Via al governo PentaDem nel Lazio. Zingaretti indica la rotta al Pd nazionale. I 5 Stelle verso la rottura: Casaleggio non concede Rousseau. La benedizione di Crimi e Grillo. Chi entra e chi esce. Chi ha agito nell'ombra ma sta nella foto. Cosa accade ora
Dal ponte di comando della Regione Lazio Nicola Zingaretti traccia la rotta sulla quale spera che il Partito Democratico di Enrico Letta voglia orientarsi. Da questa mattina il Movimento 5 Stelle è ufficialmente nella sua Giunta e sostiene la sua maggioranza: non è un’operazione di retrovia, non è una manovra di respiro locale. È il traguardo al quale il (non più) Segretario Nazionale avrebbe voluto condurre il Partito Democratico. In pratica: un centrosinistra ampio, aperto alle forze progressiste. Guidato da un Pd finalmente libero dalla sua indole fagocitatrice che nel passato impedì l’alleanza tra Pci e Psi. (Leggi qui Zingaretti lancia dal Lazio l’alleanza competitiva col M5S).
La Regione nuova di Zingaretti
È il profilo di un Pd Nuovo quello che emerge dalla conferenza stampa con cui Nicola Zingaretti annuncia l‘alleanza competitiva con i Cinque Stelle. È l’imbastitutra di quell’abito che il (non più) Segretario aveva lanciato appena dieci giorni fa durante la Direzione Regionale Pd: un manifesto politico con il quale il Pd si candida a costruire dal Lazio un nuovo centrosinistra in Italia.
Non è un caso che nel suo intervento Zingaretti dica “Una giunta nuova, figlia di un accordo programmatico all’interno del Consiglio regionale del Lazio, che ha dei motivi molto semplici: siamo convinti che l’Italia, la nostra regione, la nostra comunità ora abbia bisogno di affrontare alcune grandi emergenze”. Non è un patto di poltrone ma è un’alleanza per raggiungere degli obiettivi: messi bene in chiaro ed alla luce del sole.
Quali sono questi obiettivi. Fermare la pandemia, correre con le vaccinazioni, difendere i posti di lavoro, ricostruire la fiducia nella gente. temi sui quali ora le due forze lavoreranno insieme “dopo mesi di dura opposizione, ma anche di confronto nel merito dei contenuti“.
C’è poi l’aspetto politico. “Oggi diamo vita a una nuova maggioranza. Credo che il risultato sia quello di una politica più credibile e di un Lazio più forte. (…) Per la prima volta due squadre si uniscono per lavorare per il bene comune della comunità. Il segno che la politica, se vuole, può avvicinarsi per risolvere problemi persone”.
Chi entra e chi esce
Lo schema è quello annunciato nei giorni scorsi dalle indiscrezioni. È rimasto libero il posto dell’assessore al Bilancio Alessandra Sartore che in questi anni ha guidato con capacità i conti del Lazio fino a condurli fuori dal commissariamento per il buco nella Sanità. Zingaretti la ringrazia pubblicamente: “È stata fondamentale per poter dire che il Lazio ha un bilancio virtuoso, forte e che ora fa parte nuovo governo Draghi”.
Lascia la giunta Giovanna Pugliese “che, con la sua passione e la serietà, rimane per la Regione una risorsa straordinaria: si occuperà di un settore strategico, quello del cinema e l’audiovisivo”.
Dentro la capogruppo M5S Roberta Lombardi: con deleghe strategiche per affrontare il tema dell’ambiente. E Valentina Corrado che si occuperà del rilancio del settore Turismo, di Enti Locali, Sicurezza Urbana e Polizia Locale.
Non sono le uniche novità. Ora il vicepresidente Daniele Leodori diventa l’uomo forte in Giunta: sono andate a lui le deleghe al Bilancio, al Demanio e ai Rapporti Istituzionali.
A Claudio Di Berardino viene aggiunta ora anche con delega al Personale.
All’assessore Enrica Onorati viene aggiunta ora la delega alle Pari opportunità.
Alessandra Troncarelli, assessore agli Enti Locali, aggiunge la competenza sui Beni Comuni.
All’assessore Paolo Orneli tornano le deleghe all’Università e alla conoscenza.
Non solo gli assessori
Nella squadra anche la dottoressa Wanda D’Ercole, direttore generale della Regione: sostituisce Andrea Tardiola “che ha seguito dopo il terremoto di Amatrice con dossier delicatissimi”.
Spiega Nicola Zingaretti: “Oggi nel Lazio si forma una nuova maggioranza per lavorare meglio ed essere più vicini ai problemi delle persone. Le identità restano, una diversità che si unisce per realizzare delle cose è una buona notizia. Si combatte uniti per un bene comune delle persone, è una piccola grande rivoluzione, mai accaduto che due figure diverse si unissero”.
C’è una cosa che rimane nell’ombra: l’oscuro e silenzioso lavoro di retrovia fatto per costruire questa alleanza. Un ruolo chiave lo ha avuto il capo di Gabinetto Albino Ruberti: c’è lui dietro al sottile lavoro con cui bilanciare i pesi e raggiungere gli equilibri, trasformare in ambito giuridico il perimetro chiesto dai 5 Stelle. Non è un caso che nella foto ricordo della nuova giunta ci sia anche lui. E poi il lavoro di mediazione politica portato avanti dal vice presidente della Giunta Daniele Leodori fin dall’inizio, insieme al presidente d’Aula Mauro Buschini.
Il nuovo Pd di Zingaretti
Inevitabili le domande sul Partito. Non si sottrae il (non più) Segretario. “Mi sono dimesso da segretario per aiutare, il mio ruolo oggi è fare il Presidente e farlo al meglio, dando una mano al governo Draghi nel quale credo molto”.
Nessun ripensamento. “Sono sempre più convinto di aver fatto bene a prendere la mia decisione, si apre una nuova stagione per il Pd protagonista e si chiude quella delle polemiche”. (Leggi qui La telefonata di Zingaretti dopo il pranzo in Regione).
E su Enrico Letta ribadisce quanto detto ieri: “Una persona giusta e corretta. Oggi il Pd è un Partito forte, rischiavamo di finire nella palude delle polemiche. Mi sono fatto da parte per generosità e amore e se Enrico accetta, abbiamo raggiunto un grande obiettivo. Dedichiamo questo atto a chi oggi ha più bisogno della buona politica per ritrovare la cittadinanza: le donne e le nuove generazioni, faremo di tutto per riaccendere i motori dell’economia”.
La benedizione di Vito
Il Movimento 5 Stelle è un Partito in evoluzione. Se quell’evoluzione lo porterà alla scissione o al disfacimento lo diranno le prossime ore. Il nuovo governo pentademocratico è il colpo finale al Partito del Vaffa, degli insulti, dell’odio, di Bibbiano. È la svolta decisiva dal MoVimento di protesta e basta al Partito di proposta.
Quanto sia profonda la spaccatura interna lo dice il fatto che Casaleggio non abbia concesso la piattaforma Rousseau per validare la svolta. Il braccio di ferro tra i vertici nazionali del M5S e l’erede della piattaforma in cui uno vale uno non si è risolto. Non è più solo una questione ideologica ma anche di denari: come in ogni Rivoluzione, si parte per cambiare il mondo, si finisce con il cambiare il conto in banca. In ballo ci sarebbero 1,2 milioni che Rousseau reclama per il mantenimento del server e che gli eletti dal Movimento stanno rifiutando di pagare.
Così, l‘acquasanta sull’operazione la getta Vito Crimi. Lo fa con un post su Facebook con il quale spiega che c’è il via libera anche dall’Elevato Beppe Grillo. E la base? “Non appena sarà possibile” l’alleanza verrà sottoposta al voto degli iscritti, come già accaduto due mesi fa in Puglia.
Il Lazio del Futuro
Il collante utilizzato è lo stesso che il M5S ha usato per aderire al Governo Draghi: si chiama Transizione Ecologica. Come SuperMario anche SuperZinga ha docuto creare un dicastero apposito.
Nel post di Crimi si spiega che “Anche nel Lazio inizia il cammino verso la transizione ecologica. (…) Più di recente, abbiamo deciso di dare il nostro contributo all’esperienza di governo della Regione Puglia. Ora ci apprestiamo a compiere un altro importante passo: contribuire al governo della Regione Lazio, con l’obiettivo di realizzare un programma condiviso, frutto della convergenza di proposte e idee maturata in questi anni tra il MoVimento e le forze politiche del centrosinistra che guidano la Regione”.
Il post riconosce che il cammino era cominciato già nel 2018 condividendo con la giunta del presidente Zingaretti una serie di temi che erano comuni ai due programmi politici. “Un confronto che nel tempo ci ha consentito di far approvare misure importanti per migliorare la qualità della vita dei cittadini del Lazio. Fra queste, in particolare, c’è l’istituzione di un Fondo per l’abbattimento delle liste d’attesa della sanità regionale, finanziato con le risorse pubbliche risparmiate grazie all’abolizione dei vitalizi (attualmente ammonta a 7 milioni di euro)”.
Aria di scissione
Il Movimento 5 Stelle è un Partito dilaniato, diviso in tante anime. Com’è logico che sia: era un gigantesco cilindro vuoto nel quale infilare scontenti di destra e di sinistra. Che seppure uniti dal comune scontento restano pur sempre chi di destra e chi di sinistra.
Appena è ufficiale la nascita del governo Pentademocratico in Regione Lazio viene aperto il fuoco amico. Lo fa con una nota durissima Francesca De Vito, consigliera M5S alla Regione. Giura che ne sapeva nulla. “Continuo ad apprendere dagli organi di stampa ciò che invece avrebbe dovuto coinvolgere l’organizzazione interna di tutto il gruppo regionale e dei nostri attivisti e portavoce sui territori”.
Lei è contraria. Non ci sta. “Mi spiace rilevare che, ancora una volta, gli attivisti e i portavoce locali vengano umiliati e non ascoltati, da parte di chi invece dovrebbe rappresentarli. Da chi, dall’alto, a due anni dalla scadenza del secondo mandato, ha una visione completamente diversa rispetto ai nostri rappresentanti sui territori che conducono le loro battaglie combattendo giorno per giorno lo strapotere dei partiti, a fronte del solo gettone di presenza. Se stiamo diventando un Partito che non ha piu’ bisogno degli attivisti e dei portavoce a presidio dei territori ma ritiene che bastino i portatori di interessi, basta saperlo“.
Dice che nei prossimi giorni ascolterà la sua base. Si schiera con Davide Casaleggio ed il suo ‘Controvento‘.
La benedizione di Giggino
Ma è una posizione isolata. A spegnere ogni incendio ci pensa Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri attende che Nicola Zingaretti faccia l’annuncio e poi detta alle agenzie di stampa “Un grosso in bocca al lupo a Roberta Lombardi, neo assessore alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale, e a Valentina Corrado, neo assessore al Turismo, Enti locali e Semplificazione. (…) Il MoVimento cresce, si evolve e continua ad assumersi nuove responsabilità, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli italiani”.
Benedice anche il Segretario Regionale Pd del Lazio Bruno Astorre. Parla di un progetto solido per il futuro del centrosinistra: «È di tutta evidenza che l’ampio respiro del programma concordato non è solo per la rimanente parte di legislatura ma si proietta per il futuro». Nel linguaggio di Bruno Astorre significa che questo è solo l’inizio del percorso. Il traguardo è quell’alleanza organica con il Movimento 5 stelle progettata da tempo da Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini.