
Le dichiarazioni vs Fratoianni del presidente frusinate di Fdi ed uno scenario che in realtà è molto più complesso
Due dati chiave: Cassino Plant starà ferma per una settimana e sull’automotive green l’Italia è in modalità “Penitenziagite”. Come quel poveraccio di dulciniano inconsapevole di Salvatore ne “Il nome della Rosa” di Eco. Di chi o cosa è colpa?
Partiamo dai dati. Lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano è ancora fermo. Ed il fermo è quello che più rimanda a questa strana stagione di Green Economy che tutti approviamo in cuor nostro ma della cui natura recondita nessuno di noi ha contezza cartesiana. Il senso?
Zero commesse: Cassino Plant in ginocchio

Mancano le commesse, ergo lo stabilimento produttivo più cardinale del Cassinate e della provincia di Frosinone sta fermo. Fermofermissimo fino al 7 aprile. Ed a questo punto la domanda è spontanea ed imperativa: perché le sorti di centinaia di famiglie sono appese a quello che decide un super ente che a Bruxelles paga i suoi decisori benissimo e non scende a patti con quel matto di Donald Trump?
E che soprattutto non sembra tener conto di quelle istanze pop per cui oggi ad una famiglia del Cassinate frega ciufoli di come si muoverà l’Ue perché non ha danè in casa a fine mese, o comunque non abbastanza? Per Stellantis Cassino è il calendario a dettare le linea.
Pasqua incombe e da quanto si apprende si rientrerà in fabbrica, verosimilmente, solamente il 5 maggio. Otto giorni soli per aprile e 35 giorni di sola attività produttiva (e remunerativa) dal primo gennaio 2025. I sindacati si lanciano sulle barricate e la Consulta dei Sindaci fa la sanculotta, ma è tutto inutile.
Prosegue la dismissione

Stellantis prosegue nel suo disimpegno dall’Italia. Tra ieri e oggi sono stati annunciati 350 esuberi in Campania: 50 a Pratola Serra e 300 a Pomigliano. Al tempo stesso, nessuna nuova assunzione e nessun turn over per rigenerare gli stabilimenti, né in Campania, né nel lazio a Cassino Plant, né in Piemonte.
Nel 2024, tra cassino Plant e gli altri stabilimenti del Gruppo sono state quasi 3.600 le uscite volontarie. Se si tiene conto degli ultimi dieci anni le uscite salgono ad ulteriori 14.000 posti dal 2015, il che porta la Fiom Cgil a dire che continua la strategia aziendale di svuotamento degli stabilimenti anche per il 2025.
Il sindacato punta il dito contro «il Governo. Al posto di pensare alla riconversione del settore al militare, ripristini il fondo automotive tagliato dell’80%. E’ necessario aprire un confronto a Palazzo Chigi. La presidente del Consiglio non può continuare a fare finta di nulla. Non dobbiamo riarmarci, dobbiamo difendere e rilanciare i settori strategici per la nostra industria».
Ruspandini e la difesa di Urso

Ma il futuro è segnato già. Una lettera a Giorgia Meloni inviata dalla Consulta attende ancora risposta. La premier difficilmente darà riscontro. Perciò, pubbblicisticamente, al suo posto ed in sua vece risponde Masssimo Ruspandini.
Che è presidente provinciale per Frosinone di Fratelli d’Italia e che è il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati. Ha deciso di dire la sua in ordine la caso Fratoianni-coniuge-Tesla. Così: “Ma davvero Nicola Fratoianni pensa di poter dare lezioni al ministro Urso e a questa maggioranza su come fronteggiare le follie green?”. E ancora, con il suo consueto incedere social: “Ricordo al collega di Avs che è grazie al governo Meloni ed ai parlamentari di Fratelli d’Italia se in Europa è finita la stagione delle eurofollie pseudoambientaliste che hanno devastato molti settori trainanti, tra cui quello automobilistico”.
E poi: “Ma forse Fratoianni, bravo a sparare sentenze ma non soluzioni, dimentica che soltanto una coppia di parlamentari può permettersi una Tesla, non certo una famiglia di operai”. Poi Ruspandini, che pubblicisticamente non è secondo a nessuno, spara il suo slogan. Questo: “L’obiettivo di questo Governo è tutelare queste famiglie attraverso scelte realistiche e non ideologiche, che consentano di tutelare l’ambiente senza far fallire aziende e creare nuove povertà”.
Sapere cos’è l’Europa

Che significa? Che se da un lato c’è una crisi oggettiva per cui oggi il core della produzione industriale italiana è in stand by dall’altro ci sono politici che non hanno remore nell’autoassolversi da quelle grane. E che nel farlo invocano proprio quell’Europa traccheggiona che oggi pare essere la radice di ogni male.
Anche se non è proprio così. Perché Ruspandini lo sa benissimo che l’Europa che oggi vira sulla produzione “stellette” è quella stessa Europa a cui la sua premier tende con fare cerchiobbottistico.
Ma il suo mestiere è presentare i guai come in eziologia foresta, ed il suo mestiere, va detto, Ruspandini il “proletario” lo conosce benissimo.