La vittoria politica ed il vuoto personale di Ilaria Salis

Il giorno dopo la votazione che ha salvato con un solo voto di scarto, Ilaria Salis. Resta una domanda inevasa: la deputata non ha mai chiarito se il gesto contestato sia reale o frutto di accusa politica

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

C’è chi dice che è stata fatta la cosa giusta, la sola da fare e chi urla che “l’ha sfangata”. Al di là di ogni convinzione politico-ideologica Ilaira Salis è salva. Il voto parlamentare di ieri ha scongiurato lo scenario per cui la deputata Ue di Avs potesse tornare nelle grinfie illiberali della Giustizia ungherese.

E’ vero, una scheda rotta ha fatto supporre solo per un attimo alla Presidente Roberta Metsola che il voto potesse essere ripetuto ma per fortuna non è stato così.

I voti del Ppe sono stati decisivi e Matteo Salvini si è anche arrabbiato alludendo alle complicità “anche del centrodestra” nel tenere la Salis sul suo banco invece che su una panca carceraria magiara. Ma in tutta onestà in questo contesto quel che pensa e posta Salvini è irrilevante come mai.

Scrutino segreto

Il voto è stato a scrutinio segreto ed i membri del Parlamento hanno respinto la richiesta presentata dal governo ungherese di revocare l’immunità per l’europarlamentare italiana. Sì, con con un solo voto di scarto. L’esito era incerto, perché (come abbondantemente anticipato) la sua revoca era subordinata all’atteggiamento attivo che avrebbero avuto i parlamentari che in Italia fanno capo ad Antonio Tajani.

Appena avita contezza della sua intangibilità legale la Salis è stata abbracciata da un frastornato (dal voto calabrese che non gli ha assegnato neanche un seggio ) Mimmo Lucano e dai compagni di Alleanza Verdi Sinistra.

Ma il dato è un altro e non è (solo) politico: il sorrIso della nostra concittadina quando ha capito che non sarebbe tornata nelle “grinfie” del sistema di democratura targato Viktor Orban è valso tutte le sue note spigolosità ideologiche personali. Ilaria Salis è apparsa come quello che maggioritariamente è: una donna che (forse) ha fatto una castroneria ma che sa benissimo che pagarne il fio in una terra illiberale sarebbe stato più del dovuto.

Pro e contro

Antonio Tajani

L’accusa nei suoi confronti rimanda ad uno storico per cui la Salis avrebbe “aggredito dei neonazisti a una manifestazione di estrema destra a Budapest nel 2023, cosa che lei ha sempre negato”.

Dopo 15 mesi in carcerazione preventiva era stata aletta e scarcerata. A votare contro la revoca dell’immunità tutti i gruppi progressisti e di sinistra del parlamento (La Sinistra, di cui fa parte Salis, i Socialisti e Democratici, i Verdi e Renew Europe, di orientamento liberale). Tuttavia loro avevano capitalizzato 310 voti, “41 in meno di quelli necessari a Salis, se tutto il Parlamento avesse votato”. Favorevoli i Conservatori e Riformisti europei, i Patrioti per l’Europa e l’Europa delle Nazioni Sovrane, con 191 voti e di cui fanno parte la Lega e Fratelli d’Italia.

Tra indipendenti e “cecchini etici” del Ppe ne mancavano un bel po’, per salvare la Salis, ma il miracolo etico è accaduto. Decisivi sono stati i 92 assenti e i 17 astenuti, ma alla fine i voti sono stati 306 favorevoli a tenere l’immunità e 305 contrari a revocarla. E lei, Ilaria, adesso non è solo salva, ma più ben disposta a non cedere sempre al talebanesimo ideologico. Con immenso sollievo di cui non capire la natura è da scemi.

L’aspetto che manca

(Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Tuttavia manca un aspetto. In questi mesi l’interessata non ha mai fatto sentire la sua voce. Avrebbe potuto. E dovuto. Rivendicando il suo gesto, se ne è convinta. Negandolo e prendendo le distanze da una simile condotta, se ritiene di non avere commesso il fatto. Perché è troppo comodo andare a soffiare sul fuoco in una piazza straniera e poi invocare ex ante l’immunità. Il martirio ideologico, se c’è stato, presuppone anche il rischio dei ceppi nella terra straniera in cui si va a manifestare.

Altrimenti è solo teppismo da esportazione.