
La segretaria oggi mette tutti d'accordo e studia da premier. Con un disegno partito da lontano che coinvolge anche il Lazio e la Ciociaria
A ben vedere oggi Elly Schlein sta messa nello score del Partito Democratico come un alpino che guarda un palombaro, cioè come una che dalla vetta può contemplare le valli. Valli dove stanno accucciati tutti quelli che, dentro al Pd, di Schlein attendevano un rovinoso capitombolo alla Cliffangher. Stavolta però il finale sospeso non c’è stato e, dopo le briscole calate alle Europee ed alle amministrative di giugno, la segretaria è salda come non mai ai vertici della catena di comando del Nazareno.
E sbaglierebbe chi pensasse che questo sia stato soltanto un fenomeno di gerarchia apicale, sbaglierebbe perché chi credesse questo non conosce il Pd. Non sa di quel Partito che ha tante di quelle “anime”, così tanti strati che ogni movimento al vertice ne determina assestamenti tellurici importanti alla base. Parliamo di manovre, di nuovi crogioli correntizi, di unitarietà sbandierata ma di fatto scissa a livello atomico. Di solito a cicli triennali, perché ci sono camaleonti che studiano i tutorial dem per perfezionarsi.
I due sogni del nuovo Nazareno

Di manovre quindi e di due sogni che, per quanto apparentemente lontani, vanno di pari passo: quello di un certo Pd che vede Elly Schlein vicina come mai prima d’ora a Palazzo Chigi. Così maledettamente vicina che non sono pochi quelli che oggi, in zona dem, fanno il tifo per l’ennesima “scapocciata” di Matteo Salvini e per una crisi di governo improbabile ma non del tutto impossibile. Nel Partito Democratico oggi ci sono esponenti di rango che gli metterebbero like sotto ai post social, al Capitano, da quanto sperano in una sua derapata.
Poi c’è l’altro sogno, più terragno e che ha solidissima genesi laziale e ciociara. Quello di un certo Pd che si sta intestando questo nuovo corso. E che già in tempi non sospetti aveva messo fondamenta ad uno zoccolo duro in cui Stefano Bonaccini è stato freudianamente rimosso. Oggi il riformista post-renziano che guida l’Emilia Romagna è più ansiogeno di un base-jump.
Che ti ha combinato Franceschini

Merito di Dario Franceschini, il grande sponsor primevo di quella aspirante leader che rappresentava un azzardo ma, a saperci fare, anche un investimento rivoluzionario per il Nazareno. Perché un azzardo? Perché prima di essere, come spiega Salvatore Merlo su Il Foglio, “tutti per Elly ed ella per tutti”, ci sono state grane. Troppo massismalista quella Segretaria là, scelta da una base non tesserata. Troppo lontana dalla natura bicefala di un Partito che mette assieme cattolici margheritiani e post comunisti, turiboli di incenso e pitturate arcobaleno.
Perché un investimento? Perché Franceschini, che nelle cose Dem è un mezzo geniaccio, ha intuito che se solo la Schlein avesse dato lo scossone necessario al papaverante Pd post lettiano e se solo lui avesse standardizzato una corrente tra acquasantiera ed eslkimo si sarebbe trovato nella posizione ideale. Cioè in pole per creare la più agguerrita truppa in seno al Pd dai tempi dei bersaniani che con la Cgil di Sergio Cofferati bloccarono nientemeno che il Cav sull’abolizione dell’articolo 18.
Tela e adunata di De Angelis

Tuttavia quella era “robina” da opposizione giuslavorista certificata, qui in ballo c’è Palazzo Chigi, e c’è gente come Francesco De Angelis che lo sa benissimo. Tanto bene che il presidente laziale del Pd ha tessuto la sua tela per mesi prima di uscire allo scoperto. Mettere l’ex pupilla Sara Battisti in teca-panda ed aderire con la convinzione degli scacchisti di razza ad Area Dem di Franceschini. Questo tirandosi dietro un codazzo talmente nutrito di proseliti che oggi la famosa chat di arruolamento in Provincia di Frosinone sembra quella delle mamme pancine in un reparto di ostetricia di Calcutta.
Nel Pd frusinate c’è chi giurerebbe che gli auguri per l’anniversario di matrimonio all’ex sindaco di Aquino Libero Mazzaroppi sarebbero arrivati comunque, perché lui e De Angelis sono amiciamici. Tuttavia c’è chi pensa che questa volta quelli sono auguri “più auguranti ancora”, a contare che Mazzaroppi è un ex corridore in combo con la Battisti alle regionali scorse. E che oggi, al netto di una posizione di studio, potrebbe essere indicato tra i papabili papaveri della nuova segreteria provinciale che uscirà dal congresso di settembre. O magari per uno spot “di ristoro” per l’impegno messo in campo alle Regionali.
A ben vedere, prima ci sarebbe Andrea Querqui da Ceccano con 451 preferenze personali in più. Ma lui calerà la briscola quando sarà il momento di rinnovare l’amministrazione comunale di Ceccano: darà la disponibilità ad essere il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra. E con quei numeri sarà complesso dirgli no senza una valida ragione.
Prima ancora c’è Antonio Pompeo: l’ex presidente della Provincia ha preso quasi tre volte tanto i voti di ciascuno dei due alle sue spalle. Resta da capire che partita intende giocare: all’adesione di De Angelis ad AreaDem con Franceschini e Nardella non è andato. In questo mesi è rimasto silente come un trappista in convento.
“Gaetano vieni anche tu”

Insomma, si arruola alla grande e con respiro largo, o quanto meno ci si prova, anche coi personaggi più “terzi”. Anzi, larghissimo, a contare che anche l’ex leader territoriale di Articolo 1 Gaetano Ambrosiano pare sia stato contattato per entrare nel club che da Schlein discende verso Franceschini, transita su Claudio Mancini, passa per Dario Nardella e tocca Daniele Leodori e lo stesso De Angelis. Che a loro volta cercano colonnelli, tenenti e fantaccini tra Frosinone, Sora e Cassino. Non c’è una gerarchia disegnata nella componente: tutto è da definire e per questo le porte sono spalancate.
Tutti cattolici pop dunque, in attesa di sapere se acqua santa, pugno chiuso e Salvini rabido faranno la magia. Una magia che è stata cesellata alla perfezione anche al vertice, con una segretaria che ha fatto la leader strategica e che ha dato una casella neutra ad ognuno dei “generali scomodi” del Nazareno. Lo spiega il solito, sulfureo Merlo: (Schlein) “ha piazzato dinosauri, vegliardi, oppositori e riformisti in disarmo. E li ha accontentati. Questo voleva e questo ha fatto. ‘Via i rompiscatole’, la sua parola d’ordine. Ma è stata una quadriglia: una poltrona per tutti, tutte le poltrone per Elly. L’anguillone metafisico, Nicola Zingaretti, l’ha capito subito, anzi prima di tutti”.
Zingaretti sistemato: è capodelegazione Ue

L’ex segretario oggi è “capodelegazione del Pd a Bruxelles”, una cosa che per Zingaretti è come i gradi caporal maggiore in fureria, dato che l’Europarlamento non è certo una novità o uno “scatto in avanti” per il già governatore della Pisana. C’è anche una vulgata storicamente futuribile, sul contesto. E’ quella per cui la segretaria avrebbe “riunito il gruppo di collaboratori più amici”.
E provveduto a distribuire “ministeri” e descrivere “come sarà composta la squadra del suo prossimo governo: quasi tutte donne, e che siano giovani come lei, massimo quarantenni, e un ministro delegato a Lgbtq+”. Danilo Grossi gongola e sta come quelli che a Natale devono solo scegliere quale regalo scartare per primo.
Da questo punto di vista la nuova Ue del dopo giugno appare come una sorta di “ospizio”. Un Divino Amore nel quale Schlein ha distribuito quasi tutti “i dinosauri del Pd”. Che “sono stati (ancora) accontentati e sistemati. Tuttavia, le anaconde romane anacondano sempre”.
Il “preavviso” a Fantini

E lì subentra lo strapotere maresciallesco di un Claudio Mancini che, anche grazie a De Angelis e Leodori, dovrà fare ridotta cementizia di ciò che prima era trincea di terra. Con Area Dem che ha aperto il magazzino di reggimento. Con Marco Delle Cese che punta ad una Carta di Intenti comune per non rinunciare intelligentemente ad un mood unitario ed alla forza dei Collettivi in purezza. Quelli che non amano macedonie amministrative locali.
E con un allineamento alla rotta della segretaria che qui da noi, per carità magari a voler giocare solo di iperbole, sa di preavviso di sfratto per un Luca Fantini. Che a questo punto pare avere solo due alternative. O salta di qua o salterà nel buio.