
Via allo scambio di deleghe annunciato tre giorni fa: Urbanistica a Schiboni e Protezione Civile a Ciacciarelli. Dietro c'è un sottilissimo gioco di potere. Ecco in cosa consiste
Il cronometro con il conto alla rovescia lo aveva avviato direttamente il Governatore Francesco Rocca. Tre giorni fa, nel mezzo della conferenza stampa con cui fare il bilancio dei suoi primi due anni al timone della Regione Lazio: aveva detto che a breve sarebbe scattato l’avvicendamento dell’Urbanistica. Il decreto lo ha firmato nella tarda mattinata di oggi: Pasquale Ciacciarelli (Lega) non è più il titolare di quella delega ed al suo posto riceve la competenza sulla Protezione Civile, mantiene le Politiche Abitative, Case Popolari e Politiche del Mare. (leggi qui: Rocca «Mi ricandido». Ultimi giorni di Ciacciarelli all’Urbanistica).
L’Urbanistica va a Forza Italia, ne assume la responsabilità l’assessore Giuseppe Schiboni (area Fazzone): la aggiunge alle deleghe finora gestiste: Lavoro, Scuola, Formazione, Ricerca e Merito.
Nel corso della conferenza stampa di tre giorni fa Francesco Rocca era stato chiaro: «Non è una questione di potere». Se il riequilibrio degli assessorati è stato determinato dal fatto che Pasquale Ciacciarelli ha lavorato male e Giuseppe Schiboni potrebbe lavorare meglio allora ha ragione lui. Se invece quello scambio di deleghe è stato fatto perché Forza Italia ha quasi triplicato il suo peso in Aula e la Lega si è ridotta ad un solo consigliere, allora non ha ragione lui.
Questione di potere

Quale delle due letture sia quella corretta è un’evidenza. Che lo stesso Governatore conosce bene: nel comunicato con cui annuncia l’avvicendamento è lui stesso a dare atto dell’accordo raggiunto con Forza Italia.
Ma non è solo una questione di potere. È anche e soprattutto una sottile questione di diplomazia e di equilibrio. Con questa manovra Francesco Rocca ha dimostrato ancora una volta la sua indiscussa abilità nel tenere le redini della Regione Lazio: sul piano amministrativo e su quello politico.
L’antefatto è noto. Nell’arco di un anno Forza Italia passa da 3 Consiglieri eletti in Regione a 7: entrano nel Partito due eletti nel Movimento 5 Stelle Roberta Della Casa e Marco Colarossi. Poi li seguono, uno alla volta, due esponenti della Lega: Giuseppe Cangemi (vice presidente d’Aula) ed Angelo Orlando Tripodi. Si sale a quota 8 voti con il patto d’Aula Tajani – Lupi che porta sulla rotta forzista il Consigliere Nazzareno Neri. Al tempo stesso, la Lega dopo avere perso Cangemi e Tripodi si ritrova con la sola Laura Cartaginese. (Leggi qui: Bye bye 5 Stelle, noi andiamo a casa di Silvio).
Il braccio di ferro

Una situazione che esplode all’inizio della scorsa primavera, in coincidenza con l’avvio della campagna elettorale per le Europee. Le tensioni tra Lega e Forza Italia diventano concrete in tutti i Collegi ed il Lazio non fa eccezione: i due Partiti si contendono la seconda piazza della coalizione alle spalle di Fratelli d’Italia. Il senatore Claudio Fazzone (Coordinatore regionale di Forza Italia nel Lazio) fa rilevare al Governatore Rocca che un riequilibrio sarebbe opportuno.
Francesco Rocca in quell’occasione si rivela un abilissimo mediatore (mai dimenticare che prima di candidarsi in Regione è stato presidente della Federazione Internazionale Croce Rossa – Mezzaluna Rossa e che doveva confrontarsi con satrapi e macellai di ogni latitudine per piazzare le tende in cui assistere sfollati e profughi). A Fazzone dice che lo comprende. Ma che essendo in una coalizione doveva trovare un equilibrio anche con gli alleati.
Claudio Fazzone è uno degli ultimi squali della politica e da tale ha nuotato. Nei mesi successivi il Gruppo di Forza Italia ha mandato all’aria un paio di sedute del Consiglio, sconsigliato la convocazione di altre sedute, fatto saltare un po’ di riunioni delle Commissioni, incendiato l’aria sulla riforma dei Parchi. E tante altre piccole delicatezze politiche.
Non tirategli la giacca

La situazione sfiora l’imbarazzante. Al punto che ne parlano i big di Fratelli d’Italia nel corso del G7 dell’Agricoltura ad Ortigia. Per loro, la richiesta di Forza Italia è comprensibile e quindi sia la Lega a pagare il prezzo, rinunciando ad un assessore. La testa destinata a finire su una parete insieme ai trofei di caccia è quella dell’assessore all’Urbanistica Pasquale Ciacciarelli. (Leggi qui: A Ortigia FdI dice si alla soluzione Ciacciarelli per la crisi in Regione).
Francesco Rocca si dimostra inossidabile. Più tentano di logorarlo e meno cede. Sa bene che le battaglie di potere si combattono su un piano che è quello del tempo. Forza Italia reclama l’assessorato anche per una questione di equilibri interni: il senatore Claudio Lotito ha investito molto sul rafforzamento del Partito ma non ha una sola casella di potere. A differenza di Claudio Fazzone e di Antonio Tajani. È soprattutto Lotito a reclamare una soluzione, arrivando a far prospettare l’appoggio esterno. È il segnale di logoramento sul fronte opposto che Francesco Rocca aspettava.
Con un astuto gioco di bastone e carota inizia a riequilibrare a suo modo e con le sue regola. Una delle quali è quella dalla quale discendono tutte le altre: l’architettura della sua Giunta non si tocca, resterà fino alla fine la fotografia del risultato elettorale con cui è stato eletto. Altrimenti sa che trascorrerebbe gli anni a venire alle prese con un’eterna transumanza che lo obbligherebbe a riequilibrare in continuazione.
E vi ho trattato…

In questo modo fa scudo alle pretese di ridurre la pattuglia di due assessori della Lega. E fa scudo agli equilibri interni di Forza Italia: non è minimamente disposto a mettere la sua giunta al servizio dei riassetti azzurri. Fa scudo allo status di Fratelli d’Italia: esprime il Governatore (Francesco Rocca), il vice (Roberta Angelilli), il presidente del Consiglio Regionale (Antonello Aurigemma).
Prosegue con un cesellamento degli ambiti di potere che è certosino e metodico. Governa i riequilibri dalle partecipate, variando gli assetti con una poltrona in un CdA qui ed una vice presidenza lì. Geniale ed astuto. Fino alla mossa finale: esclude la Lega dal riordino delle Asl del Lazio e definisce l’intera partita con Forza Italia, allo stesso tempo molla un po’ la briglia a FdI che compie qualche invasione sulle competenze del Leghista Ciacciarelli. Esplode il putiferio. il vicesegretario nazionale della Lega Claudio Durigon si straccia le vesti ed il leader Matteo Salvini minaccia l’appoggio esterno. È tutta pantomima politica che serve per aggiustare il perimetro.
L’accordo tra Rocca e Salvini viene raggiunto in pochi giorni. La chiusura del cerchio sta in una decina di nuovi incarichi nelle partecipate che restano ancora da assegnare. Solo allora si accende il semaforo verde per lo spostamento dell’Urbanistica a Forza Italia. (Leggi qui: Salvini avverte Rocca: “Gli uomini soli al comando non vanno lontano”. E leggi anche Scoppia la pace tra Salvini e Rocca: al giusto prezzo politico) .
Tutti a testa alta

Ne escono tutti a testa alta. primo tra tutti, Pasquale Ciacciarelli. Il cui valore è dimostrato dal fatto che Francesco Rocca non ha volouto privarsene. E gli ha riconosciuto una delega operativa come la Protezione Civile alla quale lo stesso Governatore tiene tanto, considerati i suoi trascorsi ai vertici della Croce Rossa.
Sul piano amministrativo, Giuseppe Schiboni potrà limitarsi a navigare sulla rotta che Ciacciarelli ha già impostato e, soprattutto, dopo avere toccato già tutti i porti più importanti. All’assessore leghista va riconosciuto di avere avviato la riforma che consente di recuperare i sottotetti nei centri storici e recuperare i cinema dismessi cambiandogli destinazione purchè mantengano un’ala dedicata alla cultura. Ha riordinato la questione dei Piani Regolatori dei Comuni del Lazio mettendo a disposizione le risorse. Ed ha appianato la pratica che nessuno voleva toccare da trent’anni a questa parte: quella dell’ampliamento della Cittadella Giudiziaria di Piazzale Clodio a Roma.

Ne esce bene Claudio Fazzone: ha ottenuto una buona quota di Asl, di società partecipate, di centri decisionali. Ed ha incassato una delega di prestigio come l’Urbanistica.
Così come ne esce bene la validissima Roberta Angelilli di Fratelli d’Italia: ad un certo punto Forza Italia aveva messo gli occhi sulla sua vice presidenza. Richiesta di fronte alla quale Rocca ha prionunciato il più garbato ma fermo “Non pussumus”.
A questo punto, Francesco Rocca ha accontentato tutti. Ed a tutti può dire “vi ho trattato”. Ma non è un gioco di potere.
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