La “Verità” di Procaccini sul suo Green Deal sovranista

Sovranismo moderno, cioè compromesso tra il green "talebano" e le necessità di sviluppo. Anche delle Province di Latina e Frosinone

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Essere co-presidente della destra europea di Ecr e uomo politico di rango del Pontino è una combo che a Nicola Procaccini ha sempre giovato, specie quando si parla di transizione ecologica. Questo per motivi chiari: l’europarlamentare già sindaco di Terracina è figlio di una terra che è “nuova” per definizione e genesi storica. Perciò conosce bene sia le lusinghe che le insidie dei protocolli aggiornati per seguire le regole Ue esattamente quando un territorio ha bisogno di uno sviluppo meno imbrigliato. E di fare crasi tra i due fattori di partenza.

Nicola Calandrini (Foto: Stefano Contili © Imagoeconomica)

Proprio in queste ore il suo conterraneo, collega di partito ed omonimo, Nicola Calandrini, ha lanciato una scialuppa con cui consentire ai territori delle province di Latina e Frosinone d’agganciare lo sviluppo e la ripresa economica nonostante non siano inserite in arerale Zes. Ed ha presentato una richiesta di modifica al Decreto Fiscale per introdurre Zone Franche Doganali intercluse nelle province di Latina e Frosinone. E che si raccordino con il format della Zes regionale e della Zls per le aree portuali. (Leggi qui: La mossa del senatore: emendamento per la Zona Franca Doganale).

Che significa sul piano politico? Che c’è una zona mediana e razionale fra l’integralismo ambientalista e la mission di sviluppo che deve essere inquadrata ad ogni costo.

Ambiente, sviluppo e format “Maga”

Nicola Procaccini

Dal canto suo Procaccini, uomo forte di Giorgia Meloni e responsabile del dipartimento Ambiente ed Energia di Fratelli d’Italia, questi concetti e non solo questi li ha espressi-ribaditi in una sua recente intervista rilasciata a La Verità. Qual è il sunto sul tema del green? La chiave di lettura è quella del pragmatismo di una politica che non può più permettersi gorgheggi a sola trazione etica.

L’Ambiente diventa quindi un valore solo se è appaiato ad un sostenibile sviluppo delle Nazioni, altrimenti è solo dogma di comodo per frenarlo, lo sviluppo.

Donald Trump (Foto © Gage Skidmore)

Ovviamente il concetto di pragmaticità Procaccini lo ha rimpolpato paro paro con l’esito delle elezioni presidenziali Usa. Cioè dove la vittoria di Donald Trump è vista dall’europarlamentare come la prova provata di una sorta di “stanchezza dei popoli” rispetto ad ogni forma di deriva ideologica in purezza. Servono soldi in tasca alla gente e Trump è in sella perché quasi tutti gli americani medi preferiscono pagare di meno un hamburger e poterselo mangiare al parco senza essere aggrediti che foraggiare scuole di pensiero oltre confine.

Via la “furia ideologica”

Non a caso Procaccini, reduce dal comitato di accoglienza per il sindaco di Fiuggi Alioska Baccarini passato in Fdi è andato di liaison. Ed ha spiegato che “la soddisfazione è accresciuta dalla reazione che osserviamo negli Usa rispetto ad argomenti portati avanti con una logica estremista dalla sinistra”. Ed è esattamente lì che l’uomo di Ambiente ed Energia secondo l’ottica di Giorgia Meloni voleva andare a parare. Sul Green Deal, cioè su un tema che si presta sia a bonifiche ideologiche che a skill tecniche che Procaccini possiede, inside al partito italiano di cui è parte ed a quello europeo che co-presiede.

Da mettere al bando, secondo lui, c’è quella “furia ideologica che in qualche modo ha sacrificato le realtà economiche e produttive sull’altare di una transizione verde, Che soprattutto dal punto di vista energetico non ha tenuto nella giusta considerazione le ricadute in termini di sovranità politica. Attenzione: sembra un discorso ideologico che con il format de ‘chiodo scaccia chiodo’ punta a scalzare un’ideologia avversa, ma c’è di più.

Enrico Coppotelli

E questo di più, in chiave territoriale e regionale, lo aveva messo bene a terra qualche giorno fa Enrico Coppotelli, il segretario generale di Cisl Lazio. Che in un convegno alla Pisana e segnatamente su Ciociaria e Pontino aveva squadernato questa situazione. Frosinone, “fulcro di eccellenze manifatturiere come l’automotive, il farmaceutico e l’aeronautica, oggi è in pieno dramma Stellantis”.

Il quadro disegnato da Coppotelli

Foto Archivio Fim Cisl

ELatina che sconta annosi e colpevoli ritardi sul potenziamento delle infrastrutture viarie mentre il settore agricolo è sconvolto dal vergognoso fenomeno del caporalato. C’è un comune denominatore, ovviamente non ideologico, men che mai partitico o di endorsement sottile: quello di territori che hanno necessità di crescere e fronteggiare sfide economiche di macro sistema. E’ un quadro che scavalca le ricette di bandiera ed urla per avere risoluzioni.

Territori, quelli enunciati, che per crescere davvero e sistemicamente hanno bisogno di regole ma non di ceppi. Altrimenti scatta l’ossimoro grande per cui in Europa si venera il nume tutelare del Green oltranzista e nel frattempo il mondo detta regole sottrarsi alle quali è impossibile. Mondo che non è più un grande asset occidentale. E che, ad esempio, fa capo a Pechino, e Procaccini lo dice: “Ci si è consegnati alla Cina, senza che peraltro l’ambiente avesse alcun tipo di beneficio da queste politiche”.

L’Europa che guarda agli Usa

Il sunto è che Procaccini vede anche nell’elezione di Trump un’occasione affinché l’Europa riconsideri la sua puntigliosità normativa sul Green e dia seguito a sintomi che già prima del voto Usa avevano indicato una rotta più mediata. “Credo che già alla fine della scorsa legislatura ci sia stato una sorta di ripensamento, anche in seguito alla protesta dei trattori. Credo che i prossimi cinque anni saranno molto più simili agli ultimi tre mesi della scorsa legislatura europea che ai quattro anni e nove mesi precedenti”.

Cioè “quando si è andati a tutta forza verso il baratro”. La chiosa sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro virata dal sapore di slogan, ma non senza indurre a qualche riflessione oltre la vernice di “bottega”.

Follie “eco-chic” ed economia

Nicola Procaccini (Foto: Christian Creutz © European Union / EP)

“Sono convinto che dopo che la nuova Commissione sarà entrata in carica, il riequilibrio che si è manifestato nel Parlamento europeo produrrà atti legislativi di tutt’altro segno. Questo rispetto alla follia eco-chic che ha danneggiato gravemente l’economia, e ricordiamo che un’economia in salute è indispensabile per portare avanti efficaci politiche ambientaliste”. Il che a pensarci bene è molto efficace e neanche troppo moderno.

Perché tutte le soluzioni mediate sono quelle del format “democristiano” – brand italico sovrano da sempre e per sempre – e delle sue reincarnazioni subacquee nel mondo polarizzato di oggi. Con un sovranismo moderno che altro non è che la mediazione tra identità e necessità. Come la mediazione-tormento che da due anni sta nella bussola di Giorgia Meloni.