Mastrangeli mangia il panettone ma Max Tagliaferri è un caso spinoso

Dopo che il sindaco e la maggioranza nelle ore scorse hanno superato lo scoglio del Consiglio comunale prenatalizio ci sono ora i nuovi nodi emersi. Andrà sciolto molto in fretta quello di Max Tagliaferri che ieri si è astenuto spianando la strada ad un'opposizione divisa ed evanescente. Ma solo per il momento. Come dimostra il capannello post Consiglio

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Archiviato con qualche brivido il Consiglio comunale di venerdì sera, il sindaco di Frosinone mette sotto l’albero di Natale vecchie certezze e nuovi problemi. La maggioranza ha dimostrato di essere ancora tale e di “tenere” con i numeri in Aula. Al tempo stesso c’è la consapevolezza che le dinamiche interne ed esterne al Consiglio hanno messo in chiaro alcune evidenze. Politiche e non. Vediamo quali. (Leggi qui: La maggioranza tiene ma Max ora è un problema. E fuori…).

Le elezioni anticipate come uno spauracchio

Una seduta del Consiglio comunale di Frosinone (Foto © Massimo Scaccia)

Le elezioni anticipate che tutti a chiacchiere dicono di non temere, in realtà sono viste e percepite come una vera e propria sciagura. Da evitare a tutti i costi almeno per il momento. Perché nessuno è ancora pronto e attrezzato al bisogno: sono ancora tantissime le incognite legate alle coalizioni e alle eventuali candidature a sindaco. In pratica: nessuno ha già pronto l’uomo pronto da mettere in campo con una squadra capace di eleggerlo. Ma è problema del quale ci si potrà liberare in fretta: gli incontri ed i segnali di questi giorni lasciano intuire che a tutte le latitudini politiche di Frosinone si stia lavorando per allestire la squadra.

Di unitario al momento c’è nulla. Sia nel centrodestra che nel centrosinistra.
La rappresentazione plastica di questa evidenza, quella di non farsi reciprocamente troppo male tra maggioranza e opposizione, si è vista venerdì sera in aula. Se ci fosse stato bisogno di garantire il numero legale, più di qualcuno in minoranza sarebbe stato pronto al “sacrificio”.

Mastrangeli, i suoi pretoriani e la minoranza flop

Mastrangeli e i suoi consiglieri sono stati invece autonomi ed hanno approvato tutti e 13 i punti all’ordine del giorno senza problemi. Sempre a proposito di non fare male all’avversario, la minoranza ha perso l’ennesima occasione per “colpire” la maggioranza, provando a mettere in difficoltà Mastrangeli, seriamente per la prima volta. Degli 8 Consiglieri ancora ufficialmente all’opposizione, erano presenti solo in 4. Il 50%: troppo pochi anche solo per punzecchiare e dare un po’ di fastidio. Continuando sempre così a Mastrangeli provocheranno si e no un banale prurito. Nulla di più.

Riccardo Mastrangeli

Gli altri 8 in opposizione latente ma non ufficiale (i 3 malpancisti della prima ora, il gruppo di Forza Italia ed i 3 consiglieri di FutuRa) hanno scelto di non partecipare proprio all’assise comunale. Anche questa circostanza testimonia che ancora non esiste nessuna saldatura, tra gli 8 consiglieri in opposizione ufficiale e gli 8 in opposizione latente, tale da consentire una strategia studiata a tavolino, unitaria e per questo incisiva.

Se ieri tutti e 16 fossero stati presenti in Aula e avessero votato in maniera compatta le delibere, per Mastrangeli sarebbero stati dolori, visto il voto di astensione manifestato su quasi tutti i punti dal presidente del Consiglio Max Tagliaferri.

Il caso-Tagliaferri

Il presidente ora costituisce ufficialmente un problema per il sindaco e la sua maggioranza. E questa è un’altra evidenza, ineludibile e incontestabile emersa venerdì. Tagliaferri nei giorni scorsi ha posto al sindaco un problema di metodo e di merito: amministrativo e politico. E venerdì si è astenuto sul 90% degli argomenti, lasciando un’autostrada libera per le opposizioni se avessero voluto colpire. Impossibile fare finta di niente all’infinito. In un modo o in un altro il caso va risolto.

Massimiliano Tagliaferri (Foto © Massimo Scaccia)

Non è normale che il presidente del Consiglio comunale voti in maniera diversa dalla maggioranza che lo ha eletto. Max Tagliaferri lo ha fatto per manifestare in maniera evidente, l’ennesima, un dissenso. Il voto di astensione oltre ad essere irrituale, mette potenzialmente in pericolo l’approvazione delle delibere. Qualcuno deve intervenire. La decantazione non sempre è la scelta più indovinata in politica.
Nell’immediato va senz’altro bene, ma nel lungo periodo rischia di creare ancora più danni. 

Ulteriore evidenza, la decisione di celebrare il Consiglio sempre in prima convocazione, quando servono almeno 17 consiglieri per la validità della seduta, se da un lato costituisce una dimostrazione di forza, dall’altra rappresenta anche un rischio enorme. Nessuno in maggioranza potrà permettersi nemmeno un raffreddore per il futuro e quindi non essere presente all’appello del segretario comunale altrimenti la “tenuta” è a rischio.

La stampella di Marzi

Domenico Marzi (Foto: Massimo Scaccia)

È chiaro il segnale politico mandato dal sindaco di Frosinone: Riccardo Mastrangeli si è stancato di giocare al comandante texano trincerato dentro Forte Alamo. Quindi niente più tattiche, si va ogni volta allo scontro diretto rinunciando alle seduta in Seconda Convocazione che consentirebbero di abbassare il numero di voti necessario all’approvazione. Se ci sono i numeri si va avanti e altrimenti si va a casa. Una tattica suicida?

Dipende dai punti di vista: Mastrangeli potrà sempre dire di avere vinto le elezioni ed avviato una nuova serie di grandi opere in città; a mettere in crisi l’amministrazione sono stati altri. Assumendosene la responsabilità di fronte agli elettori che li hanno votati per essere amministrati e non per attuare tatticismi politici.

Nel frattempo, se fosse necessaria al sindaco qualche ulteriore apertura della minoranza lo sguardo è rivolto inevitabilmente verso il gruppo consiliare dell’’ex sindaco Memmo Marzi. Il quale ha dato ampia disponibilità a collaborare con Mastrangeli sui grandi progetti di particolare interesse per la città.

La sensazione però è che il gruppo Marzi non sia così granitico dal punto vista dell’unità. Lo hanno fatto sapere nei giorni scorsi i suoi consiglieri Papetti e Mandarelli: stanno ancorati all’opposizione dura e pura. Mentre lo stesso Marzi e il Consigliere Gagliardi sono maggiormente orientati alla collaborazione responsabile. Lo si capirà meglio tra qualche tempo. (Leggi qui: Non solo rose ma anche spine per Mastrangeli e Marzi).

Quattro… amici fuori l’aula

Antonio Scaccia ed Angelo Pizzutelli negli studi di Teleuniverso (Foto: Erica Del Vecchio © Teleuniverso)

L’ultima evidenza si è manifestata non dentro l’aula di Palazzo Munari ma fuori. Lì c’erano a dialogare il presidente regionale del PD Francesco De Angelis, il capogruppo del Partito al comune Angelo Pizzutelli ed i 2 consiglieri del Gruppo di Forza Italia che di fatto è all’opposizione, Maurizio Scaccia e Pasquale Cirillo. Difficile credere che stessero parlando di calcio, di filosofia o della scomparsa della mezza stagione. D’altronde il rapporto politico sempre più fitto tra Pizzutelli e Cirillo è manifesto da tempo. E contemporaneamente è allentato quello con il vicesindaco Antonio Scaccia che invece fino a qualche tempo fa era un interlocutore diretto.

E se i 4 hanno scelto di incontrarsi sotto la sede del Comune, affinché li vedessero tutti, è chiaro anche il messaggio che hanno voluto veicolare. Nuove coalizioni crescono. Oggi e in proiezione 2027. Sono tutte vecchie volpi della politica. Hestote parati.