
Lo strano caso di Castelverde. Che Catastalmente è Latina; amministrativamente è Cisterna, e tra le due linee ci resta pure la terra di nessuno.
«Ma tu, vivi a Cisterna o a Latina?». «Eh, vallo a capire…». Castelverde è un agglomerato di villini, di case rurali oggi rifinite. Spunta in mezzo al verde dei campi, tra Cisterna e Latina. Cancellate, muretti, case a un piano, massimo due, che si stagliano dignitose nel mezzo di vie malamente asfaltate e piene di buche, e di vite di lavoro nei campi.
Visto dall’alto, Castelverde appare come un aneurisma di via dello Scopeto, pronto a esplodere, politicamente e amministrativamente. Un “nucleo spontaneo“, termine ingentilito del gergo amministrativo, per dire che lì è quasi tutto abusivo. Un classico reticolo di strade ad angolo retto, per le quali sono stati scelti i nomi di città: via Firenze, via Torino, via Roma, via Mantova. Via Genova.
Proprio “quella” via Genova, dove un imprenditore agricolo, Antonello Lovato, oggi arrestato per l’ipotesi di reato di omicidio doloso, è accusato di avere scaricato davanti casa, secondo l’impianto accusatorio della Procura, Satnam Singh, bracciante indiano con un braccio amputato da un macchinario, che sarebbe morto dopo alcune ore. Ma quella è un’altra storia.
Storie di confini

Questa, invece, è una storia di confini che vanno e vengono. È una storia di tanti “viceversa”. È una storia di persone che non sanno dove vivono, di vite amministrativamente e catastalmente sospese in un burocratico limbo. È una storia di residenti che risiedono qua e là, o forse neanche. È una storia di gente che non sa a quale Comune deve rivolgersi. E si torna, ancora una volta, nel kafkiano labirinto della burocrazia italiana.
Arrivando dalla Pontina, percorrendo via dello Scopeto in direzione mare, a un certo punto ti perdi: i cartelli di località segnalano Sant’Ilario, poi Bainsizza, in mezzo a toponimi parlanti, come “Macchia grande“, “Piano rosso“, “Bonifica“, saltando di poche centinaia di metri da “frazione di Latina” a “frazione di Cisterna” di nuovo a “frazione di Latina“, con i confini che sembrano divertirsi a zigzagare qua e là e a prenderti in giro. Ma per chi ci vive non è un divertimento. Anzi.
La vicenda è antica. Molto. Va avanti da 60 anni, o giù di lì, tanti che ormai non si capisce neanche più se quel fazzoletto di terra lo abbia “scippato” Latina a Cisterna o viceversa. Tanto che ormai, nelle due amministrazioni, i sindaci, Matilde Celentano e Valentino Mantini, hanno deciso: va risolto: Castelverde è mio o tuo? In realtà, ci avevano provato già trent’anni fa gli allora sindaci: l’accordo lo siglarono, ma poi in Consiglio comunale non ci arrivò.
In Commissione Urbanistica

Oggi, dunque, si vuole risolvere. E si arriva in commissione Urbanistica al Comune di Latina, seduta in cui diversi commissari scherzosamente si domandano se si debba “muovere guerra a Cisterna“, e con un Giuseppe Coluzzi che chiaramente dice “Ma perché glielo dobbiamo dare?“.
Il tema è semplice da spiegare: in quel punto, tra i due Comuni il confine catastale non corrisponde al confine amministrativo. Catastalmente è Latina; amministrativamente è Cisterna, e tra le due linee ci resta pure la terra di nessuno, o di tutti e due, vallo a capire.
Tanto che, addirittura, Cisterna lo ha recentemente pianificato urbanisticamente, atto che ha fatto storcere il naso a qualche consigliere comunale del capoluogo (“Se è nostro, perché pianificano loro?“). E stavolta non è un tema se sia nato prima l’uovo o la gallina: quello catastale è quello originario, quello amministrativo è venuto dopo. Disallineato. E non è uno scherzo da poco, questo dell’italica burocrazia.
Intanto, l’estensione: si parla di circa 5-6 ettari di territorio. Poi, da decine di anni c’è chi ha pagato i tributi a un Comune e invece erano dovuti all’altro (o viceversa). C’è chi in uno stesso edificio plurifamiliare, in una unità immobiliare vive di qua, e nell’altra vive di là. Ma, soprattutto, pende addirittura una quarantina di richieste di condono edilizio da parte di residenti dell’area, che i due Comuni non sanno se possono esaminare o meno. Tanto che gli avvocati dei richiedenti sono giunti ormai a inviare i solleciti alle amministrazioni.
La fiera della burocrazia

Non è uno scherzo allineare: intanto bisogna trovare l’accordo tra i Comuni (si allinea il confine catastale a quello amministrativo, o viceversa?). Poi, bisogna avvertire lo Stato, la Regione, la Provincia, l’Istat, l’Agenzia delle Entrate, l’Arpa, i commissariati, i comandi dell’Arma e via cantando.
E per i tributi pagati in maniera erronea? Beh, lì l’orientamento sarebbe fare “pari e patta”: tot residenti in 60 anni hanno pagato a me, altri tot hanno pagato a te. E facciamo pace così. Prima, però, ciascuno controlli i propri conti.