Gli ultimi 12 mesi ed i fatti salienti della politica italiana, con l'impressione netta che il potere sia diventato una sorta di "giocattolo"
Una tigre di carta è quell’animale che ha tutte le parvenze della belva di cui porta il nome e tutta la fragilità del materiale di cui è fatta. Una tigre di carta ruggisce forte ma si fa cenere in un attimo. Fa paura a vederla ma il suo destino finale sono i coriandoli nel vento. E soprattutto una tigre di carta è quella che descrisse Mao Ze Dong nel 1946 rilasciando un’intervista ad Anna Louise Strong, giornalista Usa: “Tutti i reazionari sono tigri di carta: apparentemente sono terribili, ma in realtà non sono poi tanto potenti”. Lui stesso era un mezzo tiranno, e si descrisse benissimo.
Teniamoli bene a mente, questi due termini, “potenti” e soprattutto “Cina”, perché con l’Italia del 2024 che sta per lasciarci c’entrano molto. E proviamo ad analizzare l’anno che muore per step e mesi, individuando i momenti salienti (ed ovviamente trascurandone altri non meno mainstream ma forse meno “cardinali”) che hanno determinato la vita politica, il tessuto sociale e gli indirizzi culturali del Bel Paese.
Ciascun mese con la propria tigre. Per lo più di carta.
Gennaio: armi affilate per la Sardegna
L’Italia di Giorgia Meloni assume la Presidenza del G7 e mette a regime il “Piano Mattei”. Con un occhio a giugno, quando ospiterà gli stessi in Puglia, la premier lancia il claim “Africa e migrazioni”. Sono temi caldi, anzi, caldissimi, che l’accompagneranno per tutti i mesi a seguire. E non sempre con assoluta coerenza. La cabina di regia sul Pnnr 2024 promette faville di velocità ed efficienza ma l’Anci “insorge”. Secondo l’associazione dei Comuni Italiani le informazioni sulla rimodulazione del Piani Comune per Comune sono carenti. Intanto sembrano sciogliersi le tensioni interne alla Lega di Matteo Salvini sulle elezioni regionali in Sardegna.
Sì a Paolo Truzzu, uomo voluto da Meloni, e retromarcia a denti stretti per Christian Solinas, uomo forte del “Capitano”. Che ingoia il rospo e si concentra sul ”suo Ponte”. E sulla Basilicata. Dove però Antonio Tajani non recede di un millimetro da Vito Bardi. Si scalda la questione della direttiva Bolkestein e sul rinnovo delle gare in concessione ai balneari.
Il tempo stringe per evitare infrazioni ma Palazzo Chigi chiede altro tempo. Il Guardasigilli Carlo Nordio spinge per la sua riforma della Giustizia e il leader del M5s Giuseppe Conte viene audito da un Gran Giurì dopo le affermazioni di Meloni sul Mes. Conclave a porte chiuse in quel di Gubbio per il Pd, reduce dalla sconfitta alle politiche di settembre 2022 e da test d’urna non esaltanti, ma il vero interrogativo è: Elly Schlein si candiderà alle Europee?
Febbraio: trattori in piazza, Todde vince
La protesta degli agricoltori tiene banco sulle strade italiane. L’Ue ha imposto regole troppo severe e, si scoprirà, il Governo ci ha messo del suo. Lunghi serpentoni di trattori attraversano le strade del Paese e confluiscono nelle grandi città. Alla fine il centrodestra rimodula l’Irperf agricola ma deve fare subito i conti con una questione tutta politica: il terzo mandato ai governatori. Il nodo è Luca Zaia, che potrebbe accedere al quarto ed evitare di diventare uomo della riscossa leghista alle Europee ma in chiave non esattamente salviniana.
Il 21 i tre leader della maggioranza si ritrovano al comizio di chiusura della campagna elettorale per Truzzu in Sardegna ma non sono in gran spolvero. Intanto Pd e M5s iniziano a lanciarsi strali: prima sulle nomine in seno alla Cassa Depositi e Prestiti e poi sulla mozione per il cessate il fuoco in Medio Oriente con astensione della maggioranza.
Elly Schlein parla di “risultato importante“ ed i pentastellati attaccano per l’astensione. Intanto Pd ed Avs presentano un esposto sul Ponte sullo Stretto “di Salvini”. Alle elezioni regionali in Sardegna vince Alessandra Todde, candidata del centrosinistra in modalità “campo largo”. E’ la prima sconfitta d’urna per il centro destra dalla vittoria alle Politiche.
Marzo, voto in Basilicata e voto romano
Il voto in Russia divide la maggioranza: Salvini parla di volontà popolare e Tajani di “pressioni”. Giorgia Meloni media e le opposizioni attaccano. Intanto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella commemora le vittime del Covid a Bergamo. La premier dà le sue comunicazioni alla Camera ma le opposizioni, in particolare Elly Schlein e Giuseppe Conte, parlano di “incoerenza”. A Roma disco verde per il congresso cittadino di Fratelli d’Italia, che potrebbe nascondere uno scontro tra l’ala di Giorgia ed Arianna Meloni e quella dei “Gabbiani” che fa capo a Fabio Rampelli. In lizza ci sono Massimo Milani e Marco Perissa. Alla fine Milani, il “rampelliano”, ritira la candidatura ed il meloniano Perissa vince.
Alle Regionali in Basilicata vince Vito Bardi, anche con l’appoggio di Azione di Carlo Calenda. Il voto in Ue incombe ed il campo largo non funziona, lavora troppo sottotraccia con un avversario molto quotato.
Si comincia a parlare di Autonomia differenziata e premierato.
I report di Letta e Draghi
Sul primo tema le opposizioni preparano in ordine alla discussione alla Camera oltre 2400 emendamenti. Giorgia Meloni proclama: “L’autonomia differenziata cammina di pari passo con il premierato, le due cose si tengono insieme”.
I report di Enrico Letta e Mario Draghi sulle prospettive per l’Europa vengono invocati come endorsement da Meloni. Scoppia la polemica per la presenza delle associazioni Pro Vita all’interno dei Consultori mentre Ilaria Salis, docente incarcerata e processata in Ungheria per presunte violenze in strada, si candida alle Europee con Avs.
E’ il solo modo per evitare all’italiana il carcere ungherese e scoppia una durissima polemica politica.
Aprile/Maggio: il caso Toti e il confronto saltato
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 15 aprile, tra i partiti del centrodestra sale solo Fratelli d’Italia, trend in negativo invece sia per gli alleati che per il Partito Democratico. Il partito di Meloni guadagna lo 0.3%. Parte la campagna elettorale per le Europee giusto nei giorni in cui Ursula von der Leyen arriva a Roma. Intanto in Liguria l’inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto del governatore in carica Giovanni Toti innesca una battaglia politica accesissima. Le opposizioni chiedono le dimissioni mentre Giorgia Meloni dichiara di voler attendere l’esito delle indagini. Alla fine Toti patteggerà e tornerà libero, ma senza carica.
Si inizia a parlare di voto anticipato e di fatto si profila un nuovo test elettorale all’orizzonte. La premier intanto sconfessa ogni ipotesi di rimpasto nel Cdm e punta sula riforma della Giustizia di Nordio. Maggio è il mese in cui fanno massa le privatizzazioni: il Governo cede le quote di Mps, Eni e mette in lista ipotetica Enav, Enel, Poste, Leonardo. L’atteso faccia a faccia elettorale previsto nel salotto di Bruno Vespa tra Elly Schlein e Giorgia Meloni salta: Agcom ne rileva le irritualità.
Questo nelle stesse ore in cui il Commissario Ue uscente Paolo Gentiloni afferma che tornare indietro sul Green Deal sarebbe un errore.
Ulteriori segnali cupi da Stellantis
Il Gruppo Stellantis intanto inizia ad accusare flessioni di vendite nel settore automotive ancora più accentuate. L’elettrico non sembra decollare e costa troppo. Si fa avanti l’ipotesi di una Cina pronta ad operare sulle piattaforme Ue ma vige una legge che impedisce il format. Il ministro Urso cerca soluzioni ed invoca una iper-produzione senza tener conto del mercato.
Claudio Borghi della Lega propone di togliere la bandiera Ue dai Palazzi istituzionali e scoppia una polemica. Polemica che però non sembra far bene al Carroccio nei sondaggi. Fdi si conferma primo partito con il 26,8%. Segue il PD che però perde punti. Terzo il Movimento 5 Stelle (16,2%) e lieve flessione per la Lega (-0,2%), insieme a Forza Italia (-0,2%) che nel frattempo ingloba Noi Moderati di Maurizio Lupi.
Giugno/Luglio: si vota, addio abuso d’ufficio
Tutto parte dall’ovazione quando sul maxischermo di Piazza del Popolo risuona l’ormai celebre “sono quella stronza della Meloni” rivolto al governatore della Campania Vincenzo De Luca per l’altrettanto celebre fuori onda. Poi è subito voto: per l’Italia la lista di Fratelli d’Italia, del gruppo ECR, primeggia con il 28,76% dei voti e 24 seggi. Tuttavia il Partito Democratico, del gruppo S&D, pur secondo avanza e di molto, con il 24,11% dei voti e 21 seggi, consacrando Elly Schlein leader e non più segretaria “in bilico”.
Con il 49,68% di partecipazione sono state le Europee nostrane con la più bassa affluenza mai registrata. Il voto consacra la necessità di governare insieme del Ppe di Ursula von der Leyen con i socialdemocratici. Le elezioni amministrative annesse ed i ballottaggi riscaldano il clima politico. Il centrosinistra conquista Firenze, Bari, Campobasso, Perugia, Potenza e Cagliari.
Vince nelle grandi città e conquista tutti e 6 i capoluoghi di Regione. Il centrodestra primeggia a Lecce, Rovigo, Verbania e Caltanissetta. L’astensione è altissima: più del 52%. Scoppia la “guerra” tra un Meloni abbastanza nervosa ed una Schlein che, forte dei risultato “tennistico” affonda sull’autonomia differenziata. Nel frattempo l’Ue sceglie una maggioranza Ursula bis, ma l’Italia si astiene. Tra maggioranza ed opposizione i toni si fanno sempre più accesi. Meloni tuona contro le nomine Ue e parla di “logica dei caminetti”.
Il nodo dei Commissari Ue
Il nodo è quello dei Commissari, in lizza per i quali ci sarebbe Raffaele Fitto, ma con due problemi: è espressione di un partito sovranista ed è (momentaneamente) bersaglio delle minoranze italiane. Tra cori ed insulti antisemiti scoppia il caso Gioventù Nazionale a seguito di un’inchiesta di Fanpage. Nel frattempo la rotta di Meloni sulla composizione Ue cambia. passa il “metodo D’Hondt” e la premier rientra in gioco.
Tutto questo mentre l’aeroporto di Malpensa viene ufficialmente intitolato, tra le proteste dell’opposizione, a Silvio Berlusconi. Iniziano a venire al pettine i nodi della composizione Rai nei giorni in cui, con il Ddl Nordio, scompare ufficialmente il reato di abuso d’ufficio. Nei sondaggi la Lega scende ancora e Fdi rinsalda il vantaggio sul Pd.
Agosto/Settembre: adieu Sangiuliano
Fitto resta in pole come Commissario e numero due della Commissione Ue. Intanto la V rata del Pnrr arriva a dare un po’ di ossigeno “pre-balneare” alla maggioranza di governo. Sul Decreto carceri maggioranza ed opposizione avviano l’ennesimo, durissimo scontro, mentre riesplode il “duello” tra politica e magistratura dopo le dichiarazioni di Salvini che definisce il rinviato a giudizio Giovanni Toti “un prigioniero politico della giustizia italiana”.
Elly Schlein è di fatto la leader di un riesumato campo largo nel quale aspira ad entrare anche Matteo Renzi. Tuttavia settori del Pd, Avs-Verdi e tutto il M5s di Giuseppe Conte sono contrari. L’ex premier e leader di Italia Viva contrattacca ma il suo partito nei sondaggi proprio non decolla: nei sondaggi subito prima della pausa estiva è al 2,4%.
Nel frattempo scoppia il caso Sangiuliano: il ministro della Cultura sarà costretto a dimettersi dopo aver ammesso una relazione con l “collaboratrice” Maria Rosaria Boccia, alla quale aveva consentito di conoscere ed operare su molte iniziative e dinamiche del Dicastero. Il suo sostituto sarà Alessandro Giuli.
“Ciao Mario, buongiorno Giorgia…”
Giorgia Meloni incontra Mario Draghi in ordine al suo report sull’Ue, poi il premier laburista Starmer sul tema migranti. Azione di Carlo Calenda perde Gelmini, Carfagna, Costa e Versace, intanto il leader inizia ad attaccare Repubblica in ordine alla linea da lui considerata troppo “omissiva” sui guai, sempre in crescendo, di Stellantis.
Nel frattempo tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo sono ormai ai ferri cortissimi. Il primo vorrebbe rifondare il M5s ed il secondo, che ne è Garante, non vuole che si cambino simbolo e regola del doppio mandato. La resa dei conti è fissata a fine novembre con una Costituente. Partono i preparativi per il trasferimento dei migranti approdati in Italia nei Cpr albanesi dopo l’accordo Tra Meloni ed Edi Rama, ma ci sono perplessità in ordine alla liceità del fatto.
Ottobre/Novembre: razzismo e bye Beppe
Una lettera dal Consiglio Europeo afferma che nelle Forze dell’Ordine italiane ci sono atteggiamenti razzisti, la maggioranza smentisce e nel frattempo il governo italiano entra di fatto per la sua componente sovranista-Ecr nel Parlamento Ue. La campagna elettorale in Liguria entra nel vivo, Stellantis inizia a vacillare ancor più e per la prima volta si parla di licenziamenti in arrivo. L’Ad Carlos Tavares viene dato come “partente” a scadenza di contratto, cioè entro un anno.
Parte la stagione degli scioperi, generali e nei trasporti, dove specie a livello ferroviario si registra una serie clamorosa di disservizi. Maurizio Landini, leader Cgil, proclama due giornate di sciopero generale contro la Legge di Bilancio in approntamento.
Intanto i tribunali continuano a respingere le applicazioni pratiche del protocollo Italia-Albania sui migranti, altri dei quali vengono rispediti in Italia: si riaccende la polemica sugli “sprechi” dell’Esecutivo per due spot. A servizio dei quali ci sono centinaia di uomini delle FFOO a fronte di poche decine di “ospiti”; la più parte dei quali rimandata in Italia. Le tensioni tra Grillo e Conte sfociano in aperta frattura. Questo mentre nel Governo scoppia e poi rientra il caso Giuli sulla nomina di Francesco Spano come capo di Gabinetto, nomina fortemente e in alcuni casi incivilmente criticata da Fdi.
Manovra, tartufi e Romagna mia
Il dem Michele De Pascale vince le elezioni in Emilia Romagna battendo l’esponente della destra Elena Ugolini. Tutto questo mentre in Umbria, considerata “roccaforte” del centro destra, Stefania Proietti batte la presidente uscente Donatella Tesei. Per la maggioranza è un colpo abbastanza duro e il campo largo “rialza la testa”. E’ tempo di Manovra Finanziaria, e su temi come pensioni, tasse e sanità è scontro accesissimo con le opposizioni.
A fine ottobre Marco Bucci, ex sindaco di Genova, vince le elezioni regionali in Liguria del dopo Toti. Lo fa battendo il suo avversario più accreditato in area prog-dem, l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando. In quel voto Italia Viva di Matteo Renzi è andato da solo. Novembre “si apre” con la nomina di Raffaele Fitto a Commissario Ue con mansioni di vice della von der Leyen, verrà surrogato come ministro da Giorgia Meloni con Tommaso Foti sempre di Fdi.
Sergio Mattarella ribadisce che in ordine alla violenza sulle donne “non si è fatto ancora abbastanza” esattamente nei giorni in cui per il femminicidio di Giulia Cecchettin il suo killer, Filippo Turetta, viene condannato all’ergastolo. Sul Canone Rai la maggioranza è spaccata e “va sotto”. Beppe Grillo perde il ruolo di garante nella Costituente del M5s ma chiede di ripetere il voto: l’esito sarà confermato ad inizio dicembre.
Stellantis invia le prime lettere di licenziamento ai lavoratori dell’indotto, sono oltre 200
A quel punto scatta lo sciopero e la protesta delle famiglie che rischiano di perdere la serenità.
Dicembre: adeus Carlos, ma arriva il sollievo
Il 2 dicembre il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, “si dimette” nel pieno della bufera della crisi Stellantis: la sua gigantesca “buona uscita”, per di più in un momento così cruciale per tante famiglie che sono sotto licenziamento, fa discutere. Intanto John Elkann si sente con Giorgia Meloni e Sergio Mattarella. Gli operai licenziati in sciopero “invadono”, in parte e pacificamente, i Comuni dell’area di cassino Plant ed ottengono un incontro al Mimit con il ministro Urso.
Da quel summit e grazie anche al lavoro dei sindacati ne escono con un anno di stop ai loro licenziamenti. La crisi dell’automotive persiste e la Cina con il suo elettrico già avviato sembra essere una delle soluzioni chiave.
Si lavora al Decreto sul decimo pacchetto di aiuti all’Ucraina.
Atreju, “paghette” e sentenza Open Arms
Prima di Natale Giorgia Meloni sale sul palco di Atreju 2024 al Circo Massimo, su cui ha chiamato anche il presidente argentino Milei, e ribadisce che alla fine sui Cpr in Albania la spunterà lei. Lei che vuole “combattere le mafie”. Proprio mentre scoppiano le polemiche sul nuovo Codice della Strada voluto dal ministro Salvini e con misure draconiane sulla positività ex post alle sostanze psicoattive in Legge di Bilancio compare un aumento di retribuzione per i ministri. Perciò scoppia un ulteriore putiferio. Intanto e dietro input del ministro della Difesa Guido Crosetto viene ritirato l’emendamento che alzava lo stipendio ai ministri parificandolo a quello dei parlamentati.
A fine mese arriva anche la sentenza su Matteo Salvini nel processo sul caso Open Arms con l’imputato allora titolare del Viminale. I giudici assolvono il vicepremier perché “Il fatto non sussiste”. Salvini “si gasa” e allude ad un suo ritorno al Viminale, ma Meloni per prima lo stoppa.
Sì alla Legge di Bilancio
Poco prima di Natale e con voto di fiducia viene licenziata anche dal Senato la Legge di Bilancio 2025 da circa 30 miliardi. Si caratterizza, tra l’altro, per Aliquote Irpef, cuneo fiscale e fringe benefit. Il ministro di Imprese e Made in Italy Adolfo Urso spiega: “Migliorato il supporto a imprese e lavoro con le modifiche a transizione 5.0 e al Fondo di garanzia per le PMI, il piano casa per i lavoratori e altri interventi per automotive, elettrodomestici e moda”.
Intanto però Stellantis Cassino da un lato riceve rassicurazioni formali con un video “emotional” su un non meglio definito “amore” per l’Italia dell’azienda e dall’altro va ancora in stop per 45 giorni, fino al 20 gennaio. Sul tema migranti Giorgia Meloni non demorde e convoca un vertice ministeriale in ordine al Protocollo Albania “per capire come procedere”.
Telefonini in Senato e start al Giubileo 2025
Durate il Concerto di Natale in Senato il maestro Riccardo Muti invita il pubblico istituzionale a “stutare i telefonini”, mentre il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, reduce dal dietrofront su Tony Effe al concerto di Capodanno per i suoi testi “misogini”, inaugura piazza Pia. Lo fa con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. E’ l’opera simbolo del Giubleo 2025, che scatta il 24 dicembre con l’apertura ufficiale della Porta santa da parte di Papa Francesco.
All’Agenzia delle entrate arriva Vincenzo Carbone, che subentra al dimissionario Ernesto Maria Ruffini. Vengono prorogati gli auguri economici e militari a Kiev ed all’Italia arrivano altri 8,7 miliardi di un Pnrr che non ha mai cessato di dare l’impressione di una messa a terra random e poco settata. L’Italia delle festività 2024/2025 è fiduciosa solo per la parte a cui dare fiducia al governo tutto sommato costa poco.
Il bilancio vero, quello di un anno “sbruffone”
A voler fare un bilancio dunque, questo 2024 è stato l’anno delle tigri di carta: dei sistemi di potere e degli uomini che lo incarnano che hanno per lo più fallito. E che più hanno fallito più hanno urlato che andava tutto bene.
Come sempre e come al solito in faccia a chi ha ben altri problemi. Problemi che, si spera ma solo pro forma fallace, il 2025 che arriva si porterà via.