Marzi si prende la scena: benvenuti ad “House of Frosinone”

La situazione politica a Frosinone è complessa e precaria. Il sindaco Mastrangeli, sostenuto da una maggioranza instabile, deve affrontare defezioni e tensioni. L'ex sindaco Marzi gioca un ruolo cruciale per la sua amministrazione. Un cambio di direzione è fondamentale per il futuro.

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Se la politica fosse una serie Tv, il Consiglio comunale del capoluogo sarebbe una stagione di “House of Cards” scritta da sceneggiatori con un debole per il teatro dell’assurdo. 

Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli (civico indicato dalla Lega, eletto a capo di una coalizione di centrodestra) a tre anni dalla sua elezione si ritrova a governare con una maggioranza variegata: centrodestra e centrosinistra insieme. Nonostante questo, non sufficiente a garantire i numeri in Aula: ferma a quota 16 consiglieri quando ne occorrerebbe almeno uno in più.

Ricordi sbiaditi

Riccardo Mastrangeli la sera dell’elezione

La coalizione di centrodestra, più che un’alleanza, sembra un ricordo sbiadito dei tempi migliori. La situazione è ormai conclamata: la coalizione che aveva sostenuto Mastrangeli nel 2022 non esiste più. Da oltre un anno. Nove consiglieri eletti nel centrodestra hanno preso le distanze dall’amministrazione, alcuni di loro addirittura erano stati eletti nella lista personale del sindaco. 

Forza Italia da tempo ha ufficializzato il passaggio all’opposizione, con parole che non lasciano spazio a interpretazioni: “Sì al centrodestra, no al modello Mastrangeli“. Ed anche l’altra sera durante i lavori del Consiglio ha “lavorato” con i suoi Consiglieri, come una forza politica di opposizione. Vera. Ha osservato le dinamiche d’aula, ha studiato la situazione e ha agito di conseguenza, provando con determinazione a mettere in difficoltà Mastrangeli e i suoi. E meno male che si sta lavorando per far rientrare gli azzurri in maggioranza. (Leggi qui: Baywatch in Comune: se Marzi diventa la ciambella di salvataggio del Sindaco).

Turriziani il salvatore

in piedi Andrea Turriziani (Foto © Massimo Scaccia)

Ulteriore paradosso. Il primo ad accorgersi che in Aula stavano per mancare i numeri per approvare la delibera che si stava discutendo è stato il Consigliere Andrea Turriziani. Ha capito subito che bisognava “allungare il brodo”, per dare il tempo di rientrare all’ex sindaco Pd Domenico Marzi. Ha quindi preso in mano la situazione facendo un intervento sull’argomento, anche piuttosto lungo (off course) di accademia pura. Turriziani però è stato eletto con Marzi. Non con Mastrangeli. Ca va sans dire.

Il risultato di tutte queste  contraddizioni? Una maggioranza che si regge su 16 consiglieri, uno in meno del minimo necessario per approvare le delibere in prima convocazione. 

Per inciso, la strada intrapresa, quella della convocazione del Consiglio sempre in Prima, sarà sempre particolarmente rischiosa per la maggioranza. Lo hanno capito anche le poltrone della sala consiliare. Così, ogni seduta diventa una roulette russa politica, dove basta un’assenza per far saltare tutto.

Marzi, l’ago della bilancia

Domenico Marzi

In questo scenario surreale, l’ex sindaco Domenico Marzi è diventato ormai il vero ago della bilancia del Consiglio. È lui (ed il suo gruppo consiliare) con le astensioni strategiche, le presenze o assenze, i rientri in Aula all’ultimo secondo, a tenere in vita l’amministrazione Mastrangeli. Un ruolo da “bagnino istituzionale” che tiene a galla la maggioranza. 

Marzi, pur avendo perso le elezioni e partendo dall’opposizione, è riuscito a creare, con il suo “diversamente maggioranza” un architettura politica di rango universitario. Da presentare come tesi di laurea: riesce ad incidere più di chiunque altro.

Ma ogni salvataggio ha un prezzo. E se Marzi continua a gettare la ciambella di salvataggio al sindaco, è chiaro che prima o poi passerà all’incasso amministrativo. Anzi Le pratiche sono già allo sportello. Mastrangeli non potrà continuare a fare finta di niente: il prossimo autunno sarà probabilmente decisivo, in un senso o nell’altro.

Il mosaico del centrodestra

(Foto © Massimo Scaccia)

Nel frattempo, il centrodestra a Frosinone è un puzzle con pezzi mancanti. E si vede. Fratelli d’Italia, il primo Partito in città ed in Consiglio comunale, pur continuando a sostenere con lealtà Mastrangeli, sarà così fino al termine della consiliatura, vuole comunque giocarsi le sue carte nella partita delle comunali nel 2027. Non sosterrà Mastrangeli.

 Mentre Forza Italia ha già fatto le valigie. E non sembra che abbia voglia di acquistare il biglietto per il ritorno. Non lo farà fino a quanto Mastrangeli non accetterà la richiesta della pattuglia azzurra di azzerare la Giunta: cosa che il sindaco difficilmente terrà in considerazione, fino a quando sarà un’imposizione

Il risultato è un vuoto politico che rischia di lasciare il campo libero a nuove alleanze trasversali, magari civiche, magari ibride, ma sicuramente lontane dall’idea originaria di un centrodestra coeso e competitivo.

Rifondazione necessaria

Winston Churchill

In questo clima di incertezza, una cosa è chiara: se il centrodestra vuole avere un futuro a Frosinone, anche nel 2027, deve ricostruirsi dalle fondamenta. Serve ricostituire l’alleanza originaria. Magari anche con un programma di fine mandato. Non uno stravolgimento, peggio una negazione, di quello sottoscritto dai partiti nel 2022. Ma una rimodulazione di quello che non va o che può essere perfezionabile. Specialmente per la mobilità sostenibile.

Sir Winston Churchill una volta ha scritto :“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.” Perché governare con il fiato corto, contando i consiglieri come fossero figurine Panini, non è solo inefficace: è pericoloso. 

Oggi e per il futuro.