è riuscita nel percorso verso la credibilità del Partito».
Attenzione però: ai Partiti non ci si fa più l’abbonamento, non sono una chiesa né una fede a differenza del passato. Oggi, mette in chiaro Dario Franceschini, l’elettore concede la sua fiducia di volta in volta a chi ritiene che lo rappresenti di più. «Non vi vota più lo stesso Partito fino alla morte – ha poi argomentato -. Oggi ci si sposta a seconda delle proposte politiche per affrontare i problemi. In Italia lo stesso elettorale ha votato in successione Berlusconi, Salvini, Di Maio e Meloni quando stavano oltre il 30%. È emotività, senza più voto di appartenenza. Siamo al secondo anno di Governo Meloni e le opposizioni sono già pari o sopra alle forze di maggioranza. Ora quella somma aritmetica, non politica, deve trasformarsi in qualcosa di credibile».
Quell’onda di rinnovamento ha travolto anche la provincia di Frosinone. Ne è sicuro Francesco De Angelis: «Ha cambiato il Partito e gli ha dato più forza, soprattutto per la freschezza dei giovani. Si dice che De Angelis è ogni volta candidato, ma sono dieci anni che non si candida. Ho messo su una bella squadra di giovani: Mauro Buschini, Sara Battisti, Maria Spilabotte, Luca Fantini, Luca Di Stefano. È una bella generazione. Ora possiamo guardare serenamente al futuro del nostro Partito».
Concorda Franceschini: «Noi abbiamo passato fasi diverse pensando alla rottamazione. Sembrava che, per crescere come classe dirigente, si dovesse sterminare quelli di prima. Certo che bisogna innovare con i giovani. Del resto, abbiamo una Segretaria che ha 39 anni, nonché un eurodeputato qui con noi, Dario Nardella, che ne ha 48. Il tema non è l’innovazione, ma la crescita di un gruppo dirigente nuovo basato su esperienza, valori e radicamento di quelli arrivati prima».
Vai in Europa e incontri Vannacci

Per Nardella è stata una delle prime iniziative politiche da quando non è più Sindaco di Firenze, ma Europarlamentare. Ha raccontato l’impatto: «È cambiato molto il modo del nostro Partito di stare in Europa. Non so se di tutta Italia, visto che il primo giorno a Bruxelles mi sono trovato Vannacci di fronte».
«Noi non abbiamo compiuto l’errore di scegliere una “figura da spettacolo”, ma devo riconoscere a Elly Schlein che ha fatto delle liste molto articolate, competitive e legate ai territori». C’è chi Roberto Vannacci, il Generale eletto con la Lega, lo ha definito «un geniale prodotto mediatico».
Nardella ha avuto forti apprezzamenti anche per il segretario Leodori. «Il rischio è che i giovani si sentano poi fuori dalla rete. Proprio per questo dobbiamo investirci. Ma è un pezzo del Pd di oggi, che è anche il Partito espresso dai dirigenti. In Daniele Leodori ho trovato una persona seria, concreta, responsabile, che sa tenere insieme tante sensibilità. In un mondo dove tutti chiacchierano e pochi fanno, Leodori parla poco e fa».
La segretaria è Elly Schlein, votata più dai non iscritti che dai dirigenti e militanti, ma una che sta facendo ormai iscrivere e militare. «Noi dobbiamo avere un Pd sempre più aperto alla società civile, non separando dirigenti, iscritti e non – ha commentato Nardella -. Penso a ceto produttivo, piccoli imprenditori, volontariato e terzo settore, cultura e sistema della scuola». (Leggi qui Li Vannacci tua. E di chi non te lo dice).
Pensare democratico su scala nazionale

L’europarlamentare, eletto anche con i voti dei ciociari, le reputa «energie per noi irrinunciabili, altrimenti rischieremmo di essere autoreferenziali. Il Pd deve nascere dai territori, nutrirsi del consenso. Non dobbiamo averne paura, ma lo dobbiamo alimentare in modo trasparente e autorevole. Guai a staccare la Politica dal territorio».
Poi è passato all’attacco: «Il Governo Meloni sta varando una riforma irresponsabile che è un mostro a due teste: Premierato e Autonomia differenziata, un attacco al sistema di tenuta dell’unità della Nazione garantita dal presidente della Repubblica e una spaccatura del Paese».
«Se c’è una riforma che andrebbe fatta subito, è quella elettorale, riportando le preferenze. Solo così riconnetti ai territori la forza della Politica. Le preferenze sono un elemento di rafforzamento, legittimazione democratica, anche un modo per riavvicinare i cittadini».
Il senso del passaggio di De Angelis ad AreaDem? «Significa allargare gli orizzonti, i confini di Pensare Democratico – ha detto lui stesso -. Siamo stati una grande forza in provincia di Frosinone. Ora vogliamo questa proiezione su scala nazionale. Vogliamo dare questo contributo prezioso e decisivo per costruire un Partito democratico più grande, forte e soprattutto unito. Vedo tante presenze ed è un segnale di fiducia e forza, ma soprattutto di incoraggiamento».