Le cambiali di Fabio Tagliaferri

Perché Fabio Tagliaferri è nel mirino. Cosa c'è dietro alla sua nomina in ALeS. Le cambiali politiche accumulate sul comodino. Che più di qualcuno hanno infastidito

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Dopo Gennaro Sangiuliano c’è il nome di Fabio Tagliaferri nel mirino del gossip politico di fine estate. Titoli e foto dei quotidiani nazionali sono per l’ex assessore e vicesindaco di Frosinone nato in Alleanza Nazionale, transitato per un periodo nell’Unione di Centro, approdato ai Fratelli d’Italia quando è stato necessario ricostruire il Partito nel capoluogo. L’uomo nel mirino è lui: per la recente nomina alla guida di ALes – Arte lavoro e servizi S.p.A., la società in house del ministero della Cultura che gestisce i servizi per musei, Scuderie del Quirinale, parchi archeologici (il più prestigioso è quello di Pompei), gallerie d’arte (come la Galleria borghese e la Galleria nazionale).

Il caso Sangiuliano ha sollevato il sospetto sui criteri con cui l’ex ministro ha fatto le nomine. E quella di Fabio Tagliaferri l’ha fatta lui. Catapultandolo da un capoluogo di provincia con meno di 45mila abitanti alla guida di una società con 1600 dipendenti, 88 milioni di ricavi annui, sette milioni di utili all’anno. Poltrona ghiotta. Da 146mila euro l’anno (120 come Amministratore delegato ed il resto come presidente). Narrazione di queste ore vuole che Fabio Tagliaferri abbia illustrato (ma non presentato) un piano ai componenti del Consiglio di Amministrazione, ai dirigenti ed ai sindacati. Prevede un robusto aumento del numero dei dirigenti che così salirebbero dagli attuali 5 a 9 e tutti con selezione e nomina diretta.

Il legame con Arianna

Arianna Meloni (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Il problema che lo porta in Prima pagina non è il quanto. Ma il chi ed il come. Chi e perché ha voluto Fabio Tagliaferri in quel piccolo paradiso personale? La scia tracciata dal ministro Gennaro Sangiuliano è quella dell’affettuosa amicizia che condiziona le nomine: la caccia a Fabio Tagliaferri nasce nella segreta speranza di arrivare ad Arianna Meloni. Probabile. Ma non per le ragioni di affettuoso amichettismo che vengono ricercate in queste ore.

Il legame tra l’ex vicesindaco e la responsabile della Segreteria politica e del Tesseramento di Fratelli d’Italia c’è. È lei ad avergli firmato (metaforicamente) una serie di cambiali politiche. La prima risale a due anni e mezzo fa: Fabio Tagliaferri doveva essere il candidato sindaco di Frosinone, lui in Fratelli d’Italia c’era entrato anche per questo. Perché i rapporti tra FdI e Lega erano al minimo storico, il sindaco leghista uscente Nicola Ottaviani era al secondo mandato e non poteva ricandidarsi: il nome del candidato per la successione lo avrebbe indicato un tavolo nel quale Fratelli d’Italia ha portato Tagliaferri e puntato i piedi. Cosa c’entra Arianna Meloni?

È stata lei a mediare: chiedendo all’ex vicesindaco di fare un passo indietro nel nome dell’unità del centrodestra. Fabio Tagliaferri ha rinunciato. Cedendo il passo al farmacista Riccardo Mastrangeli, civico di espressione leghista. Rimanendo in credito con il Partito.

Le cambiali di Fabio

(Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Una cambiale politica che ha provato a portare all’incasso nei mesi successivi: quando è stato il momento di scegliere i candidati alle Politiche. Il mancato candidato sindaco ha provato a convertire quel titolo con una candidatura in posizione border, dal momento che tutte quelle di prima fascia e per l’uninominale erano già decise.

È stato in lizza fino agli ultimi due giorni. Poi lo hanno riconvocato: per chiedergli di fare un altro passo di lato. E cedere la posizione all’ex coordinatore provinciale Paolo Pulciani di Pofi. Anche in questo caso la richiesta è arrivata da Arianna Meloni con l’assicurazione che il Partito se ne sarebbe ricordato alle Regionali. E siccome al Destino, il senso dell’ironia non manca: a quelle Politiche si sono incasellati i risultati in una maniera rocambolesca determinando l’elezione di Pulciani a Montecitorio.

A pochi mesi da quel voto è stato il momento delle Regionali del Lazio. Fabio Tagliaferri era pronto a fare la sua parte e candidarsi. Per farla breve: dal Comune di Frosinone è stata presa la dottoressa Alessia Savo. Che è stata eletta ed oggi presiede la Commissione Sanità.

Assessore per due giorni

Francesco Rocca con la sua Giunta (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Il momento dell’incasso sembrava arrivato a marzo quando il governatore del Lazio Francesco Rocca ha costruito l’equilibrio sul quale mettere i nomi della sua Giunta. A Fabio Tagliaferri era stata assegnata la delega allo Sport e per poco più di due giorni è stato su tutti gli organigrammi del Toto Giunta che circolavano su ogni fronte. Com’è finita? Poco prima di varare l’esecutivo regionale… è stato chiamato e gli è stato chiesto di fare un altro passo di lato. Questa volta per l’unità del Partito. Fine delle cambiali.

Le evidenze dicono che nel momento in cui si è reso disponibile un posto adeguato, Fratelli d’Italia ha indicato una persona che aveva rinunciato e non a poco: un’elezione a sindaco di capoluogo, un’elezione a Montecitorio, un assessorato Regionale. Nell’elenco di quelli idonei (amministrativamente) ed abilitati (politicamente), stavolta il primo nome è stato quello di Fabio Tagliaferri.

Se poi abbia contato anche altro è faccenda che ad oggi risulta tutta da dimostrare. In attesa delle prossime rivelazioni a mezzo stampa di Maria Rosaria Boccia, per nulla appagata dalle dimissioni del ministro Sangiuliano.