Le staffe francesi del Pd che adesso cerca la sua “grandeur” Oltralpe

Il mantra è "si possono battere" e lo ha ribadito anche Francesco De Angelis, ma gli esempi che arrivano da Oltralpe ed Oltre Manica hanno presupposti che in Italia mancano ancora

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

I Romani non conobbero la staffa prima del VI secolo d.C, e per questo non amarono mai troppo combattere a cavallo. Erano fanti terragni, i Romani e per le loro legioni la cavalleria ebbe per lo più compiti ausiliari. Perché? Perché stare a cavallo e condurre una carica senza la staffa, copiata dagli irrequieti nomadi Avari, è difficile roba più da carosello che da guerra. Con il piede inforcato e premuto su un supporto invece una carica di cavalleria diventa un’iradiddio di potenza e tutto quello che ti si para davanti viene piallato.

Ecco, il Partito Democratico di oggi è un po’ come i Romani del V secolo, forti ma non più egemoni ed in cerca della propria “staffa”. Di un supporto, un appoggio ideologico per devastare i ranghi avversari invece che punzecchiarli. E dopo i ballottaggi del 24 giugno, inequivocabilmente a trazione dem, il Nazareno guarda con attenzione somma a ciò che accade dove le sinistre picchiano duro.

Londra, Parigi… e De Angelis

Dario Franceschini con Francesco De Angelis, Mauro Buschini ed Enzo Salera

Cioè nel Regno Unito ed in Francia, dove la “grandeur” pop di un Fronte misto ha arginato l’ultradestra di Marine Le Pen. “E dopo Londra arriva Parigi, trionfa il Fronte Popolare. La destra si può battere”. Lo aveva scritto un Francesco De Angelis fra il trionfante e lo speranzoso sui suoi social. Il Presidente regionale dei dem e novello uomo cardine di Area Dem di Dario Franceschini ha interpretato quello che appare come un mood comune.

E lo ha fatto con la stessa aria ottimista che a suo tempo ebbe un Beppe Grillo d’annata, non ancora invischiato nella politica attiva e solo e soltanto comico. Autore di una celebre battuta sui mostri degli improbabili film giapponesi anni ‘80, in cui il distruttore di turno alla fine veniva ucciso. Solo che dopo averlo bersagliato praticamente con tutto, dal tritolo alle Bombe H, scoprivi che il suo punto debole era… l’acqua minerale.

Il claim del Pd di questi giorni infatti contro il Godzilla della destra è questo e questo solo: “Sì, si possono battere, non sono invincibili”.

“Si possono battere, non sono invincibili”

No, non lo sono, e di certo costruirci attorno una mistica di semi invincibilità non aiuta, specie in Italia dove il team Meloni inizia ad avere i suoi bei problemi.

De Angelis aveva calato sui social anche un richiamo sul voto nel Regno Unito. “Una valanga laburista ed il trionfo di Keir Starmer, il nuovo premier britannico che vuole cambiare il Paese. E che probabilmente ha dato una scossa al vecchio continente, anche se l’UK non fa più parte dell’Unione Europea. È comunque un segnale ed è un segnale importante.

Poi la botta di concretezza da politico di lungo corso. “E allora non è necessario per forza fare paragoni con la sinistra italiana e con il Partito Democratico, che nelle ultime elezioni Europee ha dimostrato di essere più che vivo e di voler tornare a vincere. Ma di sicuro questo è il segno che qualcosa sta cambiando. E che è necessario cominciare a costruire un mondo progressista e più giusto per tutti”.

Come vanno lette tutte queste affermazioni a metà tra iperbole e possibilismo?

Concretezza vieni a me

Con un dato per cui oggi i Dem più che mai stanno suggerendo, a se stessi per primi. Che se ci si federa si vince, e se ci si crogiola al sole della propria premiership all’opposizione si buscano badilate sul grugno. E’ l’irrisolta questione di un campo largo con il Movimento Cinquestelle che ha funzionato ma a fasi alterne e sofferte.

Ed è anche l’altrettanto enigmatica questione della partnership con una sinistra massimalista che deve essere agganciata ad ogni costo. Specie adesso che una botta di massimalismo ce l’ha perfino lo stesso Pd con la sua segretaria Elly Schlein. Che del voto francese al secondo turno che ha premiato il Nuovo Fronte Popolare e relegato il Rassemblement National di Marine Le Pen al terzo posto ha una sua idea precisa.

Questa: “Risultato straordinario per la sinistra unita e una bella risposta di partecipazione. La destra si può battere”. Ancora quel mantra – si possono battere – ed ancora quella chiave di battaglia, cioè l’unità ampia.

La staffa ideologica

Serve una staffa ideologica sulla quale fare leva ed avere solido appoggio durante la manovra d’attacco. Qualcosa di nuovo capace di superare schemi antichissimi, arrugginiti, obsoleti, ormai superati. Ma che si sentono ancora solo a queste latitudini mentre sono stati archiviati dalle parti di Cuba e del Cremlino. Un esempio? L’alleanza con la sinistra di Fratoianni riporterebbe nel vocabolario politico la parola ‘patrimoniale‘ che in pochi istanti fu la tomba di Fausto Bertinotti quando propose di tartassare i patrimoni oltre i 100milioni di lire: a Roma ci compri a malapena un garage per la macchina ed in Italia la prima cosa che si fa è comprare casa.

L’alleanza con Renzi e Calenda trasformerebbe qualunque discorso serio in una specie di asilo dove i due leader (per mancanza di dibattito interno) sono stati capaci di lasciare senza un rappresentante ben 7 milioni di loro voti alle recenti Europee.

Serve qualcosa di nuovo e del tutto rivoluzionario: capace di dare una visione diversa e moderna alla sinistra di Schlein. Ad esempio il coraggio di dire “Basta con le patrimoniali, invece di mettere le mani nelle tasche degli italiani vogliamo fare in modo che tutti diventino più ricchi”. Come si fa? Per anni sono state lanciate campagne contro gli evasori: puntualmente finite a multare chi esce dal bar con il panino e senza scontrino. E se si rendesse utile dichiarare? Folle? Per niente: perché tutta quella produzione e quel fatturato in più finalmente emergerebbero e sarebbe un fiume di Iva per le casse dello Stato.

Ma occorre il coraggio di una politica fiscale nuova e diversa. Inserita in un vocabolario nel quale devono tornare parole come Lavoro, Diritti sociali, pensioni, giovani, salari.

Agganciare Conte e la sinistra-sinistra

Giuseppe Conte

Parole capaci di unire. Il segreto è unire tutte le anime, quelle interne del Nazareno e quelle esterne e contigue a ciò che il Nazareno ha come mission. Che per il momento non è tanto proporre, ma mettersi in condizione di farlo da una posizione di forza.

E per farlo devi vincere. Devi organizzare a Patrica il festival del rinato catto-comunismo. Devi prendere atto dell’assenza di Luca Fantini e Sara Battisti ma devi chiamare eterogeneità quello che ti appare come una neo fronda. Devi andare alla Direzione Nazionale come Danilo Grossi e dire che “tante cose dovranno essere cambiate anche sui territori: non abbiamo paura del futuro. Ora organizziamo la speranza!”.

E soprattutto devi sciogliere il nodo catulliano dell’Odi t Amo con Giuseppe Conte, che pure sul secondo turno transalpino aveva detto la sua. Così: “La grande partecipazione del popolo francese premia la proposta popolare e progressista di chi non ha mai avuto dubbi sulla pace. Sulla difesa dei diritti sociali e sulla tutela dei più fragili. Un segnale di spinta democratica che oggi parla all’Europa intera”.

Cioè incastonando in quella vittoria il tema cardine delle armi a Kiev, che non è solo tema etico. E’ il Massimo Comune Divisore dai dem, è l’ostacolo supremo per quella crasi che ha funzionato dove la baguette spodesta la ciriola. E dove perfino da destra, destra italiana, arrivano segnali di decrittazione centrista del fenomeno.

Gasparri e la carica dei moderati

Maurizio Gasparri (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

“Bisognerà vedere i dati definitivi per capire poi quale governo ci potrà essere in Francia. Evidentemente però il centrodestra per vincere deve avere una guida moderata, come sostiene Forza Italia che fa parte del Partito popolare europeo. Speriamo in una vera rifondazione dei gollisti in Francia”. Parole e musica di Maurizio Gasparri che per la sua analisi si era preso anche dell’incapace dal solito acidulo al cubo Vittorio Feltri.

Il senso di tutto è quello per cui oggi i dem guardano fuori casa per trovare conferma a quello che vorrebbero mettere a regime in casa. Una lotta con tutte le truppe abili, arruolate e serrate in un unico fronte. E magari con un paio di staffe sotto i piedi, per battere Godzilla-Giorgia con l’acqua minerale. Oppure vedere gli altri che lo fanno a casa loro, e farcisi venire un magone grosso come una casa.