Le strategie del sindaco e dell'ex primo cittadino in sintonia su alcuni temi avranno un prezzo da pagare. Alessandra Mandarelli non avrebbe gradito l'avvicinamento del suo leader all'amministrazione e l'assenza all'ultimo Consiglio comunale è stato un segnale. Sul piede di guerra anche Antonio Scaccia e Fabio Tagliaferri dopo l'ingresso in maggioranza del Polo civico
Apparentemente, soffermandosi solo su quello che si vede in superficie, sia il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli che l’ex sindaco Domenico Marzi hanno trovato, con le rispettive strategie, la quadratura del cerchio.
Riccardo Mastrangeli ha messo in sicurezza i numeri della sua maggioranza realizzandone una nuova e diversa da quella uscita delle urne: l’ha fatto con l’apertura alle opposizioni in forma diretta (con l’ingresso ufficiale in maggioranza dei Consiglieri Francesca Campagioni, Claudio Caparrelli e tra poco anche Andrea Turriziani); ma anche in forma indiretta (con il sostegno dato dall’ex sindaco Marzi al progetto Tav ed a quelli delle altre grandi opere cittadine). (Leggi qui: Frullatore Frosinone: destra e sinistra si mischiano; leggi anche Frosinone, il significato politico importante del voto di ieri in Consiglio).
Conviene ad entrambi
Quota 17 voti rappresenta la tranquillità, fino al termine della consiliatura. Purché i suoi Consiglieri non prendano nemmeno un raffreddore quando verrà celebrato il Consiglio comunale. Specialmente se verrà riunito sempre in prima convocazione, quando occorrono più voti per approvare le delibere. Inoltre, Mastrangeli ha la garanzia che lo stesso Marzi non firmerà mai un documento di sfiducia nei suoi confronti, né si renderà “complice” di una operazione di dimissioni in massa per far cadere l’amministrazione.
Marzi con la virtuale stretta di mano a Mastrangeli ha messo il “cappello” su alcune importanti opere strutturali, fondamentali per lo sviluppo futuro di Frosinone. Tra qualche anno potrà dire che certe operazioni sono state fatte nel Capoluogo anche grazie a lui. Inoltre, si è appropriato dello scenario dedicato alle opposizioni costringendo altri a rincorrerlo.
La Mandarelli prende le distanze
Tutto bene quindi? Nemmeno per idea. Sia Marzi che Mastrangeli non stanno compiendo operazioni a costo zero. Entrambi dovranno, forse, pagare un prezzo “politico” per le loro decisioni. Non si sa quanto elevato.
Lo testimoniano alcune vulgate che giungono da Palazzo Munari, la sede del Comune. Versioni secondo le quali l’assenza della Consigliera Alessandra Mandarelli (gruppo Marzi) all’importante Consiglio comunale dell’altra sera non sia stata del tutto casuale. Eppure era una seduta cruciale, nella quale è stato votato il nuovo Ufficio di Presidenza, con le conseguenze che ne sono derivate dal punto di vista politico e per gli assetti d’Aula. (Leggi qui: Frullatore Frosinone: destra e sinistra si mischiano).
La consigliera Mandarelli ha avuto un qualificante vissuto politico. È stata assessore al Comune di Frosinone e in Regione Lazio. Ha ricoperto ruoli nei quali occorreva prendere decisioni e delineare strategie: non è tipo che accetta senza discutere, le strategie decise da altri, se non le condivide pienamente. Quella di collaborare con Mastrangeli presa dal suo Capogruppo, evidentemente, non le è piaciuta. Per niente. Per questo non avrebbe partecipato ai lavori del Consiglio della scorsa settimana.
Lo ha fatto per mandare un segnale di contrarietà a Marzi. Resta da capire se si tratta di un episodio isolato o se la Mandarelli rimarrà coerentemente su posizioni di opposizione, formale e sostanziale, alla maggioranza e al Sindaco. Questo farà tutta differenza del mondo. Anche ai fini della rilevanza dei numeri in Aula. Pro maggioranza. O pro opposizione. In prima convocazione, un Si o un No in più, pesano come macigni.
Polo civico indigesto per Scaccia e Fabio Tagliaferri
Anche per Mastrangeli ci sarebbe più di qualche grattacapo (nuovo) all’interno della sua maggioranza. L’apertura del sindaco alla lista del Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli pare abbia provocato al vicesindaco Antonio Scaccia e al segretario cittadino Fabio Tagliaferri, la stessa gioia che provoca una colica nei giorni di festa.
Il problema ufficialmente è politico ma nella realtà è personale: su Pizzutelli c’era una sorta di veto non negoziabile; perché faceva parte della maggioranza di centrodestra che per dieci anni ha sostenuto Nicola Ottaviani e poi era passato a sostenere il fronte opposto facendo arrivare Domenico Marzi ad un passo dal vincere le elezioni contro Riccardo Mastrangeli. A
nche in questo caso, bisognerà vedere se la ragion di Stato, ovverosia la tranquillità dei numeri in Aula necessari per approvare le delibere, prevarrà sugli spasmi intestinali. O se i “dolori” per l’ingresso in maggioranza di Pizzutelli ed i suoi sono talmente acuti per alcuni, da determinare effetti collaterali futuri. Al momento non valutabili.
Resta sempre ferma e incontestata dai fatti, la circostanza che la medicina migliore, per tutti i mali, è che la fine anticipata della consiliatura non la vuole nessuno. Nè in maggioranza, nè all’opposizione. Per adesso.
Prescindendo da narrazioni vere o romanzate è evidente che al Comune di Frosinone ognuno dei protagonisti ha le proprie spine. Come disse Anne Brontë la famosa scrittrice inglese dell’età vittoriana: “Chi non osa afferrare la spina, non dovrebbe mai desiderare la rosa”.