Liburdi gioca d’esperienza: il problema si chiama Ruggiero

Una scelta precisa: Rino Liburdi mette nel mirino l'assessore Francesco Ruggiero. La polemica sui contributi alle associazioni nasconde una strategia politica più profonda nei conflitti ceccanesi.

A Ceccano, le battaglie non si combattono mai per caso. E quando un politico esperto come Rino Liburdi, presidente del circolo cittadino di Fratelli d’Italia, decide di muovere le pedine, vuol dire che la partita è vera. Dietro la polemica sui contributi alle associazioni e sulle rendicontazioni, molti hanno intravisto una mossa più profonda: non una divergenza amministrativa ma una strategia politica precisa. (Leggi qui: Ceccano in rosa ma il retroscena è tutto in controluce).

Al centro della scacchiera c’è il nome è quello di Francesco Ruggiero, 27 anni, assessore di Progresso Fabraterno, volto giovane della giunta Querqui. Un ragazzo che lavora, dialoga, costruisce. E raccoglie consenso: i numeri della sua elezione nelle scorse Comunali dicono che la città ha scelto di dare fiducia alla sua pattuglia di ragazzi: giovani ma determinati e con le mani pulite.

E — forse proprio per questo — inizia a diventare un problema.

Liburdi, l’esperto che colpisce senza rumore

Rino Liburdi

Rino Liburdi non è un politico qualunque. È uno che la politica la conosce, la legge e la manovra con freddezza. E  quando decide di muoversi lo fa con metodo e precisione. Non attacca per impulso ma per calcolo.

E questa volta, dicono ambienti più che attendibili, ha scelto di attaccare Ruggiero.
Non direttamente — ha preferito farlo attaccare — lasciando che il colpo arrivasse da altri. Una mossa d’esperienza: chi conosce il gioco sa che si colpisce meglio restando un passo indietro.

Colpirlo significa molto più che criticare un assessore. Significa bloccare chi cresce troppo in fretta, chi si fa apprezzare anche fuori dai confini del proprio campo e del proprio elettorato. Perché in politica, si sa, chi inizia a piacere troppo smette di essere una risorsa. Diventa un pericolo. Ed è proprio questo il punto: in una città abituata alle contrapposizioni, chi riesce a farsi rispettare da entrambi i lati diventa presto un’anomalia. E le anomalie, in politica, o si inglobano o si neutralizzano.

Ruggiero, il bersaglio scelto con cura

Francesco Ruggiero

Dicono i ben informati che Rino Liburdi abbia deciso di tagliare le gambe politicamente a Francesco Ruggiero.
E quando a muoversi è il presidente del circolo di Fratelli d’Italia, uno che conosce la politica come un artigiano conosce il proprio banco di lavoro, significa che la scelta è ponderata, non casuale. Liburdi non è uno qualunque: calcola e pesa ogni mossa.

E — raccontano ambienti interni — ha deciso che il nome su cui concentrare il fuoco è quello del giovane assessore di Progresso Fabraterno, l’anomalia della giunta Querqui. Perché Ruggiero lavora molto, comunica bene, evita le polemiche e preferisce la concretezza. Ed è giovane. Forse troppo giovane per un ruolo che, a Ceccano, richiede spalle larghe e nervi temprati. L’entusiasmo lo ha aiutato a emergere ma per qualcuno rischia di essere la sua debolezza. In politica, il talento senza l’esperienza può diventare un’arma a doppio taglio: oggi apre porte, domani le fa sbattere.

Molti, anche tra i sostenitori di Liburdi, lo riconoscono: la giovane età di Ruggiero non è solo un dato anagrafico, è un fattore politico. Perché chi cresce troppo in fretta dà fastidio, chi si fa apprezzare da troppi diventa sospetto. E per chi, come Liburdi, sa leggere il gioco con lucidità, meglio colpire subito che rincorrere dopo.

Il campo di battaglia: contributi e rendicontazioni

L’occasione è arrivata con la polemica sulle associazioni ed i contributi. Un tema tecnico ma perfetto per accendere la miccia. La questione, però, non è passata inosservata: la polemica è partita dai social da ambienti laterali alla politica istituzionale. Segno che l’operazione è stata calibrata: far rumore senza esporsi, attaccare senza dichiararlo.

Ma è proprio qui che la politica moderna mostra il suo lato più fragile. Perché ormai, a Ceccano come altrove, la politica sembra essersi trasferita sui social, dove bastano un post e qualche commento per costruire un caso. Solo che, spesso, dietro le parole non c’è sostanza: ci sono più “mi piace” che contenuti. I vecchi politici — quelli delle sezioni, delle riunioni interminabili e dei volantini scritti a mano — forse si stanno rigirando nella tomba, vedendo un mestiere che un tempo richiedeva visione e coraggio ridotto a una manciata di like e slogan.

Ugo Di Pofi con Alessia Macciomei e Ginevra Bianchini

Non è passata inosservata l’assenza di reazioni da parte della consigliera d’opposizione Ginevra Bianchini capogruppo di Fratelli d’Italia. Non ha rilanciato la polemica: nessun post, nessun commento, nessuna condivisione. A differenza di Alessia Macciomei della civica Grande Ceccano che ha rilanciato e se nel frattempo non ci saranno chiarimenti porterà in Aula la questione già al prossimo Consiglio Comunale.

A dare seguito all’attacco è stato anche Ugo Di Pofi, ex candidato a sindaco alle scorse elezioni.

Perché proprio Ruggiero?

Alessandro Ciotoli

Gli ambienti interni raccontano che la scelta è tutt’altro che casuale. Rino Liburdi — dicono — avrebbe potuto bersagliare anche Alessandro Ciotoli, visto che la polemica si sarebbe potuta concentrare sul contributo del Comune alla Marcia della Pace.E invece no: su Ciotoli quasi i complimenti dell’avversario. Meglio concentrare il colpo su quello che è l’anello più giovane della catena. Per logorare di più.

Una mossa ragionata, perché Liburdi preferisce mantenere ottimi rapporti con Ciotoli, tenerlo vicino e concentrare invece il fuoco politico sull’assessore di Progresso Fabraterno. O meglio, farlo bersagliare da altri. Secondo le stesse fonti, l’obiettivo non sarebbe solo quello di colpire il giovane assessore di Progresso Fabraterno ma anche di insinuare attrito tra i due assessori più presenti e visibili della giunta Querqui. Mettere un confine, generare una distanza, e — se possibile — spingerli a pestarsi i piedi politicamente.

Rino Liburdi

Liburdi ha deciso, e le voci lo confermano: fermare Ruggiero. Perché colpirlo oggi significa prevenirlo domani. Perché chi riesce a piacere anche agli avversari diventa imprevedibile. E per un Partito strutturato come Fratelli d’Italia, lasciare spazio a un giovane autonomo e trasversale è un rischio che nessuno vuole correre.

E va riconosciuto: Rino Liburdi è uno che la politica l’ha rialzata da terra. Ha preso in mano Fratelli d’Italia a Ceccano quando il Partito attraversava il suo momento più difficile, e lo ha tenuto in piedi con la pazienza e la tenacia di chi sa ricostruire mattone dopo mattone. Ha ridato struttura, metodo e disciplina a un gruppo che rischiava di sfaldarsi. Un lavoro silenzioso, spesso invisibile ma che oggi gli consente di muovere le pedine con la sicurezza di chi il campo lo ha ricostruito da solo.

De Santis, la replica dei numeri

Mariangela De Santis

Mentre la polemica si allargava, la vice-sindaca Mariangela De Santis ha scelto la via della concretezza. Ha ricordato che non è contraria agli affidamenti diretti ma che è giusto assicurare la rotazione delle ditte.
E con tono fermo ma sereno ha aggiunto:
Ci si scandalizza per un affidamento da 900 euro, quando in passato se ne firmavano da migliaia, spesso a professionisti non ceccanesi
”.

Una replica asciutta, precisa, che ha riportato la discussione sui fatti e non sulle percezioni. Il suo stile è sempre lo stesso: tecnico, puntuale, forse — come spesso le viene rimproverato — un po’ troppo tecnico. Ma dietro quella forma rigorosa c’è la volontà di far capire, con calma e numeri alla mano, a chi si doveva far capire.

Ginevra Bianchini, la lama sottile

Ginevra Bianchini

Anche Ginevra Bianchini, ex assessora e oggi consigliera d’opposizione, ha saputo piazzare la sua nota. Nel suo post ha lasciato intendere che tra le donne della maggioranza qualcosa scricchiola, citando la Commissione Elette, presieduta da Federica Maura e riprendendo un vecchio nodo politico: quello della delega alle Pari Opportunità, oggi (forse) nelle mani della vice-sindaca Mariangela De Santis.

Ma Bianchini non si è limitata a un’allusione. Ha scritto nero su bianco: “Leggiamo con rammarico la piccata dichiarazione del vicesindaco Mariangela De Santis apparsa nei giorni scorsi sui giornali in merito alle Pari Opportunità. Ho chiesto più volte che venisse attribuita la delega alle Pari Opportunità, che in passato è sempre esistita e ha rappresentato un segnale di attenzione verso una tematica delicata e centrale.
 La risposta ricevuta — se così si può considerare, visto che non è mai arrivata direttamente ma confusa tra le righe di un comunicato stampa — lascia intendere la volontà di accentrare tutto, mantenendo la materia dentro un grande contenitore di politiche sociali: una scelta che non valorizza ma sminuisce l’importanza del tema
.”

Un passaggio netto, che punta dritto alla gestione De Santis, accusata di accorpare la delega anziché potenziarla. Bianchini ha poi aggiunto che la Commissione delle Elette, guidata da Maura, “si era espressa favorevolmente, riconoscendone l’importanza e dichiarando ufficialmente che la delega sarebbe stata assegnata”. Un modo elegante per dire che non tutte, nella maggioranza, la pensano come la vice-sindaca.

Il post chirurgico

Palazzo Antonelli

E non è tutto. Bianchini, con tono calmo ma affilato, ha voluto precisare anche chi siano — secondo lei — i veri protagonisti delle iniziative legate alla parità: “Va inoltre ricordato che, quando si parla di obiettivi, ci si riferisce in questo caso a iniziative rese possibili soprattutto dal lavoro delle associazioni del territorio e dall’impegno concreto di altri consiglieri comunali, non certo da una delega che, nei fatti, non è mai stata attribuita. L’Ottobre Rosa è un successo grazie alla collaborazione, alla sensibilità e al lavoro condiviso. Perché la parità non si afferma accentrando, ma valorizzando e condividendo”.

Un post studiato, quasi chirurgico, capace di far discutere senza far esplodere la miccia. E che — in perfetto stile Bianchini — colpisce più con l’eleganza del tono che con la durezza delle parole.

Una lunga partita

(Foto: © DepositPhotos.com)

A Ceccano, le battaglie vere non finiscono mai davvero: cambiano tono, si spostano di campo, ma restano lì — sotto la superficie — come brace che aspetta ossigeno.
E questa, tra Rino Liburdi e Francesco Ruggiero, ha tutto il sapore di una lunga partita a scacchi.

Da un lato c’è Liburdi, il veterano che ha ricostruito Fratelli d’Italia con disciplina e metodo, riportandolo al centro della politica locale. Non parla a vuoto, non agisce per caso: ogni mossa è un segnale, ogni silenzio un messaggio. E questa volta, il messaggio è chiaro: “Ruggiero va fermato”.

Dall’altra parte c’è Ruggiero, il ventisettenne che lavora, si muove e parla con la naturalezza di chi non ha paura di crescere. Troppo giovane, dicono alcuni; troppo visibile, pensano altri. Ma resta il fatto che — nel bene e nel male — oggi è il nome che divide. È l’assessore che piace “anche a chi non dovrebbe”, il volto nuovo che mette in difficoltà gli schemi vecchi.

E poi ci sono le due donne che tengono in equilibrio il gioco politico: la vice-sindaca Mariangela De Santis, che risponde con calma e numeri, sempre fedele al suo stile concreto e un po’ tecnico; e Ginevra Bianchini, che sceglie le parole con precisione, capace di colpire senza mai alzare i toni. Intorno, una città che osserva e dove tutto si riduce a questo: esperienza contro ambizione, metodo contro istinto.
Ed a Ceccano, come sempre, vince chi riesce a restare in piedi quando il rumore si spegne.