Per la città servirebbe un grande dibattito politico ma mancano i soggetti con la volontà di attuarlo ed interpretarlo compiutamente
Nicola Calandrini, Claudio Fazzone, Claudio Durigon per tacere degli “europei” Salvatore De Meo e Nicola Procaccini, si trovano a giocare ruoli di primo piano nella politica nazionale, ciascuno con le sue peculiarità. Forse nella provincia di Latina mai c’era stata una classe parlamentare così folta in ruoli. Certo non fanno squadra, certo sono più dialettici che alleati. Perché?
Un poco manca una sinistra, oppure un centrosinistra, competitivo e quindi non percepiscono un pericolo vicino: un poco perché le loro storie sono così diverse e anche il loro radicamento territoriale.
Modello tedesco o francese?
Insomma abbiamo una destra, centro destra, sul modello dello stato federale tedesco piuttosto che su quello unitario e giacobino di Francia. Funziona? Sì, fino ad ora visto che il sistema è in campo, salvo l’incidente di percorso (per dirla con Benedetto Croce) di Damiano Coletta. Cioè il medico né di destra né di sinistra né grillino che nel 2016 ha interrotto la lunga stagione della destra a Latina diventando sindaco per una stagione e poco più. Riuscendoci per meriti suoi personali e più ancora per demeriti di una destra che in quel periodo pensava di essere autosufficiente. Tanto da convincersi che l’elezione del sindaco fosse una questione soltanto sua e frantumarsi in tre blocchi. E invece mancò il bersaglio
Ora come allora resta il nodo della sintesi, di darsi un progetto di comunità.
Per farlo però deve risolversi il problema della sinistra. È elemento fondamentale per innescare un dialogo a destra. E della destra non è meno divisa, Perché anche qui il movimentismo di Coletta non ha fatto sintesi con la tradizione riformista-governativa del Lepino Salvatore La Penna, espressione del Partito Democratico e Consigliere regionale.
Esistono quindi sinistre come esistono destre con compartimenti stagni.
La crisi contagiosa della Provincia
Il terreno Comune della politica sente il peso della crisi della Provincia, come ente intendo, che era il luogo dove si faceva sintesi territoriale e anche si selezionava il passaggio generazionale (sono nati li i Fazzone, i Cusani, i Stefanelli). Oggi la Provincia è ente di secondo livello, eletta dai sindaci e non dai cittadini, castrata nelle sue competenze e nella sua capacità di incidere sul territorio governandolo.
Latina come città doveva assumere questo ruolo guida a cui la Provincia ha abdicato ex lege ma si è schiacciata sulla contingenza, su una visione chiusa in se stessa.
La politica pontina ha un modello medievale, servirebbe un grande dibattito politico ma … Dove? Con chi?
Sono i temi prossimi alla vigilia di tempi foschi per l’economia che da segni di recessione.