Diramata in serata la lista degli Impresentabili tra i 19.782 Candidati alle Comunali. Sono appena 18. E ben 3 nella città di Frosinone. Una buffonata a poche ore dalle votazioni
L’elenco viene affidato alle agenzia di stampa intorno alle 20:30. Sono i nomi dei candidati alle prossime elezioni Comunali giudicati ‘impresentabili‘ dalla commissione Parlamentare Antimafia guidata da Nicola Morra. Diciotto persone tra le 19.782 in Italia che si sono proposte ai cittadini per ottenere la carica di sindaco o di consigliere comunale. Ma hanno pendenze con la Giustizia.
Tre di loro sono candidati al Comune di Frosinone: uno a sindaco e due a Consigliere.
Quell’elenco è una buffonata. Un monumento all’incapacità di un Paese. È l’unione perversa di una burocrazia inefficiente e spesso dannosa; di una Giustizia talmente lenta da risultare ingiusta; il monumento alla mancanza di autorevolezza dei Partiti. Il risultato finale è un elenco che rasenta l’indecenza: ben superiore alla presunta indecenza che viene attribuita ai candidati dichiarati ‘impresentabili‘.
Mette alla gogna cittadini che possono legittimamente essere candidati. E che se venissero eletti avrebbero tutti i diritti garantiti dalla Legge d’esercitare il loro mandato.
Una gogna messa in piedi a poche ore dal voto su persone che invece hanno tutti i diritti di partecipare alle elezioni è una perversione consentita solo in Italia.
Candidabili ed eleggibili
Intanto partiamo da un presupposto: la Legge italiana prevede i concetti di candidabili ed eleggibili. Cioè posso o non posso essere candidato, posso o non posso essere eletto. Rasentando anche in questo una sindrome psichiatrica: quella del candidabile ma non eleggibile.
È il caso, tanto per fare un esempio, del sindaco uscente che si candida per un quarto mandato dopo avere già fatto i tre di fila consentiti dalla Legge. Nessuno può impedirgli di candidarsi, ma una volta che venisse eletto, il giorno dell’insediamento del Consiglio Comunale gli verrebbe contestata l’ineleggibilità. O del cittadino che si candida a Consigliere ma ha una causa contro il Comune: idem, se lo eleggono gli viene contestata l’ineleggibilità.
Spiegare queste cose all’estero è molto complesso. Ci prendono per deficienti. Dicendo: ma perché non controlli prima se può partecipare o no, così non lo fai candidare? Hanno ragione.
Oltretutto, l’Italia ha una norma rigorosa e severissima in tema di candidabilità ed eleggibilità. È la famigerata Legge Severino. Le maglie della rete sono molto chiare e molto strette. Niente spazio per chi ha compiuto determinati reati. Giusto.
La follia degli impresentabili
Nonostante questo, in Italia ci siamo inventati un Codice di Autoregolamentazione. Una legge? No. I Partiti hanno detto che vogliono andare oltre la Severino. E nemmeno quelli che hanno pendenze possono candidarsi. A norma di legge nessuno può impedirglielo: ma i Partiti hanno deciso di applicare questa ulteriore castrazione alle liste. Si sono inventati la figura dell’Impresentabile.
Impegnandosi a sottoporre le loro liste dei candidati alla commissione Antimafia. E se c’è qualcuno con delle pendenze particolari, il presidente Nicola Morra gli appiccica l’etichetta di Impresentabile ed i Partiti si impegnano a sostituirlo.
Nessuna legge li obbliga a farlo. Infatti nessuno ha presentato le liste a Morra nei tempi previsti. Perché? Per il fatto che quella Commissione non può impedire un bel niente a nessuno. Nemmeno ai 18 ai quali questa sera ha appiccicato l’etichetta di Impresentabile.
Tra loro, quasi tutti hanno pendenze in piedi da anni con la Giustizia. In alcuni casi ci sono accuse folli. Ma la sentenza non arriva.
Che senso ha un elenco presentato tre ore e mezza prima della scadenza della campagna elettorale? L’effetto è solo quello quello di una gogna. Inutile. Nicola Morra si è giustificato dicendo che “sono state consegnate in tempo utile per questo lavoro preventivo di controllo zero liste. E dobbiamo esaminare 19782 nominativi di candidati: per questo procediamo con difficoltà”. Qualcuno gli spieghi che in via telematica sarebbero bastati tre giorni: una banale richiesta dei ‘Carichi Pendenti con procedura d’urgenza’ viene rilasciata in giornata.
Il caso Vicano
I casi di Frosinone sono emblematici. Il più noto è quello di Mauro Vicano. Il Partito Democratico non l’ha potuto candidare a sindaco perché il Movimento 5 Stelle l’aveva avvertito: è un impresentabile. Lui si è candidato lo stesso ma con uno schieramento civico.
E lo ha detto dal primo giorno: sto aspettando che venga esaminato un caso che risale agli anni in cui ero presidente della Saf; in quanto presidente non avevo alcuna competenza sulla gestione dei rifiuti che era delegata per iscritto a funzionari qualificati e dotati di tutti i mezzi per esercitare la loro funzione. Inoltre è una contestazione talmente complessa che è stato necessario chiedere lumi all’Unione Europea, la quale ha risposto che abbiamo agito correttamente.
Si ma fino a quando un tribunale non ne prende atto, lui resta un impresentabile. “Io mi sono candidato rispettando rigorosamente la legge e in un Paese civile questo dovrebbe bastare”. No, in Italia non basta.
Il caso Patrizi
C’è poi il caso di Peppe Patrizi. Una storia che risale a quando era Commissario della Provincia di Frosinone: gli contestano di avere cambiato di posto alcuni dirigenti. Il Procuratore della Repubblica alla prima udienza disse: “Mettiamo subito in chiaro una cosa: qui non si discute di tangenti”. Patrizi finora ha dimostrato in Aula che centinaia di pratiche Ambientali erano ferme e mezzo mondo industriale minacciava di fare causa alla Provincia per quei ritardi. Il caso era finito al centro di una riunione ufficiale tra Prefettura ed Industriali: era emerso che la Provincia aveva 3 soli dirigenti e 12 direzioni da coprire ma non poteva fare assunzioni; la soluzione individuata era stata quella di assegnare quel settore ad un’altra persona.
Nel frattempo le Province sono state riformate, le funzioni sono passate alle Regioni, poi sono tornate alle Province, poi c’è stata la controriforma. Ma il processo è ancora in corso.
Il terzo caso
Il terzo caso è di una candidata che, a differenza dei primi due non è nemmeno un personaggio pubblico. Ed a meno di 40 minuti dal silenzio elettorale, Nicola Morra si sentirà pure in dovere di appiccicare il bollino di impresentabile ad un candidato di uno schieramento contrapposto a quello del suo Movimento 5 Stelle. Noi, no. Perché ci sembrerebbe un tantino di inquinare la coda finale del voto.