L’uomo, la donna dell’anno e il declino del politicamente corretto

Giorgia Meloni e Donald Trump premiati dalla stampa internazionale progressista. Il segnale tangibile di un cambio degli equilibri politici sempre più orientati a destra. L'Europa dovrebbe prenderne atto ed abbattere le barriere culturali che ha finora alzato

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Dopo aver vinto le elezioni, Donald Trump ha conquistato anche la copertina del Time, che lo ha eletto persona dell’anno. Annunciando la propria scelta, il magazine scrive: “La sua rinascita politica non ha paralleli nella storia americana”. Il Time lo aveva eletto anche nel 2016, dopo aver sconfitto Hillary Clinton alle elezioni per la Casa Bianca.

Per Donald Trump il 2024 è un anno da ricordare. È l’anno in cui si è riportato alla guida del Paese, grazie alla vittoria netta sul candidato democratico Kamala Harris. Ora anche la copertina del Time, che per la seconda volta lo ha eletto persona dell’anno. Trump ha battuto tutti gli altri finalisti per l’ambita copertina del magazine, in lizza c’era la stessa Kamala Harris e c’era anche il più fedele sostenitore/collaboratore del neo presidente, Elon Musk, eletto persona dell’anno nel 2021.

Alla Meloni il premio “most powerful”

La copertina di Politico con Giorgia Meloni

Giorgia Meloni invece ha vinto il premio di politico “most powerful” nella classifica di Politico delle 28 persone più influenti d’Europa. Nelle motivazioni vengono elencati una serie di meriti della premier. Per primo quello di essere riuscita a trasformare un Partito di estrema destra in un partner stabile e affidabile sia per Bruxelles, sia per Washington.

“Il suo governo ha introdotto politiche di estrema destra, in particolare sulla migrazione e sui diritti LGBTQ+, che hanno raccolto reazioni contrastanti in Europa, che vanno dall’indifferenza all’approvazione. Meloni è riuscita a garantire un governo stabile nonostante le sfide dell’Italia, proiettando un’immagine di dominio sia nella politica interna che internazionale. È stata in grado di reprimere il dissenso con mezzi legali, prendendo di mira critici, media e politici dell’opposizione“, scrivono dalla redazione di Politico.

Giorgia Meloni (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

E ancora. “Mentre il suo governo ha espresso preoccupazione per il declino democratico, in particolare per quanto riguarda la libertà di parola, l’Unione Europea ha ampiamente trascurato queste questioni, dato il sostegno della Meloni su questioni chiave come la migrazione. Ha lavorato con i leader dell’UE, in particolare assicurando accordi sulla migrazione con paesi come Tunisia ed Egitto. Il suo approccio alla gestione della migrazione ha influenzato le politiche dell’UE e le sue azioni sono ammirate dai partiti di estrema destra in tutta Europa”.

L’effetto domino della vittoria di Trump

Insomma due politici di destra valutati da prestigiose testate progressiste come esempi per la loro azione. Sembra incredibile. Fino a qualche settimana fa eravamo in pieno delirio woke sottomessi ai dettami soffocanti del politicamente corretto.
Effetto della incredibile vittoria di Donald Trump. Osteggiato prima elettoralmente, poi giudiziariamente, poi oggetto di attentati ma comunque vincente. A “Real Badass” dicono gli americani, un vero osso duro.

Le elezioni Usa hanno cambiato gli equilibri politici mondiali (Foto © Gage Skidmore)

E quando nelle settimane scorse molti amici mi dicevano ma scrivi sempre delle elezioni americane: perché ti appassionano così tanto? Cercavo di spiegare in parole semplici che anche se noi ci riteniamo una nazione indipendente ed evoluta, dal Dopoguerra in poi il legame con le vicende americane è indissolubile.

Lo è economicamente, difensivamente ma soprattutto culturalmente. Se questo poi sia un bene o no è riservato alle sensibilità di ognuno ma è così. E dunque chiosavo dicendo che quando cambiava un indirizzo politico culturale in America poco dopo arrivava anche da noi. E così succede sempre. Anche se stavolta l’onda lunga sembra essere arrivata molto più velocemente.

Una prova di organizzazione e forza

Donald Trump (Foto © Gage Skidmore)

Questa seconda vittoria di Trump ha un sapore completamente diverso della prima.

Nella prima era una specie di folle che aveva sfidato un sistema costituito. E vinse per questo. Oggi la vittoria di Trump è l’affermazione di un potere sostitutivo. Non è un contropiede vincente ma frutto di lavoro organizzazione e forza. E lo si vede dalle reazioni dei potenti.

Prima anche da presidente lo schernivano convinti fosse una meteora e che con i soliti sistemi “democratici” lo avrebbero esautorato presto. Ed in effetti ci erano provvisoriamente riusciti con la vittoria molto contestata di Biden. Ma il ritorno non se lo aspettavano. Il ritorno conta di più. È una prova di forza. È per questo che stavolta viene trattato con un atteggiamento diverso.

Mark Zuckerberg

I giganti della big tech hanno fatto la corsa a dimostrarsi disponibili. Bill Gates fa pubbliche dichiarazioni di collaborazione. Jeff Bezos ha costretto il suo giornale a non appoggiare Kamala. Il più attivo è Zuckerberg che si è affrettato ad andare a cena a Mar a Lago a casa di Trump per dimostrare disponibilità. Eppure il patron di Facebook era uno che aveva cancellato completamente il profilo di Trump dalle sue piattaforme. Tornando poi sui suoi passi una volta capito che avrebbe rivinto. Adesso addirittura ha donato un milione di euro per la cerimonia inaugurale della presidenza Trump.

E di esempi così ne abbiamo a gogo. Ma questa ondata di arruffianamenti non ha escluso Big pharma i colossi delle medicine che terrorizzati dalla delega a Kennedy si sono presentati all’uscio di Trump col capo cosparso di cenere. E di colpo anche quel sottile vento culturale che soffiava verso il politicamente corretto sembra aver cambiato improvvisamente direzioni ancora prima dell’insediamento.

Anche il Natale condizionato dal “trumpismo”

La famiglia tradizionale è tornata di… moda (Foto: Emma Bauso / Pexels

Quest’anno basta woke. Gli spot natalizi tornano alla famiglia tradizionale. Quella che i progressisti dispregiativamente chiamavano la famiglia del Mulino Bianco. Il più visto è stato uno spot della Volvo che ha attirato un coro di consensi, molti si sono incanalati sul solco della casa automobilistica e quella che ha stupito di più è stata la Apple dove tornano i valori e le emozioni della famiglia, di un padre e di una madre. Le emozioni condivise da sempre dalla stragrande maggioranza della popolazione. La Volvo invece descrive dal concepimento alla nascita alla crescita la storia di una famiglia. Famiglia tradizionale come specificano oggi. Famiglia vera.

Solo la Jaguar è andata controcorrente con uno spot dove ballano sette otto individui dalla sessualità indefinibile presentando il nuovo marchio che come caratteristica geniale ha l’eliminazione del giaguaro che l’ha da sempre contraddistinta. E soprattutto è uno spot di una casa automobilistica nel quale non si vede nessuna macchina ma solo questi fauni colorati che sculettano tra loro.
Infatti è stata una tragedia dal punto di vista dell’impatto criticatissima da tutti. Evidentemente ai creativi Jaguar non era arrivata la notizia del cambio di direzione del vento.

Dunque come sostenevo prima il cambio di direzione americano condiziona immediatamente. Rimane solo indietro il settore bellico dove l’Europa e Zelensky continuano a guerreggiare come se niente fosse ma li la situazione è più complicata ed ha bisogno di lavoro serio.

Giorgia convertita sulla via di Trump

Giorgia Meloni ed Elon Musk

La Meloni intanto in Italia sembra aver sposato anche lei il nuovo corso trumpiano. Mesi fa si espresse dicendo che l’elezione di Trump sarebbe stato un problema per l’Europa dimostrando scarsa lungimiranza e facendosi sorpassare sul campo da Orban. Ma, celebrata da Flaiano, l’arte di correre in soccorso del vincitore è connaturata al politico italico e complice il rapporto con Elon Musk sembra la nostra premier abbia aperto un canale importante.

Infatti Trump intervistato su di lei ne ha tessuto le lodi. È una leader ed una persona fantastica ha detto. Complimenti non da poco. È vero che Trump ancora in trance agonistica post elettorale dispensa complimenti a tutti euforico com’è ma per esempio con Macron e Zelensky è stato molto freddo anche se cortese.

Allora la Meloni prova la svolta culturale organizzando la consueta festa di Atreju stavolta in pompa magna. Addirittura al Circo Massimo. Con ospiti di caratura internazionale.

La carica di Milei

Il presidente Javier Milei al World Economic Forum 2024 (Foto © World Economic Forum / Benedikt von Loebell)

Quello che si è fatto notare di più è il premier argentino Milei. Origini calabresi. Che infatti ha in questi giorni ottenuto la cittadinanza italiana. Che per la sua cura drastica si è fatto aprezzare per aver praticamente eliminato l’inflazione in Argentina che da decenni era il male assoluto riportandola a dei livelli bassissimi. Javier Milei sta portando una vera e propria rivoluzione culturale in una nazione che è sorella dell’Italia, e che come noi condivide l’idea che la politica fatta solo di sussidi porta i Paesi verso il baratro”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, scrivono i giornali, sale sul palco di Atreju per presentare personalmente l’ospite d’onore dell’edizione 2024, il presidente della Repubblica Argentina. “Come noi, Milei sa che il lavoro è l’unico antidoto vero per la povertà”, aggiunge la premier, chiedendo alla platea “un grande applauso” per il politico ricevuto ieri a Palazzo Chigi. “Argentini e italiani sono uniti profondamente da molte generazioni”, dice Milei all’inizio del suo intervento. “Per questo qui più che fra amici sento che sono in famiglia”.

Insomma tutte rose e fiori. E Milei è uno di quelli che è ambasciatore del trumpismo in Sudamerica uno dei primi ad accorrere a festeggiare il neoeletto Trump in Florida. È evidente quindi lo spostamento tattico meloniano che però avrà un intoppo in Europa.

La resistenza dei vertici europei ma fino a quando?

La sede del parlamento europeo

Si perché come i giapponesi reduci della Seconda Guerra Mondiale gli unici a non aver dato segni seri di disponibilità sono i vertici europei. Che un po’ come i creativi della Jaguar non hanno intuite bene il cambio di direzione. Oppure sono talmente buttati verso una direzione da rischiare di cadere di sotto.

Ma vedremo presto l’effetto del cambio americano anche in Europa ci potete scommettere. La gente è stufa delle vecchie politiche e dei vecchi centri di potere. Ma come tutti i poteri nessuno riconosce a se stesso di essere superato. La vecchia Europa alle prese con il voto in Romania e Georgia cerca scorciatoie per mantenere il controllo dei paesi dell’Est. Quello che succede in Romania è incredibile. E non so se funzionerà esautorare il popolo dalla sua funzione in modo così sfacciato. In Georgia certo non ha funzionato perché adesso hanno eletto anche il presidente della repubblica dello stesso colore del governo appena eletto.

Altra batosta. Il “collegio elettorale” georgiano, costituito da parlamentari e rappresentanti locali, ha eletto infatti Mikheil Kavelashvili, un ex calciatore di 53 anni che giocò in Premier League per il Manchester City. Ma la presidente uscente quella che fomenta le rivolte di piazza dice che non lo riconosce e non se ne vuole andare. Una posizione al limite del ridicolo.

La politica al limite del ridicolo

Ursula von der Leyen (Foto: Daina Le Lardic / © European Union 2021 – Source : EP)

Ma oggi la politica è così, viaggia al limite del ridicolo. Ma la cosa più ridicola è questa. Viste le batoste elettorali che rimedia l’attuale governo europeo cercando ogni volta di limitarle con invenzioni quasi sempre antidemocratiche come quella rumena di qualche giorno fa sarebbe il caso di riflettere.

Nessuno riesce a sussurrare a questi signori che, se ogni volta che si vota, tira aria di antieuropeismo forse qualche errore nelle scelte e nella gestione lo stanno commettendo? E non sarebbe più utile invece che usare le proprie forze per annullare elezioni ed inventare strani meccanismi, lavorare per una vera politica europea degna di questo nome che incontri pure il favore dei cittadini europei?

No troppo sforzo forse. Insistiamo con il woke, il sostegno incondizionato alle farmaceutiche, immigrazione incontrollata, favolette green e politiche lgbtq. E mentre tutto il mondo cambia l’Europa che è sempre stata il centro del mondo e della cultura e del pensiero mondiale rimane retrograda e ferma su se stessa.

I cambiamenti vanno capiti altrimenti travolgono

Elly Schlein (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

E allora invece di Biden e della Von der Leyen le persone dell’anno sono Trump e la Meloni. Avoglia a dire che non lo meritano come ha fatto la Schlein. Il mondo cambia in fretta e se prima per parafrasare la leader Pd non li hanno vistI arrivare adesso sono belli grossi e visibili. E li vedono tutti tranne loro. In sintesi la politica mondiale va a due velocità diverse. E se i cambiamenti non li intuisci in tempo rischi di rimanere travolto.

Basta guardare cosa succede nel caso di Luigi Mangione presunto assassino del ceo di Health Care. In America è Mangione mania. Un ondata di sostegno pubblica incredibile. Eppure il ragazzo è accusato e sospettato, non ancora colpevole, di aver ucciso freddamente un uomo, un grande manager farmaceutico. Ma l’odio la diffidenza che regna oggi nei confronti dei grandi gruppi economici ha trasformato anche questa in una battaglia contro il potere. Quasi incensandolo come un giustiziere popolare.

Non so se sia giusto o no ma il popolo da sempre dei segnali. E ad ignorarli si fa la fine di luigi XVI e di Maria Antonietta nella rivoluzione francese. A non ragionare si perde la testa.