Dicono sia una pedina nelle mani di Francesco De Angelis e Mauro Buschini, altri invece sostengono che giochi da solo le sue partite e proprio per questo è l’uomo nuovo della politica Cassinate.
Piaccia o no, Francesco Mosillo è stata la persona che ha determinato il futuro di Cassino per i prossimi anni.
Imprenditore, discendente di una delle famiglie storiche di Cassino, figlio del segretario dimissionario della sezione Pd cittadina, vice presidente del consorzio industriale Cosilam. Candidandosi a sindaco ha ottenuto un primo risultato: ha spaccato i fronti, mandato in soffitta la divisione tra centrodestra e centrosinistra, trasformato le elezioni in una sfida trasversale a chi aggregava di più i pezzi di un elettorato ormai senza più riferimenti politici.
Una parte del centrosinistra lo odia, attribuendogli la causa della sconfitta del sindaco uscente Giuseppe Golini Petrarcone, l’altra parte lo ama perché in lui vede la politica del futuro.
Un dato è certo: se non si fosse candidato, se al secondo turno avesse fatto squadra con Petrarcone, Cassino domenica non sarebbe andata ad un governo di centrodestra. Lui quell’alleanza non ha voluto farla: «Per coerenza con i miei elettori, mi hanno votato per un progetto politico alternativo a Petrarcone».
Ora rompe il silenzio e racconta la sua versione ad Alessioporcu.it
Non è arrivato al ballottaggio, deluso?
Sono molto soddisfatto del mio risultato elettorale essendo riuscito a prendere in solo due mesi e mezzo di campagna elettorale più di cinquemila voti che rappresentano un elettore su quattro del comune di Cassino.
Chi ha votato Francesco Mosillo?
La città di Cassino. E’ un risultato acquisito con costanza, abnegazione e serietà senza scendere in polemiche stupide e di bassa lega che hanno contraddistinto in maniera pesante il clima della tornata elettorale.
Non è stato convincente
A differenza dei miei principali competitor non avevo una struttura politica o partitica alle spalle tanto è che sui palchi con me sono saliti amici e sostenitori non leader nazionali di alcun partito. Ho subito da parte di alcuni sostenitori di Petrarcone attacchi personali pesanti ed una costante opera diffamatoria che mi ha stupito per violenza e cattiveria e comunque non sono sceso a polemiche con loro.
Al primo turno ha dimostrato che una parte del centrosinistra voleva un modo diverso di governare la città: al secondo – essendo lei un tesserato del Pd, era lecito aspettarsi che avrebbe appoggiato la rielezione di Petrarcone. Perché non lo ha appoggiato?
Alla fine del primo turno ho letto dichiarazioni di personaggi iscritti al Pd che sostenevano il sindaco uscente. Mi hanno fatto riflettere. Senza avere avuto nemmeno il coraggio di candidarsi, con i soliti modi cercavano una squallidissima ed arrogante rivalsa verso la mia persona. Ho percepito invidia e voglia di sopruso verso chi non piega la testa di fronte ai prepotenti: hanno intimorito le persone a me vicine, diffamandole, soprattutto tramite i social network.
E’ stato per questo che ha detto no all’unità del centrosinistra al secondo turno?
No. Nonostante quel clima e quel livore, ho deciso di mettermi a disposizione per cercare una composizione del quadro politico.
Quindi Mosillo era pronto ad un accordo con Petrarcone per far rivincere il centrosinistra al secondo turno?
Io mi sono messo a disposizione
Ci sono stati incontri con Petrarcone nei 15 giorni che hanno separato i due turni di voto?
Ho avuto alcuni incontri con Petrarcone (4 per la precisione) sempre alla presenza di diverse persone. Quei confronti però non hanno portato ad un accordo politico.
Cosa ha impedito di arrivare all’accordo?
Non ci siamo arrivati perché la proposta verteva su un accordo non pubblico, che non dava alcuna soddisfazione politica a chi era stato sottoposto ad insulti feroci e gratuiti. Mi si proponevano intese sottobanco: il mio presupposto era un’intesa chiara ed alla luce del sole, senza nascondere nulla agli elettori.
Mosillo chiedeva un apparentamento?
Esattamente come prevede la nostra legge elettorale: chiaro e sotto gli occhi di tutti. No agli inciuci
L’arrivo di Nicola Zingaretti a Cassino era l’occasione per ricomporre i cocci di un Pd andato in frantumi al primo turno: perché non è andato a quell’iniziativa?
Così come alcun invito mi è stato sottoposto per un apparentamento formale che invece ho richiesto io, nemmeno ho ricevuto l’invito per incontrare il presidente Zingaretti.
Aspettava una chiamata?
Zingaretti era garante naturale di una ricomposizione pur senza apparentamento, garantendo alla mia coalizione la giusta visibilità politica. Se nessuno mi ha chiamato, il segnale politico è chiaro.
Il telefono non ha squillato: a quel punto che decisione ha preso Mosillo?
Dopo l’ennesimo nulla di fatto ho deciso di disimpegnarmi dalla campagna del ballottaggio lasciando libertà di scegliere chi sostenere ai miei elettori ed alle liste che mi sostenevano, che venivano da diverse storie politiche di diverso colore come si può evidentemente vedere dai numeri.
Dicono che De Angelis e Buschini le abbiano ordinato di votare D’Alessandro, in modo da fare perdere Petrarcone
La risposta la forniscono i numeri: sia Petrarcone che D’Alessandro hanno preso più voti del primo turno, nonostante la minore affluenza alle urne. Questo solo per amore di chiarezza non accettando per la mia storia personale critiche da persone che solo opportunisticamente fanno parte del centro sinistra.
E’ deluso dal Pd?
Ricordo che il sottoscritto ha la tessera del Pd e anni prima quella di Rifondazione Comunista e che sono figlio di un uomo iscritto al partito comunista dal 1967 e sono fiero di far parte di quella storia che mi lega a de Angelis e Buschini ed alla componente politica che loro rappresentano in provincia tanto da concludere con il pugno chiuso la mia campagna elettorale pur in contrasto con la sensibilità di chi mi sosteneva venendo da altra tradizione politica.