
Ceccano e la politica col coltello tra i denti: Liburdi sferza, Querqui ribatte. E l’elettore prende appunti
“Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito”: ce lo aveva spiegato Confucio. A Ceccano, però, la saggezza orientale non attecchisce. Qui si preferisce alzare la voce, accusare e rispondere con altre accuse.
Perché se c’è chi accusa la campagna elettorale di essere a calma piatta, c’è chi prova a far alzare il volume e a rompere il silenzio con colpi ben assestati. A farlo, in questa fase, è stato Rino Liburdi, segretario cittadino di Fratelli d’Italia e sostenitore della coalizione che appoggia Ugo di Pofi. Un attacco frontale: diretto e ben assestato. Al quale, a stretto giro è arrivata la risposta del candidato del centrosinistra, Andrea Querqui.
Surreali e demagogici

Una nota stampa al vetriolo quella di Liburdi, che non lascia spazio a interpretazioni: per lui è “Surreale” l’impostazione del centrosinistra. “Demagogici e pieni di mezze verità” i messaggi della coalizione che sostiene Andrea Querqui. Il dito, secondo Liburdi, sarebbe puntato ossessivamente sull’inchiesta giudiziaria che ha travolto l’ex sindaco di centrodestra Roberto Caligiore, mentre la luna – cioè i programmi, le opere, il risanamento e tutto ciò che è stato avviato – resterebbe nell’ombra.
“Non riescono a uscire da questo loop”, attacca Liburdi, come se Ceccano fosse intrappolata in una puntata infinita di Stranger Things, ma senza misteri né Demogorgoni. Solo politica stantia e qualche ex amministratore riciclato. E giù botte: “Personaggi che hanno fatto il loro tempo”, “proposte da libro dei sogni”, “idee che puzzano di naftalina”. Il centrodestra carica a testa bassa.
Realtà parallele

Ma come diceva Andreotti, “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Ed il candidato sindaco del polo Progressista Andrea Querqui non si fa pregare: prende la mira e risponde colpo su colpo. Accusa Liburdi di raccontare una realtà parallela, in cui non esistono responsabilità politiche, né cantieri fermi, né servizi al palo. “Sarà anche vero che i fondi PNRR sono vincolati – ammette – ma chi li ha usati? E soprattutto: come?”
Poi la stoccata sulle opere sotto soglia affidate senza rotazione, progettazioni esterne affidate con tanti dubbi, ribassi ridicoli e silenzi ancora più assordanti. “Parla di programmazione, ma la sua amministrazione non è stata in grado nemmeno di garantire la manutenzione ordinaria. Figurarsi quella straordinaria”.
Fantasmi e futuro

Il punto, come sempre, è un altro. Ed è quello che i ceccanesi iniziano a cogliere tra una dichiarazione e l’altra: la campagna elettorale si gioca più sui fantasmi del passato che sul futuro della città. “È la politica delle comparse”, direbbe Ennio Flaiano. Dove tutti recitano una parte, ma nessuno scrive il copione.
E mentre Liburdi agita lo spettro del ritorno delle “vecchie glorie” e Querqui accusa il centrodestra di negare l’evidenza, i cittadini assistono al dibattito come chi guarda una partita in cui nessuno segna, ma tutti litigano con l’arbitro. Il pubblico c’è, guarda, ascolta, e prende appunti. Ma aspetta che qualcuno, finalmente, giochi per davvero.
Morale della favola? Se Ceccano è una città ferita, ma con ancora voglia di rialzarsi, sarebbe anche ora che la politica iniziasse a comportarsi di conseguenza. Perché non basta lanciare accuse o sventolare sentenze. Servono visione, concretezza e soprattutto rispetto per l’intelligenza degli elettori.
La luna è lì. Basta smettere di guardare il dito.