Latina, la crisi del “tiriamo la corda ma non la spezziamo”

Appare abbastanza chiaro che, nonostante gli stracci volati nelle ultime 48 ore, a nessuno interessa far cadere l’amministrazione

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Non è stata una crisi da operetta. Ma neanche la crisi che avrebbe potuto portare alla caduta di Matilde Celentano. Quella su Abc e il futuro della gestione dei rifiuti è stata – comunicativamente parlando – una delle crisi politico-amministrative più dure della storia del Comune di Latina.

Lo dicono le accuse incrociate che in 48 ore, tra lunedì e martedì, si sono scambiati Lega, FI, FdI, e Noi Moderati. C’è chi ha accusato la Lega di non voler lasciare la delega del Verde (in mano all’assessore Massimiliano Carnevale, che di fatto però lamenta un calo delle risorse disponibili, da 1,8 milioni di euro spesi nel 2024 per la manutenzione del verde a circa 700mila euro impegnati per il 2025).

C’è chi ha accusato implicitamente la sindaca per il “pasticcio” della nomina di Lorenzo Palmerini a presidente di Abc l’azienda comunale che si occupa della raccolta dell’immondizia in città; Palmerini poi si è dimessosi in seguito alle verifiche Anac su una possibile inconferibilità del ruolo. Poi, l’atto di forza di Matilde Celentano, di fronte al Consiglio comunale saltato lunedì scorso per la defezione di Lega e FI: tutti sul tavolo regionale. (Leggi qui: Latina, i rifiuti, le accuse reciproche e le posizioni individuali e leggi anche Matilde Celentano porta la crisi in discarica).

Le accuse di “pasticcio”

Quell’incontro ha imposto una pace. «È stato un incontro pacato e costruttivo» scrivono ben 24 ore dopo la fine del tavolo: implicitamente ammettendo tra le righe che le divergenze ci sono, ma riconoscendo anche alla sindaca che sì, ha fatto bene a far approvare dalla sua giunta una delibera di indirizzo per gli uffici con la quale stabilire quale possa essere la forma migliore per una società che debba gestire i rifiuti. (Leggi qui: Latina, l’Aventino dei rifiuti: salta il Consiglio comunale sull’ABC).

Una Abc trasformata in società per azioni pubblica e in multiservizi con gestione del verde. Una esternalizzazione con scelta del gestore tramite gara europea; internalizzazione. Secondo i senatori del Regionale, infatti, per scegliere la forma del futuro «bisogna partire dall’analisi e dallo studio di tutte le fattispecie giuridiche previste dalla normativa vigente».

Bene, dunque, ha fatto la sindaca. Due a zero per Matilde. Naturalmente poi i senatori scrivono che “il proposito è quello di andare avanti più forti di prima, coesi e compatti per il bene della città, portando avanti un confronto con tutte le forze politiche sulle questioni cruciali”.

L’ottica di “condivisione”

E “nell’ottica di favorire una maggiore condivisione e partecipazione di tutte le parti politico/amministrative coinvolte, si è convenuto di promuovere un confronto di tutta la maggioranza di Centrodestra del Comune di Latina a livello locale. Coesi e compatti, e confronto continuo di tutti e con tutti. Letto in soldoni: sono vietate le fughe in avanti. E questo può stare bene sia a Lega che a FI.

Appare comunque chiaro che, nonostante gli stracci volati nelle ultime 48 ore, a nessuno interessa far cadere l’amministrazione (d’altronde, lo stesso Vincenzo Valletta, capogruppo leghista, martedì aveva detto «Non faremo nulla per far cadere l’amministrazione»).

Damiano Coletta

Men che meno, stavolta, per Forza Italia, che pure di sindaci ha contribuito a farne cadere tre consecutivi, due di centrodestra (Vincenzo Zaccheo nel 2010, “accusato” di troppo decisionismo e poco confronto. Giovanni di Giorgi nel 2015, sempre per vicende legate ai rifiuti, ovvero il futuro del dopo Latina Ambiente, allora prossima alla sua scadenza) e uno civico, Damiano Coletta nel 2022).

Letto tra le righe: è stata la crisi del “tiriamo la corda ma non la spezziamo”. Ovvero: ognuno vuole poter dire la sua sul futuro della gestione dei rifiuti.

Rischio elevato

Ma appare un rischio troppo elevato far cadere l’amministrazione ora, con una raccolta dei rifiuti rimasta nel guado e che, affidata a un eventuale commissario di polso, potrebbe cambiare fisionomia in maniera troppo radicale (vedi la gara europea predisposta nel 2016 da Giacomo Barbato, poi annullata da Damiano Coletta).

E poi chissà: nonostante i numeri bulgari della vittoria del 2023, forse gli elettori potrebbero non capire una quarta “caduta” di amministrazione quasi consecutiva.