Niente sciacalli in Fdi: gli scudi che non ti aspetti dopo il caso Tagliaferri

Una crepa di vulnerabilità nel partito di Meloni in cui a Frosinone potevano infilarsi in molti. Eppure nessuno lo ha fatto. Anzi. Tutti al lavoro e silenzio sulle polemiche. ma ci sono molti fronti aperti

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Poco da fare: il caso di Fabio Tagliaferri poteva segnare uno spartiacque clamorosamente netto tra ciò che Fratelli d’Italia proclama di essere e ciò che qualcuno vorrebbe che Fratelli d’Italia diventasse. Cioè affondabile in barba allo spessore della corazza. Qualcuno non necessariamente foresto da Via delle Scrofa. Il format dell’intera vicenda è politico, ma non attiene le formulazioni più “alte” del servizio pubblico. Punta in alto ma parte dal basso, e non in senso spaziale.

C’è chi ci vede un accerchiamento con lo scopo (anche) di arrivare ad Arianna Meloni, ergo a Giorgia, per colpire il Partito-core dell’Esecutivo con il mood tutto struscione e patinato dell’amicizia tra i due. C’è chi invece ci vede solo l’incapacità di chi non ha «la cultura del potere. Non sanno come gestirlo. Hanno un concetto del potere a dir poco sudamericano». (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di martedì 17 settembre 2024).

Tajani che vede lontano

Claudio Fazzone ed Antonio Tajani (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

I maligni mormorano che Antonio Tajani avesse capito da tempo che i grossi limiti di struttura nella classe dirigente dell’alleato avrebbero aperto ampi varchi di rischio per la stabilità dell’esecutivo. Perché la rotta impostata è di collisione con il deep state interno (la casta dei dirigenti di Stato che mandano avanti gli uffici nei Ministeri) ed altrettanto di rottura con le istituzioni Ue (senza la sua mediazione, il nome di Raffaele Fitto non avrebbe incassato l’appoggio dei Popolari Europei indispensabile per diventare uno dei vice di Ursula von der Leyen).

E allora proprio per crearsi una polizza di assicurazione avrebbe iniziato, di punto in bianco e senza un pregresso strutturale, a declamare il valore dello jus scholae. Il segretario azzurro, che ha quote grosse in partita anche alla Pisana, lo avrebbe fatto per allamare i catto-dem. Questo in caso di crisi di governo da telenovela indotta e debitamente foraggiata.

Un rapporto, quello tra Tagliaferri ed Arianna Meloni, che è arrivato a massa critica sui media nel momento esatto (chi gioca duro dice in concausa) con l’ufficializzazione dell’addio tra la Sorella d’Italia ed il ministro Lollobrigida e con il ka-boom Sangiuliano-Boccia. Ma lo scenario di interesse, interesse soprattutto di collegio, è un altro, e non attiene le scalmane da Ellery Queen.

Effetto quadrato

Massimo Ruspandini

Ecco, lo scenario politico odierno tutto inside a Fratelli d’Italia di Frosinone è quello che declama un fatto. Il caso del ministro Sangiuliano e gli attacchi alll’ex vicesindaco di Frosinone (oggi presidente ed amministratore delegato della ALeS SpA partecipata dal Ministero) Fabio Tagliaferri hanno fatto scattare l’autodifesa. Il quadrato intorno al Partito guidato dal deputato Massimo Ruspandini eletto per acclamazione unitaria nel recente Congresso provinciale.

In poche ore è sceso il silenzio sulle legittime differenze di vedute interne. Via qualunque dichiarazione o iniziativa che anche lontanamente potesse essere scambiata per divisione. Nessuno vuole prestare il fianco ad interpretazioni maliziose ora che tutti gli occhi sono puntati sulla Ciociaria e le sue dinamiche. Nessuna traccia di fratelli riottosi tra coloro che hanno messo pelle e zanne ciniche dello sciacallo motivato dalla “debolezza” della preda.

Una sorta di autodifesa. Scattata in maniera spontanea. Ecco, è qui che la politica ti spiazza e ti sorprende più in positivo di quanto la vulgata su di essa non racconti ormai da decenni. Perché in FdI c’è una quota di compattezza che supera perfino le frizioni forti di un periodo fumantino come nessun altro.

Il Congresso per definire

Federico Altobelli

Nei vari settori del territorio provinciale i quadri stanno lavorando a testa bassa sulle criticità emerse nel corso delle recenti elezioni Europee. A Sora sarà il Congresso a stabilire i nuovi rapporti di forza in un’area che è sempre stata sotto il controllo di Massimiliano Bruni. Oggi l’assistente europeo del deputato Nicola Procaccini ha allargato il Partito ad una sensibilità che prima ne stava all’esterno: come è quella dell’avvocato Federico Altobelli, candidato sindaco nella scorsa tornata.

L’allargamento ha portato alla nascita in città della sensibilità che fa riferimento a Filippo Mosticone, coordinatore del movimento Giovanile e protagonista con Altobelli di una serata movimentata (con il secondo che ha assestato un ceffone al primo, contestandogli di fare baccano alle 4 del mattino con una festa iniziata dodici ore prima).

Alle scorse Europee, il flusso dei voti dice che anche il presidente della provincia di Frosinone e sindaco di Sora Luca Di Stefano ha riversato le sue preferenze sulla candidata del Governatore del lazio Francesco Rocca. Ma nessuno può dire se parteciperà al Congresso ed il grande quesito è se ne condizionerà le dinamiche.

La ricostruzione di Cassino

Antonio Cardillo con Massimo Ruspandini

Altrettanto sarà un Congresso a ridefinire gli equilibri di Cassino e del Cassinate. Le recenti elezioni, Comunali ed Europee, hanno disegnato un nuovo equilibrio. Che vede l’avvocato Silvestro Golini Petrarcone capogruppo in Consiglio, l’avvocato Gabriele Picano silente in attesa di segnali dal Partito. Il dirigente provinciale Antonio Cardillo impegnato a ricostruire i legami interni tra città e collegio soprattutto nella Valle dei Santi, il vicesindaco di Castrocielo Andrea Velardo a svolgere la funzione di raccordo tra territorio e Provincia.

C’è una sorta di tacito equilibrio provvisorio. Sul quale il Coordinatore provinciale sta evitando di intervenire lasciando che le posizioni si sedimentino e che poi sia un confronto democratico a stabilire il nuovo perimetro ed i nuovi equilibri.

“Stemperare i toni da clima elettorale”

Cristiano Papetti

Nell’area del Centro della provincia addirittura c’è il riavvicinamento di uno come Cristiano Papetti: ha deciso di essere un iscritto invece che un corvo che aspetta di becchettare dentro viscere aperte. L’avvocato di Veroli, nonché consigliere di opposizione bis a Piazza Mazzoli, rappresenta la destra che non ha voluto federarsi per scopo. Con un gruppo di fedelissimi Papetti non aveva abbracciato la linea di Ruspandini votata al civismo di scopo, ed aveva corso per sé e per la sua idea di Partito.

Anche costo di passare per un anacronistico senso del dovere che scavalca ogni eccentricità, Papetti resetta gli effetti della stessa quando si manifesta in un clima parossistico come quello elettorale. Un esponente di Fdi molto vicino a Papetti ad esempio, Igino di Lorenzo, non aveva fatto mistero di una sua posizione non proprio “morbida” nei confronti del presidente provinciale. E Papetti? Ha affondato oggi che l’elsa del pugnale è un filino più comoda?

Affatto, anzi, ha dimostrato di saper agire in un’ottica di prospettiva: decrittando in chiave soft la condotta del “suo” ed ammorbidendo i toni. Così: “In campagna elettorale c’è sempre un parossismo che poi tende naturalmente a stemperarsi. E la polarizzazione che deriva dal clima di quei giorni non deve mai essere intesa come spunto di fratture o incomprensioni definitive”. Minimizzare a volte significa disinnescare, come diceva un sontuoso Marco Giallini in “Perfetti sconosciuti”.

I dubbi al Nord

Aldo Mattia (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

Tranquillo invece il fronte di Frosinone. Lì è l’area che è stata in gran parte ricostruita dall’azione di Fabio Tagliaferri, richiamando in FdI molti di quelli che nel tempo si erano presi una pausa fermandosi all’esperienza di Alleanza Nazionale. C’è una sostanziale sintonia con i deputati Aldo Mattia e Paolo Pulciani, altrettanto con la consigliera regionale Alessia Savo. L’offensiva lanciata da Forza Italia in questi mesi non consente frizioni: se gli azzurri dovessero spingere la situazione fino alla rottura dell’alleanza che governa il Comune di Frosinone Fratelli d’Italia questa volta reclamerà la candidatura di un suo uomo come sindaco.

Restano invece da definire gli assetti più a Nord. Il ritorno di Alessandro Cardinali in FdI crea una dualità con il vicesindaco Riccardo Ambrosetti. Che fino a questo momento ha innescato qualche minima frizione in vista delle aspirazioni alla candidatura come sindaco una volta che Daniele Natalia (FI) sarà giunto al termine del secondo mandato.

Ma non è cosa da affrontare adesso. Non ora che tutti gli occhi sono puntati sui Fratelli della provincia di Frosinone.