Le tre, quattro sinistre di Latina e la destra monolite

Un fronte progressista evanescente ed incapace di contrapporsi ad una destra onirica che non comanda

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

“Sperduti pe se montagne lontane tre, quattro sezzisi, e doa tre normiciani”.

È una poesia di Cesare Chiominto, il Dante di Cori che parla della superiorità corese e descrive gli altri come soli e perduti. E se al posto di Cori mettiamo il centrodestra di Latina ecco che ad essere sperduti per questo piano sono tre, quattro democratici e un paio di seguaci del verbo colettiano. (Nel senso di Damiano Coletta, fu sindaco di Latina né di destra, né di sinistra, né grillino).

Ma nessuno è in grado di essere altro a fronte di una destra che ancora non si desta dal sogno di essere al comando e quindi non comanda. La destra onirica ha davanti una sinistra evanescente, tutta presa dai grandi temi del mondo ma non si sporca le mani con “questo piccolo mondo intorno”. Completamente assorbita dai Diritti Civili ha dimenticato quello che è stato il suo terreno di coltura nel quale ha messo le radici per decenni: i Diritti Sociali. L’esempio calzante lo ha fatto in queste ore il direttore editoriale del Secolo, Italo Bocchino: “Trump ha parlato agli americani dell’America, Kamala Harris ha parlato ai gay dei gay, agli immigrati degli immigrati…

La sinistra dei massimi sistemi

Salvatore La Penna

Dalle nostre parti la sinistra parla di ecologia e gradi di temperatura in più nel mondo ma poi non chiede di dragare le foci del lago di Fogliano che sta morendo asfissiato. Fa convegni sulla pace nel mondo ma non propone Latina capace di farsi capofila di una rete di teatri con Sezze, Pontinia, Priverno per starci nel suo mondo.

La sinistra va a vedere l’opportunità dei posti alla Fondazione per i 100 anni di Latina ma non ha la fantasia di proporre l’ode, politicamente scorretta, al nucleare. È la bestemmia di fare un convegno di fantascienza sul terzo millennio ma fa retorica di architetture del secondo.

Nessun dialogo o opposizione

Damiano Coletta, ex sindaco, e esponente di una delle anime della sinistra

La sinistra si fa sinistre: Salvatore La Penna col suo PD, la Ciolfi con le sue stelle e Damiano Coletta con la sua “diversità”. Tutto bene, ma se hai davanti la Cina e tu sei Formosa devi allearti con coreani, giapponesi, australiani e americani. Devi pure coinvolgere gli indiani altrimenti la partita ha il finale scritto.

La sinistra di Latina non dialoga e non osa neanche entrare nelle contraddizioni dell’avversario. Forza Italia, l’Udc non sono esattamente Fratelli d’Italia, nella città ci sono elettori di destra che votano e non firmano un patto per sempre.

Il rischio del notariato

Maria Grazia Ciolfi dei 5 Stelle

La sinistra non entra in quelle contraddizioni e si fa sola, fa il notaio della forza degli altri. Coletta e La Penna, insieme agli altri non debbono truccarsi per un monologo, ma prepararsi per una recita collettiva.

Certo si rischia il fiasco ma così si rischia il notariato che non è esattamente la politica. La destra ha vita facile davanti alle divisioni degli altri, gli altri debbono rimanere se stessi ma agire uniti.

Pe sa città piatta 300 greci contro i persiani…